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  Ormai le parole del codice se le ricordava a memoria.
  FLUTTUA.
  PIGLIA.
  SANGUINA.
  MORTE.
  RIGIDO.
  PREMI.
  Tutto lì. Sei parole. Trentasette lettere. Un codice.
  Il Labirinto ripeteva quelle parole da mesi. Lei, Newt e gli altri Radurai avevano smesso di lavorare quando ne furono sicuri. Ogni volta, dopo la parola PREMI, c'era un'intera settimana in cui non compariva nessuna lettera. Poi si ricominciava daccapo con FLUTTUA. Quindi quella doveva essere la prima parola e l'ordine doveva essere quello.
  Parole che non sembravano promettere bene.
Che fine hai fatto, Alice? Dove sei?
  Ad Alice non aveva voglia di parlare con Thomas, né con nessun altro.
Lasciami in pace.
  Thomas provò a parlare di nuovo ma lei lo evitò finché lui non si arrese.
  A cena dovette per forza andare alla mensa. Lo fece solo per il piccolo Chuck che si era preoccupato per lei. Diceva che doveva essere in forze. E poi, in effetti, dovevano passare un'altra notte insonne. Senza forze sarebbe stato tremendo.
  I Costruttori avevano inchiodato nuove assi alle aperture lasciate dai mostri che avevano portato via Gally e Adam. Il risultato finale sembrava un lavoro fatto da una squadra di ubriachi, ma era abbastanza solido. Newt e Alby, che finalmente si era ripreso abbastanza da tornare a camminare, con la testa ancora ben fasciata, insisterono perché ogni notte venisse fatta una rotazione dei posti letto.
  Alice andò a finire nel grande soggiorno al pianterreno del Casolare, insieme a Thomas e Newt. Da una parte era contenta che con il loro gruppo non ci fosse anche Minho.
  Thomas aveva provato a lanciarle qualche occhiata. Era evidentemente preoccupato dal comportamento della ragazza. Perché d'un tratto era cambiato il suo umore.
  Alice evitò tutti e si mise più lontano possibile da Thomas e Newt. Si trovò un posto vicino al sottoscala.
  Cercò di chiudere gli occhi e di dormire. Sapeva che il suo corpo aveva un disperato bisogno di sonno. Ci provò ma non ci riuscì.
  Poi, proprio come si aspettavano tutti, giunsero i tormentosi suoni meccanici dei Dolenti all'esterno. Il momento era arrivato.
  La tensione stava salendo costantemente nella stanza. I Radurai erano muti, non si muoveva una mosca. Nella casa echeggiò il rumore distante del metallo che grattava contro il legno. Pochi secondi dopo udirono altri rumori da tutte le direzioni.
  Un'esplosione fragorosa di legno squarciato e vetri rotti tuonò da qualche punto del piano sopra, scuotendo l'intero edificio. Urla.
  <<Ha preso Dave!>> gridò qualcuno con voce resa stridula dal terrore.
  Nella stanza dove Alice si trovava, nessuno mosse un muscolo.
  Alice vide Thomas alzarsi e andare verso la porta.
  Newt gli urlò contro. <<Tommy, fermati!>> ma il ragazzo lo ignorò.
  Thomas si girò per dare un ultimo sguardo a Alice. La sua espressione stava dicendo di perdonarlo per quello che stava per compiere. Così uscì dal Casolare. La ragazza raggiunse la porta per vedere il Velocista correre per la Radura, inseguendo i Dolenti.
Tom!, gridò la ragazza con la mente. Che stai facendo?
  Sempre il fottuto eroe, si rispose da sola. Stava cercando di suicidarsi.
  Alice prese a correre dietro di lui. <<Thomasss!>> urlò.
  Anche gli altri ragazzi erano usciti fuori dal Casolare per assistere alla scena. Dovevano pensare che adesso il novellino era uscito completamente fuori di testa.
  Lei aveva quasi raggiunto i Dolenti e Thomas, che adesso si trovava in mezzo al branco.
  Ma qualcuno la fermò in tempo dall'essere presa anche lei da una di quelle creature meccaniche, che abitavano il Labirinto. La bloccò con le braccia da dietro, stringendole intorno alla sua vita.
  Alice si piegò in avanti e cadde a terra. Fece una smorfia di dolore, mentre tendeva la mano verso la gamba. <<La caviglia..>> sussurrò.
  <<Ehi, ma che diamine cercavi di fare? Ammazzarti?>>
  Alice si voltò verso il ragazzo che l'aveva bloccata.
  Era Minho.
  <<Tanto non sarebbe cambiato nulla. Sareste solo più felici, senza di me.>>
  Alice si stupì di vedere l'espressione di Minho ferita. <<Ti sbagli. Sei una di noi adesso. Non si torna indietro. Non pensare sempre male sul nostro conto. Noi facciamo ciò che possiamo per gestire al meglio questo fottuto posto e per far filare tutto.>>
  Minho la aiutò a rialzarsi. Raggiunsero Thomas.
  I Dolenti lo avevano lasciato a terra, pieno di punture.
  Nel giro di un secondo arrivò Newt, seguito da Chuck e altri ragazzi. Il biondo lo prese per le spalle e lo sollevò, tenendolo sotto le ascelle. <<Qualcuno gli prenda le gambe!>> urlò.
  Minho aiutò Newt a prendere Thomas e a trasportarlo al Casolare, attraversando il cortile e, una volta dentro la struttura sbilenca, il corridoio semidistrutto dai Dolenti. Fu messo in una stanza, su un divano. Tutti erano preoccupati.
  <<Ma che stavi facendo?>> gli sbraitò in faccia Newt. <<Come hai fatto a essere così stupido, cacchio!>>
  <<No...>> disse Thomas, con voce tremolante. <<Newt... non capisci...>>
  <<Zitto!>> gridò Newt. <<Non sprecare energie!>> Era su tutte le furie.
  <<Ma cosa gli è preso?>> continuava a dire sottovoce Minho.
  Clint, il Medicale, strappò i vestiti di dosso a Thomas. Prese a esaminargli le gambe. <<È stato punto dozzine di volte.>>
Perché, Tom? Perché l'hai fatto?, ma Alice sapeva già la risposta.
Perché... Thomas non riusciva a parlare.
  <<Presto! Portate il DoloSiero!>> gridò di nuovo Newt.
  Qualcuno portò una siringa e subito il Medicale iniettò il DoloSiero nel braccio di Thomas. Il suo corpo si distese, come se il dolore stesse sparendo.
  <<Non preoccupatevi>> sussurrò, con una voce flebile Thomas. <<L'ho fatto apposta...>>

Alice in The Maze - Il LabirintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora