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  I Dolenti si erano completamente disattivati quasi subito. Le loro appendici furono risucchiate dalla pelle gelatinosa,  le luci si spensero, sui macchinari al loro interno calò una quiete mortale. E quella porta...
  Alice sentì cadere Thomas a terra, dopo che la presa del mostro si era allenata. Il ragazzo era distrutto e stremato. Era per terra e non si muoveva, tanto che la ragazza pensò per un momento che fosse morto. Ma poco dopo Thomas boccheggiò, quindi scoppiò a ridere. Poi quasi soffocò a causa di un singhiozzo.
  Chuck si era allontanato dalle creature mostruose camminando all'indietro, finendo per andare a sbattere contro Alice, che lo strinse forte.
  C'erano riusciti. Ce l'avevano fatta. Il codice aveva funzionato.
  <<È tutto merito tuo, Chuck>> disse lei. <<Eravamo talmente preoccupati delle stupide parole del codice che non abbiamo pensato di guardarci intorno in cerca di qualcosa da premere... L'ultima parola, l'ultima tessera del puzzle.>>
  Thomas rise di nuovo. <<Ha ragione, Chuck... amico, ci hai salvati! Te l'ho detto che c'era bisogno di te!>> disse arrancando per tirarsi in piedi e unirsi ai due compagni in un abbraccio di gruppo. <<Chuck è un caspio di eroe!>>
  <<E gli altri?>> chiese Alice, preoccupata soprattutto per Newt. Fece un cenno diretto all'apertura della Tana dei Dolenti.
  Come in sua risposta, qualcuno cadde dal quadrato nero. Era Minho, che sembrava essere stato graffiato o pugnalato sul novanta percento della superficie del suo corpo.
  <<Minho!>> gridò Thomas. <<Stai bene? E tutti gli altri?>>
  Il ragazzo incespicò verso il muro curvo della galleria e poi vi si appoggiò, annaspando.  <<Abbiamo perso moltissime persone... Lassù è un bagno di sangue... Poi si sono spenti di colpo.>> Fece una pausa, ispirando profondamente e poi espirando di botto. <<Ce l'avete fatta. Non riesco a credere che abbia funzionato davvero.>>  Alzò lo sguardo per guardare Alice, senza avere nulla come risposta.
  Alice era solamente paralizzata, come in uno stato di trance da cui non riusciva a uscire. Ce l'avevano fatta davvero?
  <<Non sei felice di vedermi, pive?>> le chiese Minho.
  <<Mai stata più felice. Mi mancava litigare con te. Se tu non ce l'avessi fatta non so come avrei passato la mia vita senza litigi... Forse splendidamente.>> rise Alice.
  Subito dopo arrivò Newt, seguito da Frypan. Poi Wiston e alcuni altri. In breve, diciotto ragazzi si unirono a Alice e agli altri nella galleria, raggiungendo così un totale di ventun Radurai, tutti coperti di muco dei Dolenti e sangue umano, con vestiti ridotti a brandelli.
  Alla vista di Newt, Alice non poté che svegliarsi e esultare. Corse da lui e lo abbracciò, fiondandosi al suo collo. Il ragazzo ricambiò in una stretta altrettanto forte.
  <<Gli altri?>> chiese Thomas, con voce terrorizzata dalla possibile risposta.
  <<Metà di noi>> disse Newt con voce fioca, separandosi lentamente da Alice. <<Morti.>>
  Allora nessuno disse una parola. Nessuno parlò più per un bel pezzo.
  <<Sapete una cosa?>> rispose Minho, mettendosi un po' più dritto. <<Metà di noi sarà anche morta, ma metà di noi è sopravvissuta, caspio. E nessuno è stato punto... proprio come pensava Thomas. Dobbiamo uscire di qui.>>
   Troppi, pensò Alice. Veramente troppi. Venti ragazzi avevano perso la vita. Nonostante l'alternativa, nonostante sapesse bene che se non avessero tentato la fuga sarebbero morti tutti, ne era comunque addolorata,  anche se si trattava di persone che non conosceva bene, e che forse avevano pensato di ucciderla per la fine che aveva innescato. Ma lei stava bene, e anche Newt. Così come Thomas, Minho, Chuck e Frypan.
  <<Andiamocene di qui>> disse Newt. Alice sentì che tremava, ancora debole per il combattimento e le ferite. <<Ora.>>
  <<Dove andiamo?>> domandò Minho.
  Thomas indicò la lunga galleria che si perdeva nel buio. <<Ho sentito il rumore di una porta che si apriva, da quella parte.>>
  <<Bene... Andiamo.>> rispose Minho. Il ragazzo più grande si voltò e prese a camminare lungo la galleria, senza aspettare la risposta degli altri.
  Newt annuì, incitando gli altri Radurai a seguire Minho. Si incamminarono uno alla volta, finché Alice non rimase sola con Newt e Thomas.
  <<Vado io per ultimo>> disse Thomas.
  Nessuno si oppose. Chuck si avviò per primo, seguito da Alice, poi Newt e infine Thomas. Si addentrarono nella galleria buia.
  Alice si incamminò, dopo aver fatto un lungo sospiro come se si fosse tolta un peso dal petto. Dopo circa un minuto di cammino, udì un grido provenire dall'inizio della fila. Poi un altro e un altro ancora. Le urla svanivano, come se chi le aveva emesse stesse cadendo...
  I Radurai in fila presero a mormorare e infine Chuck si voltò verso Alice. <<Sembra che lassù si vada a finire in uno scivolo che scende giù in picchiata...>>
  Era un gioco forse?, si chiese la ragazza. Per chiunque fosse stato a costruire quel posto probabilmente si.
Una alla volta, sentì le grida dei Radurai più avanti alla fila. Poi arrivò il turno di chuck.
Mi sa che non abbiamo scelta, disse a Thomas con la mente.
Mi sa di no.
Alice si lasciò scivolare quasi con un grido di allegria. Il suo corpo sfrecciò per una ripida discesa, resa scivolosa da una sostanza oleosa dall'odore sgradevole, simile a quello della plastica bruciata.
Le grida dei Radurai riecheggiavano rimbalzando sulle pareti della galleria mentre scivolavano giù per lo scivolo unto. Ad un certo punto il tunnel iniziò a curvare, trasformandosi in una spirale rudimentale che bastava appena a farli rallentare un po'. Il tempo parve dilatarsi all'infinito.
  Continuarono a scendere in cerchio lungo il tubo. Alice aveva la nausea. Poi d'un tratto il tunnel finì.
  Alice cadde addosso a Chuck. Non fece in tempo a rialzarsi che stavolta Newt cadde addosso a lei.
  C'erano corpi che annaspavano dappertutto, persone finite l'una addosso all'altra che si lamentavano e si dimenavano confuse, cercando di allontanarsi dagli altri. Thomas si alzò per primo e aiutò Newt a mettersi seduto. Aveva ferite e tagli ovunque sul corpo e continuava a fare smorfie di dolore. Alice si mise seduta e finalmente riuscì a vedere bene il luogo in cui erano arrivati. Mentre osservava vide pure che tutti gli altri si erano rialzati e radunati in gruppo. Stavano guardando il nuovo ambiente che li circondava.
  Si alzò e si guardò intorno.
  Si trovavano in un'enorme stanza sotterranea, abbastanza grande da contenere nove o dieci Casolari. Dal basso in alto e da un estremità all'altra, la stanza era piena di ogni sorta di macchinari, fili, tubi e computer. Da un lato, alla sua destra, c'era una fila di circa quaranta grandi capsule bianche che sembravano enormi bare. Dalla parte opposta c'erano delle grandi porte di vetro, anche se l'illuminazione non consentiva di vedere cosa ci fosse oltre.
  <<Guardate!>> gridò qualcuno. Alice si voltò in direzione da cui doveva venire la voce. Il respiro le si era bloccato in gola. Una stretta allo stomaco la fece dondolare per un attimo. Riuscì a tenere il conato di vomito. Ma non riuscì a fermare il terrore e a calmare il suo respiro sempre più affannato dalla vista di quello.
  Direttamente di fronte a loro, c'era una fila di circa venti finestre dai vetri scuri, allineate una di seguito all'altra per tutta la lunghezza della struttura. Dietro a ciascuna finestra c'era una persona - uomini e donne, tutti magri e pallidi - seduta a osservare i Radurai, a fissarli a palpebre strette dietro ai vetri.
  Alice rabbrividì nuovamente. Sembravano fantasmi. Visioni rabbiose, affamate e lugubri di persone che non erano mai state felici da vive e che lo erano molto meno da morte.
  Ma ovviamente non erano fantasmi. Erano persone reali. Erano coloro che li avevano mandati tutti nella Radura. Le persone che li avevano strappati alle loro vite.
  I Creatori.

Alice in The Maze - Il LabirintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora