CAPITOLO.1

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chi sono? molto spesso mi formulo nella mia mente questa domanda "chi sono ?" , penso che se non avessi fatto molti sbagli durante il mio vissuto, mi sarei ritrovata in condizioni diverse, forse anche migliori, ma il passato è passato e non si può cambiare, adesso tocca vivere il presente che, pur non essendo bellissimo, lo devo affrontare magari il periodo prima o poi passerà... e ci sarà anche la luce in questo tunnel buio e silenzioso chiamato: vita. 

Ma partiamo dal principio: ho perso i miei genitori in un incidente stradale , avevo 12 anni, e la colpa è soltanto mia se non avessi usato quello stupido telefono. Se solo avessi avuto scelta avrei preferito morire io al loro posto, mi sento colpevole di due morti e vivere con questo peso è straziante... la mia vita da quel momento cambiò, non avevo nessun momento felice e nessun posto in cui rifugiarmi quando ne avevo bisogno. Avevo soltanto orari e regole da seguire da quando i miei zii avevano deciso che mettermi in un collegio sarebbe stata l'idea migliore. Le giornate passavano tra studio, obblighi e ancora studio e quando il sabato pomeriggio tutti i miei compagni uscivano per un'ora o due perché ricevevano visite, io restavo chiusa in quel collegio, ormai diventata la mia "casa", e pensavo che tutto il resto del mondo avesse dimenticato la mia esistenza. Se in quel periodo sono riuscita ad andare avanti è solo grazie ad una persona che io consideravo speciale, diversa tra tutte e d'animo buono: lei era Karem, aveva la mia stessa età e come me  aveva perso i genitori, si trovava rinchiusa li perché non aveva nessun parente che la volesse. In lei vidi dunque la mia vita riflessa, sapevo che poteva capirmi alla perfezione e che qualsiasi cosa fosse successa lei ci sarebbe stata sempre, ma così non fu. Dopo un paio di anni le cose cambiarono, un giorno la vidi uscire da quel collegio con delle valigie e non ritornò più, nessun addio, nessun ciao, nessun ultimo abbraccio, lei andò via senza dirmi niente e con se si portò tutti i miei segreti più cari uniti ad un'unica promessa quella che ovunque una delle due fosse andata l'altra l'avrebbe seguita. Da li fino a diciotto anni capì  che l'unico modo per non soffrire era chiudermi in me stessa e non fidarmi di nessuno, vedere nelle persone possibili minacce e non punti di riferimento. I successivi 3 anni li trascorsi con la consapevolezza che una volta terminati gli anni del collegio sarei stata libera di fare tutto ciò io volessi, nessun divieto, nessuna regola.. solo io e i miei desideri più profondi. 

l'odio dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora