CAPITOLO.7

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Dopo la palestra, la giornata trascorre tranquillamente tra le varie lezioni.

Sono stanca e quest'ultima ora di anatomia delle quattro del pomeriggio non mi sta aiutando, sembra non finire mai. 

Sono assorta dai miei pensieri quando il docente ci comunica che l'ora è finita e siamo liberi di andare.

Non faccio in tempo a mettere piede fuori dall'aula, che mi ritrovo subito in altre quattro mura: quelle della biblioteca, enorme, piena di scaffali siglati con ogni lettera dell'alfabeto per facilitarci a trovare i libri che ci servono. 
Sono nella sezione E, sto cercando un libro di etologia che mi possa essere d'aiuto per l'esame che a breve dovrò fare (circa due settimane). Amo studiare il comportamento degli animali, ma amo molto meno studiare il carattere di alcuni casi umani disperati..... che - in questo momento - ritrovo una specie a due centimetri da me.
<< Ehi piccola pantera, vedo che hai un libro di etologia tra le mani, non ti basti tu come esempio di carattere animale da studiare? >>, odio Devid, odio quella  voce e odio il fatto che abbia sempre quella dannata ironia stampata sulla faccia.
<< Per tua informazione, non sono un animale come puoi ben vedere. Anche se sono dell'idea che alcuni animali, anzi tutti, siano migliori di alcuni individui patologici, che ho per esempio qui avanti. Ma che poi chi ti ha dato tutta questa confidenza da..... >> non faccio in tempo a dire ciò che volevo, a tirar fuori tutta la mia rabbia, che una mano mi sfiora la guancia, spostando delicatamente dietro l'orecchio una ciocca di capelli, e subito dopo un respiro caldo mi accarezza il collo. Devid era lì avanti a me chinato con le labbra vicino al mio orecchio, e in un sussurro dolce e sensuale dice << Sei molto bella quando ti arrabbi elis... >>
Il momento dura poco giusto il tempo di un brivido lungo la schiena, ed una scarica elettrica allucinante, una sensazione stranissima a cui non so dare una spiegazione. So solo che da quando la sua mano sfiorò la mia guancia, quel giorno a lavoro, il mio pensiero cambiò. Inizia a vedere Devid sotto una luce diversa e sotto un aspetto differente. Ma.. Non faccio in tempo a fare un resoconto dei miei pensieri, che alcune voci - reali- si insinuano nella mia mente.
<<Devid, altra donzella tra le grinfie? >> dice ridendo e prendendomi palesemte in giro, un gruppo di ragazzi che - evidentemente- lo conoscevano molto bene.
Lui si stacca e dice in tono intimidatorio, guardando me, ma rispondendo a loro.
<< Ancora no, ma sono sicuro che questa piccola pantera non penserà due volte a cadere ai miei piedi, e soprattutto a diventare follemente pazza di me. >>
In questo preciso istante, ho capito che tutto ciò che pensavo ci fosse di buono in Devid era solo una mia invenzione. Una piccola parte di me pensava, o meglio sperava fosse così. Ma perché speravo in ciò?
Ahimè non sono capace di stare zitta e la porzione delusa di me parla al mio posto, sfoggiando ciò che mi riesce meglio: l'autodifesa.
<< Non sono una pantera, ma se la vuoi mettere così, stai attento. Potrei farti molto male. La pantera è in grado di masticare una preda intera incluse le ossa e il cervello.. >> ma vengo immediatamente bloccata.
<< Non sono d'accordo con te piccola pan... >>
<< Hai ragione! Nemmeno io sono d'accordo. Tu non hai un cervello!>>.
Con questa ultima frase taglio corto e inizio ad andare via, ma nel frattempo  mi ricordo del gruppo dei ragazzi. Mi giro un istante per rivolgere un ultimo pensiero anche a loro, ma ormai sono andavi via insieme al ragazzo "prodigio".

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