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"Siediti, Juvia." disse mio padre appena fui nuovamente davanti a lui e mia madre.

"Che succede, Juvia ha fatto qualcosa?" chiesi preoccupata.

"No, il problema è un altro. Abbiamo due notizie, una buona e una cattiva" continuò mia madre poggiando i gomiti sul tavolo "La cattiva è che tuo padre ha perso il lavoro..." si voltò verso il marito per guardarlo "La buona è che ha già trovato una nuova occupazione.".

"Ah bene, Juvia stava iniziando a preoccuparsi." sorrisi ai miei nella speranza di vedere i loro visi più solari, ma continuarono ad essere molto nervosi "Che altro succede?".

"Vedi..." prese a parlare mio padre portandosi alla bocca un bicchiere pieno d'acqua "Purtroppo il lavoro non è qui vicino, dobbiamo trasferirci."

"Quanto è lontano? Juvia può organizzarsi per andare a scuola con i mezzi."

"No teroso, non puoi, ci trasferiamo a Cyclamen." rispose mia madre guardandomi malinconica.

"Cyclamen!? Ma è dall'altra parte del mondo! Perché dobbiamo andare così lontano? Proprio adesso che Juvia si è fatta degli amici. Non posso stare qui?".

"Non puoi, ma non disperarti, staremo via solo qualche mese, torneremo qui a Fiore in men che non si dica." face mio padre alzandosi per poi andare al piano di sopra.

"Mamma, non possiamo andare, Juvia non può lasciare la scuola, ha bisogno di stare qui!"

"Mi dispiace tesoro, ma non ci sono alternative, staremo via solo qualche mese come ha detto tuo padre, neanche noi vogliamo rimanere a Cyclamen per molto, ma ha ricevuto una buona offerta, lo pagheranno decisamente di più, e appena troverà un buon lavoro qui, torneremo indietro."

Sbuffai rumorosamente, rischiando di esplodere in un pianto liberatorio.

"Mi dispiace tanto, lo so quanto tu ti sia legata ai tuoi amici, ma ne troverai sicuramente di nuovi." disse mia madre mentre uscivo dalla cucina. Corsi su per le scale ed entrai in camera mia chiudendomi la porta alle spalle. Mi coricai sul letto con la testa dalla parte dei piedi e iniziai a fissare il lucernario sulla quale cadevano piccole gocce d'acqua che pian piano diventarono sempre più grandi, aumentando anche di numero. Iniziò un forte acquazzone che  durò parecchie ore, come se anche il cielo si fosse unito alla mia enorme tristezza, infatti piansi assieme a lui finché gli occhi iniziarono a bruciarmi e il nodo alla gola divenne tanto insopportabile da dover iniziare a bere molta acqua per alleviarne il dolore.

Il solo pensiero di dover lasciare la città in cui ero nata e cresciuta mi spezzava il cuore, anche se si trattava di pochi mesi. Mi sarebbe mancato tutto: dal fiume che ogni mattina mi affiancava nel mio tragitto per arrivare a scuola alle brioche appena sfornate del panificio davanti al quale incontravo Erza ogni mattino, il mare limpido in cui facevo il bagno d'estate, le montagne innevate dove i miei genitori mi portavano da piccola per giocare con la neve...
Ma più di qualunque cosa, era il pensiero di allontanarmi dagli altri membri di Fairy Tail e da Lyon che mi provocava una voragine nel petto; sentivo che se mi fossi allontanata da loro, dopo poco tempo avrei perso la loro amicizia. 

Avevo un'enorme paura di rimanere sola, come era stato per molti anni.  Avevo sempre avuto accanto persone che mi volevano bene, ma erano familiari, e loro ti vogliono bene incondizionatamente, gli amici, invece, ti scelgono, e io ero riuscita finalmente a trovare qualcuno che di propria volontà aveva deciso di starmi accanto e di volermi bene. 

Erano persone troppo importanti per potermene separare senza battere ciglio, e avere la consapevolezza di non poter fare nulla per cambiare la decisione dei miei era frustrante.

L'indomani mi alzai ancora stordita dal pianto, e per nulla di buon umore mi preparai.

Dopo aver fatto colazione indossai la mia mantellina gialla per proteggermi dalla pioggia che non aveva smesso di scendere, montai in sella alla mia bici e mi diressi verso la scuola.

Can you accept my love?   - Gruvia -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora