5.

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Uscii lentamente dal bagno, misi i miei quaderni e libri dentro la borsa e uscii dalla camera dirigendomi verso l'uscita. Non sentii la voce del corvino che mi chiamava, neanche quando mi ritrovai in trada intenta a raggiungere la stazione mi resi conto del rumore di alcuni passi dietro di me.

Non mi fermai nemmeno quando qualcosa di freddo avvolse il mio polso. Non mi voltai subito per capire chi fosse, non volevo dare alcuna spiegazione, non volevo parlare con nessuno, soprattutto con lui. D'altronde non aveva fatto niente di male, che avrei dovuto dirgli? Chi avrei mai dovuto incolpare per la mia insicurezza?
Solo ed esclusivamente me stessa. Non riuscivo neanche ad ammettere di provare qualcosa, quel qualcosa che non avevo mai provato per nessuno, e che nessuno avrebbe mai provato per me, e questa sicurezza mi uccideva. Lui era stato abbastanza coraggioso da dire quello che provava, mentre io ero scappata come una codarda per paura che qualcuno potesse, ancor prima di me, capire i miei sentimenti.

Respirai profondamente prima di girarmi, venni catturata immediatamente dai suoi occhi, quelli che mi comparivano spesso in sogno, quelli che non mi permettevano di dormire senza prima rigirarmi nel letto innumerevoli volte. Il blu di quelle iridi mi bloccò il respiro, che riprese appena una folata di vento mi scompigliò i capelli. Riconobbi subito l'odore del ragazzo; mi entrò nelle narici mandandomi in tilt il cervello.

"Perchè te ne stai andando, è successo qualcosa?" fece lui in tono stranamente gentile.  

Risposi con la prima cosa che mi venne in mente.

"Juvia si è ricordata di avere delle cose da fare." gli dissi cercando di liberarmi dalla presa. Non che lo volessi per davvero, ogni volta che mi toccava finivo direttamente in paradiso.

"Hai forse sentito quello che ha detto Lyon? Ti sei sentita in imbarazzo? Quel ragazzo non sa mai quando è il momento di stare zit-"

"Non è successo nulla Gray, Juvia deve andare." dissi quasi urlando. Strattonai il braccio per liberarmi definitivamente dal ragazzo e iniziai a correre verso la stazione. 

Non avevo voglia di tornare a casa, avevo bisogno di parlare con qualcuno, anche se non sapevo esattamente di cosa, visto che a malapena capivo me stessa.

Senza pensarci mi diressi verso casa di Lucy, visto che la ragazza abitava non troppo lontana dal corvino. Presi coraggio e suonai al campanello. Mi aprì una signora sulla cinquantina (probabilmente la domestica) che mi fece accomodare. Salii le scale che portavano alla camera della mia amica, per poi entrarci chiudendo la porta dietro di me. La trovai seduta sul letto intenta a scrivere qualcosa su un quaderno rosso.

"Juvia, ciao! Come stai?" mi chiese alzandosi dal materasso e venendomi in contro.

"Juvia.. Juvia non capisce" dissi lasciando prendere il sopravvento a qualche lacrima. Lucy mi strinse a sé facendomi poggiare la testa sulla sua spalla. Il suo profumo, vaniglia e cannella, mi cullò per qualche minuto, dopo di ché mi fece sedere sul letto, per poi passarmi un fazzoletto. 

"Dimmi che ti è successo tesoro" disse tenendomi la mano sinistra.

Dopo qualche secondo iniziai a raccontarle di tutto ciò che mi tormentava, dei miei dubbi, e di quello che non riuscivo a comprendere, nonostante fosse tutto celato dentro di me. Mi sentivo così fragile e impotente, quello che non avrei mai voluto essere, ma per colpa di ciò che era successo mi sentii quegli aggettivi stampati in fronte.

Non riuscivo più a sopportare lo stato in cui mi trovavo, senza capire cosa provassi, o forse reprimevo qualunque cosa per paura, perchè in fondo avevo capito benissimo cosa mi stesse succedendo, e nonostante fosse una cosa normale, non lo era per me, abituata ad essere ignorata o derisa da chiunque. Di certo non mi sarei mai aspettata di trovare così tanti amici, figuriamoci una persona che perdesse la testa per me, per il mio viso, il mio carattere, il mio profumo o addirittura il mio assurdo, perchè sapevo lo fosse, modo di parlare. E infatti non era accaduto, anzi, proprio quello che non mi sarei mai aspettata da parte di un ragazzo mi ricadde addosso.

Can you accept my love?   - Gruvia -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora