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Vedo immagini discontinue, come dei flash talmente veloci da non riuscire esattamente a distinguerli. So per certo che piove a dirotto e il vento soffia così forte che riesco a fatica a rimanere in piedi, mi spinge via e mi impedisce di mantenere l'equilibrio. Ne sono fuori eppure mi sembra di sentire tutto sulla mia stessa pelle, perché è così reale da far paura. La pioggia è incredibilmente violenta, mi fa quasi male e non mi permette di vedere a pochi passi da me. La mia felpa col cappuccio è del tutto inutile, sembra essere appena uscita dalla lavatrice come il resto dei miei vestiti. È tutto così scuro, non capisco di che luogo si tratti, ma un fulmine illumina tutto ciò che mi circonda e mi rendo conto di quanto il cielo sia talmente carico di nuvole da sembrare sul punto di crollare da un momento all'altro addosso a tutta la città. Mi fa paura e i tuoni sono così impetuosi da farmi tremare, e non per il freddo gelido che mi si è attaccato addosso. Non riesco a capire se conosco già questo posto, mi sembra di esserci già stato, me lo ricordo, ma qualcosa sembra sfuggirmi. Tutto è così stravolto, oserei dire distrutto, e proprio quando l'ennesimo fulmine illumina ciò che mi sta attorno vedo un corpo. Non ho idea di chi sia, ma forse riguarda la cerimonia funebre dentro cui mi ritrovo un attimo dopo, pur non riuscendo ancora capire chi sia morto. Poi ci sono le fiamme, qualcosa va a fuoco, e ancora le lacrime che rigano volti a cui non riesco a dare un nome, fiori su diverse tombe. Infine una stanza, è strana, buia e so per certo di non esserci mai stato.


2 Ottobre, 09:12

Una luce così intensa da accecarmi mi assalì all'improvviso e ciò che avevo visto fino ad un attimo prima sparì, sostituito da un panorama completamente diverso e decisamente più tranquillo: un'aula universitaria. Eppure avrei giurato di trovarmi altrove giusto pochi secondi prima, era così reale e spaventoso che non riuscivo a credere che si trattasse soltanto di... Un sogno? Sì, mi ero sicuramente addormentato, era l'unica spiegazione, non era mica normale tutto quello che avevo visto.
Sperai vivamente che nessuno se ne fosse accorto e mi sistemai, guardandomi un po' intorno per accertarmi di non essere diventato lo zimbello del momento. Non che mi fosse mai fregato qualcosa delle opinioni altrui, in tanti anni di scuola, ma ci tenevo abbastanza a non fare una brutta impressione alle prime lezioni con il professore più in gamba che avessi mai avuto, l'affascinante fotografo professionista Kang Seunghyun. Slanciato, portamento fiero, la pelle chiara che si sposava perfettamente con i capelli neri. I suoi lineamenti spigolosi lo rendevano ancora più bello. Fortunato chi se lo prende, pensai, sospirando poco dopo, mentre lo osservavo gesticolare durante la sua spiegazione, non preoccupandomi di riprendere il filo di ciò che stava dicendo. Un'altra giornata senza prendere appunti, insomma.
Kang era forse il fotografo più famoso di tutta la Corea, piuttosto giovane ma insegnava già al dipartimento di Fotografia del Seoul Institute of the Arts, also known as il luogo in cui avevo avuto la fortuna di costruire il mio futuro grazie ad una borsa di studio. Personalmente, conoscevo ogni suo scatto, ogni sua opinione, ogni studio che aveva condotto, ogni sua preferenza; lo seguivo sin dal suo esordio nel mondo della fotografia ed era per me uno dei modelli principali da seguire e a cui ispirarmi. Mi sarebbe davvero piaciuto diventare come lui.

La persona più vicina a me era un ragazzo di nome Hyunjin, uno dei pochi con cui ero riuscito ad avere una conversazione decente e a stringere un minimo di rapporto da quando ero arrivato. Non seguiva il mio stesso indirizzo di studi, ma alcune materie sembravano essere in comune, motivo per cui più di una volta avevo avuto modo di incontrarlo e di scambiarci due chiacchiere. Era davvero un bel ragazzo, anche gentile e dolce, molto educato, ma palesemente troppo ingenuo per tener testa a gente come Seokjin, il damerino dalle spalle larghe in prima fila che aveva preso posto proprio davanti al professore. Un vero stronzo, comunque, che si divertiva a fare il bullo. Era ovvio che si posizionasse lì solo per farsi vedere e non per reale interesse, anche se a giudicare dai voti altissimi in tutte le materie di cui aveva sostenuto l'esame, orale, scritto o pratico che fosse, sembrava un ragazzo parecchio intelligente. Inoltre era bello, ma bello da morire, lo giuro; i suoi capelli scuri spiccavano sulla pelle chiara e rosea, così come gli occhi, anch'essi scuri, e le labbra carnose sembravano quasi finte in quel bellissimo color fragola che assumevano soprattutto quando se le mordeva ripetutamente, arrossandole. Anche le mie labbra erano tendenzialmente rosse, ma di certo non invitanti quanto le sue.

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