2 Ottobre, 17:48
« Vi conoscete? » ci chiese sorpreso Namjoon poco dopo, quando ebbe ripreso abbastanza fiato per parlare normalmente, ritrovando la calma. Io e lui avevamo ancora il respiro pesante a causa della breve ma intensa corsa, interrotta dall'arrivo di Taehyung che ci aveva salvati dalla furia di Hoseok, come fosse una manna dal cielo arrivata nel momento più giusto.
Taehyung continuò a guidare senza farsi alcun problema, al contrario di me che oscillavo tra il fissarlo e il distogliere lo sguardo, non so se più per vergogna, senso di colpa o altro. Anche Namjoon oscillava, ma tra la mia figura e quella del conducente dell'auto, che sapevo stesse mantenendo il silenzio di proposito per vedere cosa avrei risposto alla domanda di Namjoon.
« Sì, io e Taehyung ci conosciamo. » dovetti rispondere, necessariamente, a un certo punto. Non potevo evitare la domanda e il sottile ghigno divertito di Taehyung mi irritò non poco. La voglia di prenderlo a schiaffi in alcuni momenti l'avevo sempre avuta, talmente si rendeva insopportabile. Era fatto così.
« Da tempo, aggiungerei. » disse lui a quel punto, ma continuò a non degnarmi di uno sguardo e sapevo benissimo che non lo faceva solo perché teneva gli occhi sulla strada.
« Ma davvero? » continuò giustamente Namjoon, curioso.
« È una lunga storia, Nam. Sai, dei tempi in cui vivevo ancora qui. » dissi io, rivolgendogli lo sguardo anche per distoglierlo dalla, dovevo ammetterlo, piuttosto eccitante figura di Taehyung.
« Allora magari un giorno in cui Jung Hoseok non mi prende a pugni me la raccontate. » chiuse il discorso Namjoon, sospirando e sbuffando, scocciato da quanto accaduto.« Che diavolo gli avete combinato per farlo infuriare in quel modo? » ci chiese allora Taehyung, che sembrava sinceramente preoccupato. Come immaginavo, mettersi contro uno come Hoseok non era cosa da niente.
« In realtà Namjoon non c'entra nulla, era solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Poi ti spiego. » risposi prontamente io, facendo così fuori Namjoon da qualsiasi responsabilità per l'accaduto. Lui si stava ancora tamponando il naso sanguinante, talvolta gemendo per il dolore che provava. Gli lanciavo continuamente occhiate preoccupate, ero dispiaciuto da morire.
« Tanto sbagliato non credo. Se non ci fosse stato lui, quello lì ti avrebbe fatto davvero male. » sbottò Taehyung, guadagnandosi una mezza occhiataccia da parte mia. Ma aveva ragione, perché probabilmente Hoseok mi avrebbe menato di brutto se fossi stato da solo, soprattutto perché io non ero mai stato un tipo da rissa, non sapevo proprio come cavarmela, al contrario di Taehyung che aveva sempre avuto un po' l'indole di fare a botte con gli altri se necessario.
Un po' di male Hoseok me lo aveva comunque fatto, dal momento che spingendomi aveva provocato la mia caduta e mi ero distrutto un gomito. La maglia era ormai bucata e mi faceva male tutto il braccio per la botta, ma era nulla in confronto al fatto che mi avesse rovinato la fotocamera a cui tenevo tantissimo e che mai avrei cambiato, per nulla al mondo.
« Credi sia il caso di andare in ospedale?» chiesi a Namjoon, che durante il tragitto sembrava sanguinare sempre meno, per fortuna, anche se un paio di fazzoletti li aveva comunque inzuppati di brutto.
« Oh, no, Jeongguk-ah, non preoccuparti, non è mica la prima volta che faccio a botte. Il naso non è rotto, stai tranquillo. Basterà del ghiaccio. » mi rassicurò lui, con un sorriso, sebbene fosse ancora un po' stravolto dal forte dolore provato. Ci chiese poi di lasciarlo a casa e così, conoscendo il suo indirizzo, Taehyung guidò fin lì. Namjoon abitava in città, infatti, e non aveva bisogno di una camera al dormitorio dell'Institute come me.2 Ottobre, 18:03
« Potevi dirmelo, che eri tornato a Seoul. E non mi pare che l'anno accademico sia iniziato oggi. » mi disse Taehyung proprio un attimo dopo aver ripreso la marcia, anche se non sapevo dove fosse diretto, a quel punto. Io però all'Institute non volevo tornarci, almeno per il momento, con quella bestia infuriata di Hoseok che mi dava la caccia.
« Lo avrei fatto, credimi. » gli risposi io, con la più stupida delle risposte. Sinceramente avrei voluto continuare, ma confessargli il vero motivo per cui non avevo avuto neanche il coraggio di scrivergli un messaggio per comunicargli il mio ritorno non era proprio opportuno. Taehyung non sapeva che ero stato, e forse ero ancora, innamorato di lui; non lo aveva mai minimamente sospettato, e io alla fine riuscii ad inventarmi una banale scusa per giustificare il mio comportamento subito dopo la mia partenza. Non sapevo se ci aveva creduto davvero, ma per il momento sembrò andargli bene.
Seguì un breve silenzio, interrotto solo dal rumore del traffico. Taehyung non mi guardò mai mentre guidava, ma io guardai parecchio lui. Era molto cambiato, molto diverso da come lo ricordavo, molto più bello di quanto volessi davvero rendermi conto, ma alcune cose erano rimaste identiche. Le sue grandi e bellissime mani, ad esempio, dalle dita lunghe e sottili, oppure la forma del viso, la fronte da lui tanto odiata sempre coperta dai capelli ora di un intenso rosso, le labbra carnose che mi sembravano morbidissime, la pelle delicata e dal tono ambrato. C'era poi un'altra cosa che mi tornò in mente mentre lo osservavo: era il ragazzo a cui Hoseok aveva sparato, il ragazzo a cui avevo salvato la vita riportando indietro il tempo ed evitando il peggio, ma proprio per quest'ultimo particolare non riuscii a chiedergli in quel momento che diavolo fosse successo tra di loro.
« Ho ancora il set di utensili di precisione di mio padre, a casa. » mi disse Taehyung poco dopo, cambiando così argomento rispetto al precedente e risvegliando la conversazione. Fece cenno alla fotocamera tra le mie mani per riferirsi proprio ad essa, lasciandomi quindi intuire che magari avrei potuto ripararla. Così acconsentii a seguirlo fino a casa sua, preparandomi psicologicamente all'effetto che mi avrebbe fatto rientrare in quell'abitazione già durante il tragitto restante che ci divideva dalla destinazione.
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RACING TIME
FanfictionIn matematica e fisica l'effetto farfalla è una locuzione che racchiude in sé la nozione di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, presente nella teoria del caos; l'idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi var...