6.

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Tra le mani tengo lo stesso giornale che ho già visto, porta la data del 6 Ottobre e lo stesso titolo che ho già letto. Vedo di nuovo il viso di Taehyung stampato sulla prima pagina, ma non riesco a capire chi siano gli altri volti raffigurati. C'è un temporale, la pioggia scende fitta e impenetrabile, scolorisce sempre di più l'inchiostro sulla carta di qualità scadente; inoltre, mi impedisce di vedere a pochi metri di distanza. Il fuoco, però, lo vedo. Sta avvolgendo qualcosa, forse un'abitazione e le fiamme non accennano minimamente a spegnersi, distruggono tutto e io resto a guardare. C'è anche una sagoma nera lì, credo sia di spalle. Mi avvicino lentamente e più lo faccio più mi sento a disagio, mi agito, mi innervosisco, vorrei scappare ma non ci riesco. È un ragazzo, molto giovane. Ai suoi piedi ci sono le corde, le siringhe, le boccette contenenti liquido trasparente che ho già visto, me le ricordo. Quando si volta a guardarmi, finalmente lo riconosco: è Park Jimin.


4 Ottobre, 01:23

Sobbalzai appena quando aprii gli occhi, mentre l'immagine del volto di Park Jimin si dissolveva nella mia testa. Era tutto bagnato a causa della pioggia e così triste da farmi venire un nodo in gola, quello me lo ricordavo bene, il resto un po' meno. Cercai di calmarmi, di regolarizzare il respiro; quando portai le mani ai capelli mi accorsi di aver sudato nel sonno. Soltanto dopo mi resi conto di essermi addormentato con ancora addosso i vestiti della giornata. Probabilmente non me ne ero reso conto, dovevo essere crollato all'improvviso dopo che Taehyung era andato via. Aveva trascorso la restante parte della giornata con me, così come Namjoon, perché entrambi non ne volevano sapere di lasciarmi da solo, preoccupati, visto che continuavo a sanguinare dal naso ogni tanto e ad avere un forte dolore alla testa. In quel momento, però, nessuno dei due malesseri era presente. Stavo stranamente bene, avevo solo sonno, ma nessuna intenzione di rimettermi a dormire in quello stato. Forse avevo anche paura di sognare di nuovo Jimin e non nascondo che avevo iniziato a provare una certa gelosia verso quel ragazzo senza nemmeno conoscerlo, sebbene fosse scomparso e non più presente nella vita di Taehyung.

La mia stanza del dormitorio era ancora illuminata dalla luce della lampada sul comodino posto di fianco al letto sul quale ero steso, dandomi conferma del fatto che mi ero addormentato senza volerlo, forse per stanchezza, forse per effetto dell'analgesico che avevo ingerito nella speranza che l'emicrania martellante passasse. Avrei voluto sistemarla meglio quella camera, ma ero arrivato a Seoul da così poco che non avevo neanche avuto il tempo di pensarci bene.
Controllata l'ora sul cellulare, mi recai nel bagno per darmi una rinfrescata e cambiarmi almeno la maglia, così da poter poi tornare a letto rigorosamente in boxer, ma Taehyung aveva deciso che non era più ora di dormire per me. Stavo per sfilarmi i jeans quando mi chiamò al cellulare, infatti, ed io un po' mi preoccupai perché era notte fonda e pensavo gli fosse successo qualcosa.
« Taehyung? » mormorai, a bassa voce, una volta aperta la chiamata.
« Sei sveglio, vero? » rispose subito lui.
« Mi sono svegliato poco fa. Come fai a saperlo? » chiesi allora io, passando una mano tra i capelli mentre cercavo di capirci qualcosa. Mi avvicinai alla finestra d'istinto proprio mentre lui mi rispondeva.
« Ho visto la tua ombra muoversi nella stanza, perché hai la luce accesa. » E in effetti, lui era proprio sulla strada, riuscivo a vederlo da lontano. Non sapevo come era riuscito a entrare dentro l'Institute, ma era proprio lì. « A meno che tu non abbia qualche spasimante in camera, ho immaginato fossi sveglio. » aggiunse lui, con una mezza risata che mi fece roteare gli occhi con un po' di fastidio. Aveva pure alzato la mano per salutarmi.
« Ma che diavolo ci fai qua?! » esclamai, stavolta del tutto sveglio. Guardavo fuori dalla finestra come se gli parlassi da quella.
« Voglio entrare nell'ufficio del direttore generale per scoprire qualcosa su Jimin. Penso possano esserci informazioni importanti lì. » disse lui con tutta la tranquillità del mondo, ed io sgranai gli occhi, scioccato dal suo tono normale, anzi forse quasi esaltato. Gli piacevano proprio, le cose proibite.
« Ma sei impazzito o cosa? E poi, se non fossi stato sveglio, mi avresti chiamato ugualmente per questo? » Un velo di astio nella mia voce c'era, non ero riuscito a trattenerlo. Era una certa gelosia a provocarmelo.
« In realtà volevo soprattutto vederti, questa è solo una scusa. » continuò lui, ancora con la stessa tranquillità di prima, che alla fine mi fece cedere. Non ricordavo una sola volta, in tutta la mia vita, in cui ero riuscito a dirgli di no.
« Aspettami dove sei e cerca di non farti vedere da nessuno. » dissi, con tono piatto, prima di buttar giù senza dargli il tempo di rispondermi. Mi erano bastate quelle parole per farmi passare tutto il fastidio e la cosa mi faceva arrabbiare il doppio, perché io non avrei mai fatto nulla di simile se non fosse stato per lui, anche se comunque non ero affatto convinto di aiutarlo in quella follia che aveva in mente e avrei provato a dissuaderlo in qualche modo.

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