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3 Ottobre, 10:34

Non c'era stato un attimo in cui non avevamo riso, mentre raggiungevamo la sua auto. In realtà apparteneva a sua madre, ma lui se ne era impossessato appena ottenuta la patente di guida. Tra noi c'era quella leggerezza che tanto mi mancava e che lui era riuscito a mantenere nonostante le mie rivelazioni. Mi aveva creduto, alla fine, e addirittura aveva trovato divertente quella mia capacità assurda, ma l'aspetto più serio e preoccupante della faccenda venne comunque fuori.
« Jeongguk? » La voce di Taehyung si fece improvvisamente seria quando, una volta in auto, ci fu un netto distacco col frastuono dell'esterno. Chiuse le portiere, infatti, calò un silenzio ovattato interrotto soltanto dal suono dei nostri respiri.
« Hm? » lo incitai io, puntando lo sguardo su di lui, che ancora non aveva avviato il motore dell'auto. Se non fosse stato per la serietà della sua domanda, mi sarei concentrato volentieri sulla bellezza del suo profilo a mio parere perfetto.
« Sul serio Hoseok mi ha sparato? » mi domandò un attimo dopo, come se avesse avuto bisogno di prendere coraggio per farlo. Avremmo dovuto sbattere contro la dura verità prima o poi: Hoseok rimaneva comunque pericoloso, che io sapessi riportare indietro il tempo o meno, e sicuramente andava fermato, lui come i suoi amici.
« Sì. » bisbigliai, con un filo di voce. Solo in quel momento, proprio come lui, ripensai a ciò che era davvero accaduto. Quella era la prima volta che lo facevo da quando avevo capito che quel ragazzo nel bagno insieme a Hoseok era proprio Taehyung. Ero stato troppo preso dall'aver ritrovato il mio migliore amico, nonché cotta storica ed eterna, e non avevo mai davvero riflettuto sul fatto di avergli salvato la vita. « Anche se forse gli è partito il colpo senza che lo volesse. » aggiunsi poi, volendo sperare che fosse davvero così, perché non ne ero del tutto certo. Cercavo di rendere quel pugno allo stomaco meno doloroso, ma non ero io quello a cui era appena stato detto che gli avevano sparato ma che il tutto si era magicamente annullato perché, per un assurdo scherzo del destino, a una persona era stata concessa la capacità di andare contro il corso naturale del tempo.
« Ed ero morto? Cioè, mi hai visto morto? » continuò Taehyung, andando più a fondo. A quella seconda domanda, mi guardò. A fatica riuscii a reggere il suo sguardo, in parte per la pesantezza della questione e in parte per il fiato che mi venne a mancare solo guardandolo. Era bello da morire, era cresciuto e allo stesso tempo aveva perso tutta l'ingenuità dell'infanzia, acquistando ben altro. Davvero avevo rischiato di perderlo? Non volevo crederci.
« No, non penso... Però ti ho visto cadere a terra, ti tenevi la pancia ed eri pieno di sangue. » Continuai a dirgli la verità. Lui sembrava turbato, ma chi non lo sarebbe stato nel sentirsi dire una cosa simile? Faceva male anche a me, ma non aveva senso nascondergli qualcosa. Anzi, era meglio che sapesse la verità e senza filtri.
« Cazzo. » imprecò Taehyung, guardando altrove. Era incredulo e non potevo dargli torto. « Mi hai salvato la vita quindi. » aggiunse subito dopo, ma non mi diede ancora possibilità di rispondere. « È assurdo tutto questo. È assurdo che tu riesca a fare quello che mi hai mostrato lì dentro mentre facevamo colazione. Capisci che è qualcosa di incredibile? Non so se è un sogno oppure un incubo. » continuò. Mi sembrava parecchio confuso, forse stordito da quello che stava vivendo e non potevo biasimarlo perché il primo ad esserlo ero io. Aveva perso tutto l'entusiasmo che aveva poco prima in caffetteria, forse perché si era reso conto di quanto seria fosse la faccenda, anche prima del sottoscritto. Non era un gioco come poteva sembrare.

« Non ti sto prendendo in giro. E prima o poi ti avrei detto tutto anche se non fossi stato male davanti a te, perché sei coinvolto in qualche modo. Non so ancora come, non so perché io veda quelle cose che ti ho raccontato e non capisco di cosa si tratti, ma ti ho detto la verità, Taehyung. Te lo giuro. » A quel punto diventai più serio di lui. Non avevo davvero idea del perché avessi avuto quelle visioni che mi procuravano un malessere fisico non indifferente e nelle quali, a quanto pareva, era sul serio coinvolto. Non capivo come ero arrivato a riavvolgere il tempo con la sola forza del pensiero, né per quale motivo sembrava che proprio quel grazioso giochetto mi facesse del male fisico, e soprattutto non sapevo cosa ci fosse sotto, non comprendevo il grande disegno che stava dietro a tutta quella faccenda, di cui mi era chiaro ancora ben poco, ma rimaneva il fatto che la realtà era quella e dovevamo farci i conti.
« Lo so che non stai mentendo. Non lo faresti mai. Non eri bugiardo nemmeno da bambino. » mi rispose lui con qualche secondo di ritardo, molto meno teso rispetto a prima. Con un sospiro mi sorrise, infatti, e tese una mano per lasciarmi una veloce carezza sulla guancia. Il suo tocco mi fece a dir poco avvampare, ero certo di esser diventato tremendamente rosso e distolsi lo sguardo sperando di potergli sfuggire. Non capii se si era accorto di ciò che provavo, ma sperai proprio di no e cercai subito di cambiare argomento, pur sapendo che a lui non ero mai riuscito a nascondere nulla, o quasi.

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