17 luglio 2018
Cara T/N,
All'età di 9 anni sono andato a stare dai miei nonni per il fine settimana. Un pomeriggio ero uscito per giocare al parco ed ho visto una bambina accovacciata sui fiori di mia nonna, nel giardinetto davanti casa. Se ne stava ferma ad abbracciarsi le gambe e guardava il cespuglio. La prima cosa che ho pensato è stata quanto fosse strana. Lí i fiori crescevano un po' ovunque eppure lei li guardava come se fossero chissà che grande cosa. Mi ha beccato che la stavo fissando ed ho immediatamente spostato lo sguardo. La bambina ha ridacchiato e mi ha detto di avvicinarmi. L'ho fatto. Mi sono affacciato sopra la sua spalla. In mezzo, tra i rovi di rose bianche, ne era sbocciata una rossa. "Non è bellissima? Mi piacciono le rose, hanno un buon profumo, non trovi?" Mi disse rimettendosi in piedi. Io ho annuito e mi sono voltato a guardarla. Teneva i capelli raccolti in una coda alta che le lasciava il viso scoperto. Avevo 9 e la mia esperienza con le ragazze era pari a zero. Nonostante ciò, la trovai la bambina più bella al mondo. Qualcuno la richiamò dalla casa accanto, ma prima di correre via si presentò. Io ero troppo distratto ad ammirarla per poterle rispondere così ho semplicemente fatto un breve inchino. Quella bambina eri tu.
Ti rividi per la prima volta dopo quel giorno all'età di 15 anni, a scuola, i primi giorni del primo anno di liceo. Era quasi terminata l'ora di pranzo ed io mi stavo affrettando a tornare in classe. Eri acquattata ad osservare i cespugli di rose cresciuti dietro l'edificio principale. Questa volta i tuoi capelli erano lasciati sciolti al vento e ti cadevano appena sotto le spalle. Mi sorprendesti di nuovo a fissarti e come l'ultima volta, mi intimasti ad avvicinarmi. Io lo feci. Sospirasti pesantemente e mi rivelasti che una volta quand'eri piccola avevi visto una rosa rossa sbocciare tra delle rose bianche. Avrei voluto dirti che lo sapevo, perché io ero con te quel giorno e dirti come fossi diventata bella. Rimasi però zitto, osservando il rovo ai nostri piedi. La campanella suonò risvegliando entrambi dai propri pensieri. Tu corresti subito via in classe. Il nostro primo incontro si era ripetuto, un déjà-vu. È stato allora che ho iniziato a provare qualcosa per te.
Non so cosa sia cambiato l'anno successivo, ma avevi lentamente iniziato ad avvicinarti a me. Durante l'ora di pranzo venivi da me in biblioteca. Silenziosamente ti sedevi a gambe incrociate davanti la poltrona su cui io ero solito stare. Io facevo finta di non averti sentito arrivare. In realtà ti aspettavo. Mi piaceva il fatto che ti preoccupavi me.
Quasi ogni volta che stavamo insieme eri tu a parlare. Io stavo zitto, non perché non avessi nulla da dire, oh avevo così tante parole da confessarti, ma preferivo ascoltarti mentre mi raccontavi le tue giornate. Quanto tempo è passato da quando ho sentito l'ultima volta la tua voce? Mi manca. Mi manchi.A 9 anni ho cominciato a mutare una cotta per te; a 15 hai iniziato a piacermi; a 16 mi stavo innamorando.
Quell'inverno ti ho mentito. Ero consapevole dei miei sentimenti, sapevo già di amarti, ma non ti volevo spaventare. Il dolce suono della tua risata, il tuo modo di gesticolare quando parlavi, le lievi fossette che comparivano sulle tue rosee guance quando sorridevi, il luccichio nei tuoi occhi, le tue battute squallide, io ho amato ogni piccolo dettaglio della tua persona.
Vuoi sapere cosa scrivevo nel mio quadernino? Erano testi di canzoni, parole rimate che riflettevano quello che provavo. E tu, tu sei stata la prima ad aver mai sentito un mio testo. Ricordi quando pensavi ti stessi rappando la canzone di un cantautore sconosciuto, la verità è che quelli erano versi che avevo scritto pensando a te.Quei mesi trascorsi insieme sono stati tra i più felici della mia vita, ma poi tu sei sparita. Nemmeno un "ciao", neanche quando sono partito. Mi dispiace non averti detto dell'audizione, ma non ne trovavo il motivo. Non pensavo sarei potuto passare.
Avrei voluto vederti un'ultima volta, sentirti parlare di Pokémon per un'alta ora, stringerti per un momento in più, baciarti e fermare il tempo attorno a noi.Perché non mi hai detto di esserti trasferita a Seoul? Avrei trovato il modo di ritagliare del tempo per te, per noi. Non hai idea di quante notti io abbia passato sveglio a pensare a cosa fosse andato storto nella nostra relazione.
È sbagliato desiderare che il tuo appuntamento con quel ragazzo vada male? Sei stata l'unica ragazza che io abbia mai amato ed il pensiero che tu possa innamorarti di qualcuno che non sia io, mi spezza il cuore. Però forse hai ragione. Bisogna che entrambi ci lasciamo il passato alle spalle. Tu mi hai lasciato vivere la mia vita, quindi il minimo che io possa fare per te è lasciarti vivere la tua come vuoi e con chi vuoi.
Forse un giorno, se il destino vorrà, le nostre strade si incroceranno di nuovo.
Fino ad allora, ti cercherò tra i visi della gente di Seoul. Non mi sarà difficile riconoscerti. Tu sei la rosa rossa, nel rovo di rose bianche.Tuo Wonwoo
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To: Jeon Wonwoo || SVT, Wonwoo
FanfictionPrima che Wonwoo debuttasse come membro dell'idol group SEVENTEEN, prima che diventasse un trainee, prima che partisse per Seoul, lui era solo il Jeon Wonwoo di cui ti sei lentamente innamorata e a cui, una volta al mese, scrivevi una lettera che pe...