14. War

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NB: il look che indossa Corinne per la sua solita cena di famiglia è rappresentato dalla foto in alto.
Non avete idea di quante volte è stato cancellato e riscritto questo capitolo, quindi comprenderò se non vi piacerà perché non piace neanche a me.
Buona lettura!

Giovedì sera.
Indovinate dove ero?
A casa a vedermi un film strappalacrime dal pc mentre Colin era intento a vedersi un suo adorato film della Marvel alla televisione, portandomi all'uso degli occhiali prima dei trent'anni?
Certo che no, che diamine.
Ero a Villa Montgomery, a Cambridge, all'inutile cena di mia madre.

E nuovamente non mi ero sprecata con l'abbigliamento e avevo optato per dei pantaloni aderenti neri, una blusa rossa che si intrecciava dietro con un fiocco, i capelli lasciati sciolti in tutta la loro lunghezza e un paio di immancabili tacchi neri.
Non che lei avesse avuto da ridire, mia madre avrebbe solamente alzato gli occhi al cielo per il mio abbigliamento poco adeguato e mi avrebbe ricordato che preferiva vedermi a cena con indosso un vestito e delle calze velate e magari i capelli raccolti.

Illusa.
Se mi sentivo forzata con le tue cene, figurati se mi fossi messa pure in tiro con un vestito.

Colin si era appostato per terra con Victor e stavano colorando insieme un album che lui gli aveva preso e provavano a ricopiare i disegni su altri fogli.
Altra ossessione di Colin, oltre alla Marvel, era appunto il disegno e i colori. Non sia mai che potesse diventare un artista nell'immediato futuro.

— Drink, mia cara? — chiese mio padre mentre si versava dello scotch e io alzai lo sguardo su di lui, per poi annuire.
— Fammelo doppio e liscio. — risposi, sedendomi più composta sul divanetto e osservando che al conteggio forse mancava un soggetto.

Ero più una tipa da vino, ma per mandare giù una serata con mia madre dovevo scolarmi qualcosa di forte. E lo scotch di mio padre era perfetto.

Quando mi porse il bicchiere, bevvi subito un sorso lasciando che il liquido mi bruciasse la gola e sciogliesse i miei muscoli tesi.
Non ero neanche sicura di volerlo chiedere, ma dovevo farlo prima di risultare troppo cafona.

— Dov'è mamma? — chiesi piano, concentrando il mio sguardo sul liquido ambrato de bicchiere e picchiettando le dita sopra la superficie fredda.
— Ha una conferenza a Liverpool, quindi mancherà.
— Davvero? — esultai felice, voltandomi immediatamente verso mio padre che intanto si era seduto accanto a me e aveva tirato fuori il giornale del giorno e lo aveva aperto sulla pagina dello sport.
— Certo che no, tesoro. È in cucina a discutere l'ordine delle portate della cena. — rispose lui, nascondendo un sorriso.

Non fosse mio padre, gli avrei già spaccato il bicchiere oramai vuoto sulla fronte. E poi mi sarei dedicata anche al bastardo che era Victor visto che si stava letteralmente sganasciando dalle risate nell'aver ascoltato la conversazione.

Cane immondo, me l'avrebbe pagata questa.

— E io che ci speravo in una sua assenza. — borbottai, incrociando le braccia al petto e poi essere sorpresa dal passo svelto di mia madre che irrompeva nella stanza.
— In che assenza speravi, Corinne? — chiese lei, lisciandosi il suo vestito rosa cipria mentre si sedeva con grazia accanto a me.

Ecco come rimanere intrappolata tra i genitori.
Non rimanevo seduta in mezzo si miei da quanto, dieci anni?
Assurdo che mi dovesse ricapitare ora a ventitré anni.

Victor provò a rispondere, ma mi voltai talmente di scatto da fulminarlo sul posto, quando ci provò mio padre, si guadagnò una gomitata nel costato.
Tutti nella massima indifferenza.

OMNIA FERT AETAS || Tom Hiddleston || SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora