-Non posso andare avanti così Jean, sento che potrei morire da un momento all'altro.- piagnucolò il castano dagli occhi smeraldini, mimando un'espressione afflitta. Nel sentirsi ripetere per l'ennesima volta quelle parole, Jean alzò gli occhi al cielo.
-Perché ne parli con me? Non è Armin il tuo migliore amico?- chiese allora esasperato. Il ragazzo aveva cercato di essere paziente, ma Eren Jaeger, quando voleva, sapeva essere piuttosto avvilente.
-Armin non è qui ora. E poi cosa dovrei dirgli? Con lui non ho mai parlato di... queste cose.- affermò incerto, abbassando lo sguardo. Jean, stanco di quella situazione che ormai andava avanti da un mese, si alzò dal divano sbuffando sonoramente.
-Aspetta, dove stai andando?- gli chiese l'amico ancora seduto, afferrandolo per la felpa e costringendolo a fermarsi.
-Lontano da te e dalle tue paranoie. Cazzo Jaeger, io ho un esame fra tre giorni e tu non mi lasci studiare. Ti ho già detto cosa fare, se non sei intenzionato a darmi ascolto, beh non saprei cos'altro dirti.- e con queste parole si allontanò, sparendo nella sua camera e chiudendo a chiave la porta.
Eren lanciò un urlò frustrato, stando ben accorto a farsi sentire dall'amico che l'aveva abbandonato in una situazione di assoluta necessità.
Erano entrambi al terzo anno di giurisprudenza e per motivi economici, avevano deciso di prendere, assieme a Connie e ad Armin, un appartamento. Nonostante Jean fosse quello che tra i coinquilini meno sopportava, in una situazione del genere aveva deciso di confidarsi con lui. Non lo aveva premeditato ovviamente, semplicemente il mese prima, in uno dei giorni peggiori, aveva dato sfogo a tutta la sua disperazione. Il povero ragazzo non si aspettava di certo che alla semplice domanda: "Tutto bene?", le parole cominciassero a sgorgare dalle labbra di Eren come un fiume in piena.
Eren, dal canto suo, credeva di stare per cadere del tutto in depressione. Jean era lì e per lui sfogarsi era stato davvero inevitabile. Sapeva che prima o poi la pazienza del suo amico sarebbe finita, ma cos'altro poteva fare se non lamentarsi?
Infondo era da più di un mese ormai che Levi era partito per quello stupido viaggio di lavoro a Bruxelles. Più di un mese in cui l'unico contatto che avevano erano delle stupide telefonate o video-chiamate su Skype la sera. Era un imprenditore ed Eren non poteva obbiettare, soprattutto dal momento che il suo ragazzo lo aveva invitato ad accompagnarlo e lui aveva rifiutato. Non poteva saltare tre mesi di università, era una vera e propria pazzia, inoltre avrebbe perso sicuramente il lavoro. Sua madre si dava da fare per pagargli gli studi e per aiutarlo economicamente, ma anche lui doveva fare la sua parte. Lo stipendio che prendeva con il lavoro al pub era appena sufficiente a coprire le spese dell'appartamento e degli alimenti. Levi gli aveva detto più volte di trasferirsi a casa sua, ma Eren proprio non se la sentiva di dipendere dal compagno.
Motivo principale della sua angoscia: era partito con quella fastidiosissima assistente, giovane e bella che gli ronzava intorno come una cazzo di zanzara. La gelosia lo stava consumando dall'interno ma, per non risultare infantile, aveva evitato di accennare al fidanzato questo particolare. I dieci anni di differenza che li separavano si sentivano già in tante occasioni ed Eren voleva evitare di fare il bambino. L'uomo gli dava del moccioso già troppe volte al giorno, anche se per di più in maniera affettuosa.
I suoi problemi non si fermavano semplicemente all'assurda gelosia: Eren era chiaramente in astinenza. Lui e Levi si frequentavano da un anno ormai e sessualmente erano sempre stati molto attivi. L'attrazione sessuale tra di loro era tangibile nell'aria, si erano mangiati con gli occhi fin dal loro primo incontro. Fu al compleanno di Mikasa, la sua migliore amica, nonché cugina di colui che poi gli avrebbe fatto perdere completamente la ragione. Eren sorrise nel ricordare quella sera: Levi era passato a casa della ragazza solo per un veloce saluto, poi sarebbe dovuto partire quella stessa notte per Parigi. Era stato il castano ad aprire la porta, dato che la corvina era ancora impegnata con i preparativi del rinfresco, e quando i loro occhi s'incrociarono, entrambi capirono. Inutile dire che Levi non partì quella sera anzi, dopo qualche chiacchiera di convenienza, incroci di sguardi maliziosi e sorrisi famelici, Eren si ritrovò spalmato contro le mattonelle del bagno della sua migliore amica con il ragazzo che, colpendo ripetutamente la sua prostata gli regalava le gioie del paradiso. Entrambi rinchiusi in quel piccolo spazio a soddisfare il desiderio nato sull'uscio della porta d'ingresso, cercarono di fare meno rumore possibile per evitare che gli ospiti si accorgessero di cosa stessero facendo. Riusciva chiaramente a sentire nella sua mente il suono dei gemiti osceni del corvino contro il suo orecchio, percepiva ancora le sue abili mani che lo toccavano come mai nessuno aveva fatto prima di allora. Inizialmente Eren pensò che quello che era stato il miglior sesso della sua vita, fosse semplicemente l'occasionale avventura di una notte. La mattina seguente Levi gli chiese il numero di telefono. Eren glie lo diede, pensando però che non lo avrebbe mai richiamato. Insomma, cosa poteva trovare un tipo come Levi Ackerman in un ragazzino come lui? Dovette ricredersi quando la sera stessa ricevette una telefonata: "Non sono il tipo di persona che aspetta tre giorni" gli aveva detto, Eren poteva giurare di averlo sentito ridere dal'altra parte del telefono. "Quando voglio qualcuno, non mi piacciono le attese.". Fu così che iniziò la loro relazione. Era passato un anno da allora, eppure erano insaziabili l'uno dell'altro. La passione non aveva fatto che crescere, correndo pari passo con il sentimento che provavano.
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This side of Paradise [Ereri/Riren Os]
Fanfiction"L'amore non dà nulla fuorché sé stesso e non coglie nulla se non da sé stesso. L'amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto poiché l'amore basta all'amore." (Khalil Gibran) Raccolta di OS incentrate su Eren e Levi. Buona lettura a tutti!