Resiliency

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Come aveva fatto a ridursi in quelle condizioni? La sua stanza era la prova fisica del suo attuale stato d'animo. I vestiti ammucchiati disordinatamente su una sedia formavano una torre pendente che quasi ricordava quella di Pisa. Il posacenere sulla scrivania traboccava di mozziconi di sigarette, da quanto tempo non lo svuotava? Nemmeno lo ricordava, come d'altronde non rimembrava l'ultima volta che aveva preso in mano una pezza per pulire quel disastro. Si rigirò nel letto, lanciando un'occhiata alla sveglia sul comodino. Le quattro del mattino. Un'altra notte passata in bianco tra quelle lenzuola che non cambiava da più di un mese ormai. Alle otto sarebbe dovuto uscire di casa per trovarsi in orario a lezione, ma la forza e la voglia di muovere anche un singolo muscolo gli mancava. Era stanco, stanco da morire, eppure non riusciva a dormire. Il cuore, che di giorno sentiva pesante come un macigno, prese a martellargli nel petto come un tamburo.

Eccola, sta per arrivare, puntuale come un orologio svizzero: la paura.

Il dolore insopportabile all'altezza del diaframma, i polmoni che non riescono ad inalare la quantità necessaria d'aria, un peso che schiaccia il suo corpo contro il materasso logoro, impedendogli di scappare, brividi di freddo e al contempo la fronte imperlata di sudore. Era questo che affrontava ogni singola notte, gli pareva di ritrovarsi a tu per tu con la morte stessa che, facendosi beffe di lui, gli faceva compagnia per pochi minuti e poi volava via, lasciandolo inerme tra le lenzuola. Le prime volte che gli era successo si era convinto di avere una qualche malattia, ma quando riferì al medico di base i suoi problemi, aveva sentenziato riferendogli la seguente diagnosi.

Attacchi di panico.

"Deve rilassarsi, prendersi una pausa dalle situazioni stressanti e bere due camomille al giorno. Il segreto, signor Jaeger, è mantenere la calma. Mi faccia sapere come vanno le cose e se non dovessero migliorare la indirizzerò verso il migliore psicologo per il suo disturbo."

Ad Eren quasi venne da ridere all'udire quelle parole. Perché mai un ragazzo come lui avrebbe dovuto ritrovarsi in una situazione simile? Non ci credeva, era impossibile. Eppure, giorno dopo giorno quei maledetti sintomi s'impossessavano di lui, distruggendolo pian piano e riducendolo in briciole. I sensi di colpa poi lo divoravano vivo, pensava continuamente alle persone che avevano sul serio dei problemi e che nonostante tutto riuscivano a tirare avanti con tanta forza e determinazione. Lui di problemi non ne aveva, eppure si era ridotto in quello stato. Si sentiva colpevole nei confronti dei suoi genitori che gli avevano sempre dato tutto, lo avevano spronato e amato incondizionatamente. E lui? Come li stava ricambiando?

Pian piano il cuore cessò di correre così velocemente e i suoi respiri tornarono ad essere regolari. Era passata, per ora.

Il flusso di coscienza che affrontava tutte le sante notti, venne interrotto dal suo cellulare che, vibrando e illuminandosi, attirò la sua attenzione. Chi poteva mai essere alle quattro del mattino? Doveva alzarsi e controllare, poteva essere qualcosa di importante, se non addirittura grave. Non ce la faceva, i muscoli si rifiutavano di obbedire ai comandi dettati dal suo cervello. Che persona orribile era diventata.

~

La luce penetrò violentemente la sua stanza, colpendolo in viso e facendolo destare da un sonno senza sogni. Si passò faticosamente una mano sul volto, maledicendo se stesso. La luce del sole arrivava sul suo letto solo di pomeriggio. Un'altra giornata passata in maniera poco dignitosa. Evitò di guardare le tele abbandonate in un angolo della stanza assieme agli altri strumenti che utilizzava per dipingere e disegnare. Sembrava quasi che perfino quegli oggetti, a cui era tanto legato, lo stessero rimproverando. Fino a qualche mese prima fare arte era la cosa che lo faceva sentire meglio, uno dei modi migliori che conosceva per passare il tempo. Semplicemente era uno sfogo, lo faceva sentire in qualche modo realizzato e soddisfatto. Da quando era entrato in crisi però, anche il suo talento ne aveva risentito e ormai aveva una specie di blocco. Tutto quello che lo circondava gli sembrava dannatamente incolore, poco attraente e lui, che amava riprodurre la realtà, si rifiutava di mettere su carta qualcosa di così grigio.

This side of Paradise [Ereri/Riren Os]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora