Paul McCartney-Red Swings

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La pioggia si abbatteva con violenza sul terreno nudo del parco di Liverpool, il St. John's Gardens, sollevando zolle di terra. Il cielo plumbeo, grigio sporco, scaricava dolori in grida di tuoni e luci sfuggenti di lampi accecanti. I fusti rugosi degli alberi secolari e privi di foglie, che, autunno pieno, non accennavano a ricrescere. Lo scivolo era tristemente abbandonato e bagnato fradicio, il metallo arrugginito in alcuni punti che rifletteva il torpore delle nuvole. Le reti a corde grosse dove Paul giocava da bambino, assieme a suo fratello,  sobbalzavano assecondando il vento.

'Che giornata di merda' fu uno dei tanti pensieri che saettarono per la mente di Paul McCartney, mentre si sporcava le suole delle scarpe da tennis con la terra bagnata e appiccicosa, cercando un rifugio dalla pioggia, -che stava diventando grandine- magari la tettoia di uno di quei bar chiusi da sempre, sfitti da anni, roba dell'inizio della guerra. Le gambe si muovevano veloci e, slanciate com'erano, coprivano lunghe falcate fatte di fretta, come un bambino rincorso da un mostro. La sua vista era leggermente appannata, l'atmosfera gli impediva una visuale pulita, decente. Ma scorse ugualmente la vaga sagoma della tettoia di una fermata dell'autobus che prendeva per andare a scuola tutte le mattine. Si riparò sotto di essa, stringendosi nella giacca di pelle nera che tanto gli piaceva, che tanto era odiata dal padre. Sbuffò, socchiudendo gli occhi, tentando di vedere il parco di fronte a lui. Gettò un' occhiata all'orario dei pullman affisso al palo con i disegni osceni, fatti per la maggior parte da John con un pennarello indelebile nero a punta grossa. 'Come la mia' aveva gongolato lui, passandosi una mano fra le gambe alte e sorridendo stolidamente, tutti che scoppiavano a ridere. Il ragazzo sorrise a quel ricordo.

Lasciò vagare lo sguardo per il panorama nebbioso, mentre il freddo si impossessava a schiaffi violenti del suo corpo tribolante. Non si sentiva più le dita. Casualmente gli occhi si poggiarono su una piccola aiuola, nascosta da cespugli. Al ragazzo scappò una risata, mentre ricordava.

'Forza ragazzi, ancora una' li incitò John, la mano nei pantaloni neri della divisa della Quarry Bank. 'John, e che cazzo, è la terza volta' protestò Pete, lo sguardo a metà tra il sofferente e l'eccitazione pura. Il sole accarezzava i lineamenti giovanili dei ragazzi, che stavano in piedi in mezzo alle siepi di lavanda, uguali a quelle che aveva Paul davanti casa. Cosa che si sforzava sempre di dimenticare, mentre s' impegnava in quel modo. 'Best, se sei il migliore smettila di fare il cacasotto' 'Non faccio il cacasotto, John. Ma non ce la faccio' Lennon sospirò, senza guardare nessuno negli occhi. 'Va bene, va bene. Sentite, facciamo così: chi ne fa di più di fila va a vedere la TV di Pete'  'Ehi!' protestò quello, senza essere ascoltato. 'Pronti?' John guardò tutti negli occhi, ancora le mani nelle mutande strette attorno all'intimità. 'RAQUEL WETCH!' gridò, il volto dai duri lineamenti  rivolto al sole cocente. Poi abbassò la testa e cominciò a darci dentro, vincendo, come sempre di netto, la sfida.

A Paul la pioggia non piaceva. Gli provocava ribrezzo. Non gli piaceva la sensazione delle gocce fredde che scendono come ragni bagnati sulla pelle irrigidita, i vestiti che si bagnano e restano umidi una settimana. Odiava tonare a casa col fiatone per una corsa disperata, col cappuccio della felpa appesantito dall'acqua sulla testa. Detestava guardare le pozzanghere e ricordare dolorosamente di quando da piccolo ci s tuffava dentro come fossero morbide coperte in inverno, piscine d'acqua pulita in estate. Aveva dell'assurdo, per lui rimpiangere i trentacinque gradi centigradi dell'estate, quando poi si disprezzano sempre in agosto. Non gli andava giù il fatto di sprecare preziosi scellini per comprare un giornale che poi non poteva leggere perchè si riempiva d'acqua. Ma la parte peggiore era che piove sempre quando ti manca qualcuno. E io non so chi mi manca realizzò tristemente, la testa abbassata come in segno di sconfitta.

Nella frazione di secondo in cui alzò il capo, pronto a stringere nuovamente le palpebre con forza disperata, qualcosa lo portò a bloccarsi.

Perchè 

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