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Jimin fu tentato di gettare il cellulare fuori dalla finestra al quindicesimo minuto che passava al telefono con la madre, che sembrava non volerlo lasciar stare.

"Mamma, per l'ennesima volta: sì, ho pranzato sull'aereo, stai tranquilla" sbuffò gettandosi sul letto.

"Mi sto solo preoccupando per te, sai, ha fatto quasi dieci ore di volo" ribatté lei.

"Se sapevi che avresti sentito la mia mancanza perché diavolo mi hai mandato qui?!" esclamò Jimin.

"Per farti diventare più indipendente, Jimin"

"E come ci divento se inizi a chiamarmi ogni tre ore?" si lamentò lui sbattendosi la mano sulla fronte.

"Ma è possibile che non apprezzi nulla, tu? Aish, sei assurdo" alzò la voce lei.

"Non volevo venire qui, mi avete costretto, vuoi che finga che non mi roda il culo decisamente tanto?" esclamò Jimin.

"Non utilizzare quel tono con me, sono tua madre, hai capito?!" quasi urlò.

Il ragazzo sospirò. "Scusa, sono nervoso"

"Ma perché? Com'è la famiglia?"

"Oh, la mamma sembra davvero gentile, il padre credo che arrivi tra un po' e uhm..." si morse il labbro, per poi abbassare la voce.

"E il figlio?" insistette la mamma.

"Il figlio ha due anni in più di me e...non sembra molto simpatico" disse girandosi a pancia sotto.

"Avrai tempo per conoscerlo Jimin, tranquillo" fece lei con una voce dolce.

"Sì, ma diciamo che non è iniziata proprio bene...staremo a vedere" annuì nonostante lei non potesse vederlo. "Ora però vado, tra mezz'ora dovremmo cenare"

"Va bene, io sto andando a lavoro"

"Buona giornata eomma" disse Jimin.

"Buonanotte a te, direi" rise leggermente, per poi attaccare.

Jimin appoggiò il cellulare sul comodino e tornò a sdraiarsi sul letto ad una piazza e mezza, decisamente comodo.

Si guardò intorno; in due ore aveva sistemato ogni indumento nell'armadio e dei libri e fumetti da leggere sulla mensola vicino al letto, lasciando la scrivania vuota per i libri che avrebbe preso per studiare.

Oh merda, la scuola...e quando inizia?!

Sbuffò sonoramente e si alzò dal letto, uscendo dalla propria stanza ed avvicinandosi alla porta chiusa di quella di Yoongi.

Per quanto odiasse dover interagire con lui, era un0informazione decisamente importante.

Prese un respiro e bussò alla sua porta con leggerezza, aspettando che il maggiore andasse ad aprirgli, ma non ricevette risposta.

Bussò ancora, stavolta con più forza, e finalmente sentì dei passi avvicinarsi alla porta, che subito venne aperta.

"Eomma, pensavo fossi andata a lav- oh...non sei mia madre" sbuffò Yoongi, squadrando il minore dalla testa ai piedi.

"Eh no" abbassò leggermente lo sguardo Jimin.

"Che vuoi?" fece il verde menta sfilandosi una cuffietta dall'orecchio.

"Ecco volevo...volevo sapere quando inizia la scuola, devo andare a prendere i libri prima che cominci, così posso sistemare le-"

"Dovresti sapere quando comincia la scuola, Jimin" lo bloccò Yoongi osservandolo attentamente.

εxcнαηgε [м.үg+ρ.נм]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora