Non ho mai pensato alle conseguenze delle mie azioni. Ho sempre creduto che essere figlia di ricchi imprenditori fosse una porta sul mondo. Una carta da giocare in qualsiasi situazione. Un ancora di salvezza. Beh, mi sbagliavo. Essere nell'élite non é sinonimo di superiore. Oggi il concetto base é stato chiaro e conciso.
- Dopo quel che hai fatto Lydia hai perso il mio rispetto come madre.- disse mia madre con il viso corrucciato. - Ho sempre pensato fossi una ragazza intelligente, dopo questo'ultima bravata,ritiro tutto quel che ho detto. Te ne andrai da tua nonna a Seoul. Qui in America fai troppo come ti pare. É ora di capire le regole dell'alta società. Tua nonna ti insegnerà cos'é il rispetto. - Finito di parlare mi diressi silenziosa in camera mia. La camera che ben presto avrei abbandonato. Aprii la porta e quando la chiusi crollai. Stanca delle pressioni esercitate su di me da tutti,stanca delle colpe che non avevo, stanca di coprire mio fratello Tae. La ribelle non ero io. Avevo coperto mio fratello con la direttrice della scuola, mi ero presa la colpa per aver danneggiato una finestra e rotto gli specchi nel bagno delle donne. Ero stata sgridata da tutti, nessuno aveva cercato di capire se davvero fossi stata io. Bisognava trovare un colpevole. Io ero nel posto sbagliato,al momento sbagliato. Mi ero torturata con pensieri contorti, negativi e sciocchi. Dopo poco avevo accettato la cosa. L'odio per i ricchi e per le persone importanti sarebbe cresciuto e avrebbe rubato spazio al mancato affetto di mia madre.
-Prepara le valigie Lydia. Papà ti porta in aereoporto. - Papà,un uomo d'affari importante e influente a livello mondiale trattava le persone come burattini nelle proprie mani. Nessuno della famiglia sapeva la parola amore o affetto. Nessuno di loro aveva sentimenti.
Quindi,non mi scomposi neanche quando prese tutti i vestiti da me preparati sul letto e li gettò nella valigia.
Lo ignorai da bravo soldato. 10 minuti dopo ero sola nel sedile posteriore con Wayton,l'autista, che sfrecciava per le strade New Yorkesi . Molte Ore dopo un altro autista mi conduceva nella casa di famiglia.
Qualcosa catturò la mia attenzione. Due ragazzi che camminavano dalla'altra della strada giocavano a imitarsi scioccamente.
-Jackson faremo tardi!Corri!- Il ragazzo dai capelli castani trascinò l'altro col cappellino via, zigzagando fra la folla di ragazze entusiaste.
-Oddio Jackson Wang e Mark Tuan!!! Omo!!!Omo!!! - una ragazza sfrecciò davanti alla macchina facendoci frenare di colpo.
"Ecco,ci risiamo,tieni duro; non scendere assolutamente dalla macchina."
-Signorina dove va?- Daeil,l'autista urlava di fermarmi,ma ero già troppo lontana dalla sua macchina per poter tornare indietro.
-Ehi! Per colpa vostra ho quasi investito una ragazza! Se non sapete gestire una folla di ragazze,beh evitate di uscire in strade così aperte! dodaeche geudeul-i saeng-gaghaneun salam? (Chi diavolo credono di essere?)-
-Ya! Ragazzina hai per caso mangiato veleno? Ce ne andiamo subito,quindi respira profondamente e assapora l'aria che ti circonda. Sicuramente è migliore di quella che esce dalla tua bocca.- Il ragazzo con il cappellino sorrise astuto.
- Essere inutile.- dissi voltando nella direzione dove ero arrivata.
D'un tratto una mano mi afferrò la spalla facendomi voltare. Era l'altro ragazzo quello dai capelli castani.
- Scusalo,non voleva essere scortese. É stata una lunga giornata per noi e lo stress porta a dire cose spiacevoli.- disse sorridente. - Io sono Mark Tuan, il membro più grande dei Got7. Piacere di conoscerti. Tu sei?-
- Lydia. Lydia Kim. - dissi voltandomi verso la portiera della macchina.
-Credo che ci rincontreremo Kim Lydia.- disse voltandosi verso la strada dove li avevo visti giocare.
Mark dei Got7.
Che voleva dire con ci rincontreremo?
Mentre i dubbi per la decisione di venire a Seoul mi assalivano,il grande cancello dell'entrata di casa Kim si apriva mostrando un ampio giardino con ciliegi in fiore da per tutto.
L'aria così candida fece evaporare ogni pensiero.
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My love who came from Seoul.
Fanfiction"Non ho mai pensato che Seoul potesse essere la mia salvezza. Un mondo nuovo,sconosciuto, intrigante. Un mondo che a malapena avevo sentito pronunciare. New York era ormai lontana anni luce dai miei pensieri. Seoul ora era il mio trono e lui , un ra...