Capitolo 8 - Forget them all.

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- Voglio andare via.- Dissi guardandola dalla porta.

- Kim Lydia, perché sei qui e cosa sono questi discorsi immaturi?- chiese finamente prestandomi attenzione.

In tutta la mia vita non avevo mai ottenuto attenzione da nessuno e non ero ancora in grado di gestire le cose che stavano succedendo.

Non ero mai stata in grado di ottenere la mia meritata libertà e quando nell'ottenerla mi sono trovata come una donna da conquistare per tre persone per la quale avevo stima, dimenticavo cos'era sentirsi libera.

Sentirsi tra tre fuochi era come sentirsi intrappolata nel caldo soffocante di un inferno personale.

- Tu mi odi e questo ormai è già appurato. Che ne dici di toglierti un peso e manarmi di nuovo alla mia vita distruttiva? Sarei felice di regalarti questa grande opportunità.- Mia nonna a quel punto aveva gli occhi persi. Sintomo della accurata ricerca della risposta più grudele da dare.

- Ho un'idea ancora migliore. - Disse rientrando ancora meglio nel mio centro visivo. - Che ne dici di un patto? Se fra 2 mesi sarai ancora di quest'idea ti permetterò di trasferirti in Giappone, li farai quel che vuoi. Deciderai cosa fare e io ti aiuterò. Se accetterai da domani inizierai a lavorare per una compagnia a scelta tua come modella o comparsa. Queste sono le mie condizioni.- Disse passandosi una mano nei capelli ormai grigi.

- Come potrebbe essere una soluzione? Mi stai dicendo che questa è l'unica cosa che posso fare?- Siamo matti? Modella? Comparsa?

- Ora vai ho bisogno di contattare una persona. Ci vediamo a cena per discuterne con tuo nonno.- Disse liquidandomi senza alcun ritegno.

Percorsi il corridoio pensando alla possibilità di accettare. "Come posso essere un'aspirante modella o anche solo una comparsa? Mi prendete in giro? Aishhhh! Praticamente mi ha detto che quella è l'unica possibilità."

Mi sentivo stanca. Andai dritta verso la camera e davanti ad essa ci trovai Sujong con le mani in tasca con lo sguardo agitato.

- Cosa vuoi adesso? Fammi passare.- gli dissi nervosa.

- Possiamo parlare?- chiese guardandosi le tasche dei Jeans che indossava sotto la camicia bianca.

- Non abbiamo nulla di cui parlare.- Dissi.

- Lascia che ti spieghi. Almeno questo me lo devi concedere o hai intenzione di comportarti da bambina come al solito?- La sua faccia si fece seria.

- Adesso sicuro non dobbiamo parlare di nulla. - Presi una bella rincorsa e scivolai dalla ringhiera della scala per poi fiondarmi come una fuggiasca verso il giardino. Li trovai l'autista di mio nonno che teneva aperto lo sportellone, come se già intuisse il mio desiderio di evadere.

- Andiamo alla YgEnt, grazie.-

Sentii Sujong in lontananza che urlava di fermarmi.

Non mi sarei fermata neanche se si fosse smontata pezzo per pezzo anche la macchina. Non volevo sentire le sue stupide spiegazioni.

Chiamai al telefono Mino che rispose subito.

- Yoboseyo ( pronto) ? -

- Mino oppa? sono Lydia.- Avevo la voce tremante

- Lydia dove sei?- Sembrava in allerta.

- Sono in macchina volevo prendere un caffè con te. Sei in studio? Dovrei essere li fra qualche minuto.- Dissi senza pensarci troppo.

- Si, sono in studio, ma, ti faccio entrare io di nascosto, così nessuno saprà che sei qui.- Disse. Sembrava che il suo sorriso attraversasse l'intera linea telefonica.

My love who came from Seoul.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora