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-Hai una meta in testa almeno? Sono 10 minuti che camminiamo senza dire una parola- mi disturba i pensieri Diego.

-Sei tu che hai voluto seguirmi. Mica ti ho invitato io- lo ammonisco, continuando a muovermi.

-Quindi mi stai dicendo che non sai dove stai andando? - ribatte sbalordito.

-Al momento sto solo cercando una panchina. Questi tacchi infernali mi stanno distruggendo i piedi-.

-Ne abbiamo già superate tre! - sbuffa.

-Ero sovrappensiero- borbotto.

-Ho visto...-.

Me lo immagino alzare gli occhi al cielo come avrei fatto io.

Sento i suoi passi farsi più veloci ed ecco che dopo pochi secondi mi raggiunge e rimane al mio fianco. Mi guarda per un po' e poi scoppia a ridere.

-Cosa c'è adesso? - domando un po'scontrosa.

-Hai tutti i capelli spettinati. Sei buffa, tutto qui- ridacchia.

-Non è un bel complimento- lo informo.

-Invece sì, perché nonostante, - fa un movimento con le mani- sei bella-. Ok...questo è un salvataggio sulla linea.

-Guarda là- mi sposta la testa per mostrarmi una panchina libera. Mi prende per mano e mi trascina con sé. Nel breve tragitto rischio di inciampare due volte, anche se riesco a rimanere in piedi solo grazie al sostegno di Diego.

Quando riesco finalmente a sedermi, non esito un attimo per slegare i lacci delle scarpe e sfilarle per trovare nuovamente un briciolo di sollievo. Mi gira ancora leggermente la testa, quindi mi metto comoda e chiudo gli occhi per qualche minuto. Respiro lentamente, beandomi di quel relax che trovi solo dopo averlo cercato e mi lascio trasportare dalle giganti nuvole cariche di pensieri.

-Sai...credevo che avrei fatto di più, prima di sposarmi-sussurro all'aria. -Invece non credo sia andata esattamente così- continuo.

-Cosa avresti desiderato fare? -.

La voce lieve di Diego mi fa sussultare: mi ero completamente scordata della sua presenza. Mi sento arrossire e mi pento di aver espresso ad alta voce i miei pensieri.

-Nulla-borbotto imbarazzata. Lui però è testardo ed insiste.

-Ormai hai lanciato il sasso. Non nascondere la mano. Cosa avresti fatto? -. Sento la sua curiosità nella voce, e mi ricorda molto il cuginetto di Marco.


-Non lo so...avrei osato di più. È come se mancasse qualche tassello che una volta sposata non potrà più essere aggiunto-.

-Non sposarti domani- è la sua proposta. Alza le spalle e si passa una mano tra i capelli.

-Fosse così semplice...-.

Passiamo un paio di minuti in silenzio, nessuno che osa che parlare. Poi sorrido e mi volto nella sua direzione.

-Quando ero piccola avevo una lista di ciò che avrei assolutamente dovuto fare. Era lunga e piena di cavolate. - sorrido al ricordo. -Tante le ho fatte, altre no-.

-Dimmene una- ridacchia.

-Avevo il sogno della moto. Mio padre aveva una Ducati quando ero piccola. Ho sempre sognato farci un giro sopra ma non mi ha mai portato. Un giorno ha fatto un incidente: è stato infortunato per 5 mesi. Era abbastanza grave. Quando si è rimesso in salute ha venduto la moto e non ci sono mai salita. Pensavo che l'avrei fatto con Marco, il mio fidanzato, ma lui non è il tipo adatto-.

-Un tuo desiderio è andare in moto?! Ma è banale- mi prende in giro.

-Non se vai veloce in autostrada- sorrido timida io.

-Dimmene altri- esclama eccitato.

-Ne ho tre al momento-.

-Dimmeli tutti. Aspetta però, prima devo fare una chiamata-. Estrae il cellulare dalla tasca e si allontana.

-Tu proprio oggi dovevi scegliere di intrufolarti qui, eh? - mi chiede finto scocciato l'uomo. Io lo guardo e gli sorrido maliziosa.

-Sei tu che hai avuto l'idea. Il mio era solo un desiderio- gli rammento.

-Andiamo, ce la fai? - sussurra.

-Sì, assolutamente-.

Il cancello non è eccessivamente alto, anche se ammetto che non è una passeggiata scavalcarlo con un tacco 10 e un vestito aderente in pizzo.

Lancio le scarpe dall'altra parte, dove Diego mi sta aspettando e mi metto all'opera per raggiungerlo.

L'erba soffice mi solletica i piedi nudi, e una scarica di adrenalina si diffonde nel corpo. Afferro le scarpe dalle mani del giovane, anche se non ho la più pallida idea di indossarle.

Entrare nel giardino della villa più grande della città è sempre stato un mio sogno. Ho passato anni ad immaginare, insieme alla fantasia di Giovanni, il mio ex migliore amico, di scavalcare il cancello ed entrarci. È il luogo più verde di tutta la città. Eravamo anche arrivati al punto di suonare ai proprietari per chiedere loro il permesso, ma non erano mai a casa.


I fiori sono ovunque, e nonostante il buio che ci circonda, si riescono benissimo a vedere i colori con le loro infinite sfumature. Il sentiero ghiaioso è delimitato da due strisce di ciottoli, e mentre Diego lo percorre, io continuo a camminare sul prato. Le luci della villetta sono accese, e capisco solo ora perché, poco prima, il mio accompagnatore mi ha commentato il tempismo. Distolgo lo sguardo dalla finestra, dalla quale mi pare provengano delle voci e riprendo a curiosare intorno. Una fontana a due piani è nostra complice in questa "missione prematrimoniale", il cui scorrere dell'acqua copre almeno in parte il rumore dei nostri passi.

Poco distante un roseto attira la mia attenzione. Corro in quella direzione e quando mi volto alla ricerca di Diego, non riesco a trovarlo. Urlo il suo nome, infrangendo quella quiete naturale, per realizzare solo dopo che, se Diego sentirà la mia voce, la sentiranno anche i proprietari del giardino.

Sognavo il vestito biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora