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-Tu sei completamente pazzo-.

Sono felice ed elettrizzata, e ringrazio Federica per aver trovato questo splendido ragazzo fuori di testa in quel locale, con il quale mi illudo di avere ancora diciott'anni.

-Metti una spunta sulla tua lista, Emma. Ora procediamo con il punto due-. Sorride e mi lascia andare la mano, che stringeva ancora senza rendersene conto.

-Dovrebbero essere già qui, però- borbotta, guardando il cellulare con un'espressione corrucciata.

Un rombo di un motore in avvicinamento però lo fa sorridere, facendogli scomparire quelle rughe che aveva in fronte. Riposa il telefono in tasca e mi guarda con un sorriso ebete.

-Credo che invece sia appena arrivato- si corregge subito dopo.

Un uomo a bordo di una Ducati monster 1200 rossa parcheggia a pochi centimetri da Diego, che guarda il veicolo incantato. Io non posso che imitare la sua espressione, siccome sono a mia volta ammaliata. L'uomo scende dalla moto con grazia e si rimuove il casco. Il ciuffo biondo si è spettinato, ma rimane ugualmente un bell'uomo. Ricambia il saluto di Diego e si battono il cinque.

Noto una certa somiglianza tra i due: gli stessi lineamenti del viso; il colore acceso degli occhi e una certa complicità. Sembra abbia qualche anno in più di Diego.

Mi avvicino al nuovo arrivato e lo saluto con un cenno imbarazzato del capo e un sorriso timido.

-È lei? - chiede il centauro, riferendosi a me.

-Sì. Lei è Emma, Emma ti presento mio fratello, Andrea. È venuto qua per farmi un favore che spero possa piacere a te come piace a me-. Sorride e i suoi occhi con lui.

-Vedi di non sfasciarmela o di farti male. Papà potrebbe prendersela con me- gli passa il casco che tiene in mano e ne tira fuori un altro dallo zaino nero che ha in spalla. Quest'ultimo lo porge a me, insieme allo zaino ancora capiente che prendo un po' confusa.

-Non andare troppo forte, coglione. Poi i soldi della multa sono sempre i miei- ci scherza su Andrea, e gli lancia il mazzo di chiavi.

-L'ultima regola sarà un po' difficile rispettarla. Grazie, bro-.

-Di nulla- gli fa l'occhiolino prima di girarsi e andarsene.

Io rimango in silenzio, aspettando che faccia o dica qualcosa il mio accompagnatore di questa sera. Lui si infila il casco e si gira a guardarmi.

-Cosa stai aspettando? Indossalo- indica il casco che ho tra le mani.

Non mi sono mai sentita così viva come oggi. L'autostrada è deserta, ad eccezione di alcune macchine che al loro sorpasso ci suonano e, presumo, ci imprecano contro. La lancetta dei


contachilometri segna i centodieci chilometri orari, ma continua a muoversi verso numeri maggiori. Mi stringo alla vita di Diego, cingendolo con le braccia e decidendo di mettere da parte la paura per lasciare spazio all'adrenalina. Per la prima volta in questa serata, mi dimentico delle mie amiche al locale, di Marco e che da domani sarò ufficialmente sposata. Un nuovo enorme passo nella mia vita, segnato simbolicamente da un anello inciso.

Dimentico tutto, per lasciare il posto ai ricordi che avrò di oggi. Raggiungiamo 120 km/h, si sale. Si accelera.

130, e mi immagino la voce di Martin Garrix: SI VOLA. 140, e smetto di guardare la lancetta.

Le luci dei lampioni sfrecciano rapide, e invece che singoli puntini di luce, sembrano una lunga linea ininterrotta.

Il battito del mio cuore è veloce, frenetico. Rafforzo la presa sul ragazzo e il mio corpo aderisce completamente al suo. Lo sento irrigidirsi, poi rilassare le spalle. E in quel momento vedo il suo polso ruotare ancora.

Ho voglia di gridare, far sentire al mondo quanto sono felice, perché sì: ora sono la persona più felice del mondo. Rido; rido con spensieratezza; rido con il cuore.

Ho sempre amato il rischio, e da oggi amo anche la notte.

Sussulto quando sento Diego urlare, ma realizzo subito che non è di paura per un imminente pericolo: è di adrenalina. Prendo fiato e urlo anch'io in questa notte speciale, lasciando che la mia voce si mischi alla sua.

Sognavo il vestito biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora