Batto nervosamente le mie dita sulle cosce mentre aspetto che Michael arrivi a casa mia. I miei polsi bruciano da quando mio padre mi ha minacciato ed il bisogno di prendere il rasoio è diventato quasi opprimente. L'unica cosa che mi ha distratta dal prenderlo era Michael. Rileggo costantemente le sue lettere ed i vecchi, messaggi che non ho mai eliminato. La lista delle lettere si stava allungando, un grande pacchetto trattenuto a malapena da un elastico.
Un bussare proviene dalla porta ed io scendo le scale con un enorme sorriso sulla faccia. Sto in piedi sull'uscio della porta dopo averla aperta e subito Michael mi rinchiude in un abbraccio. "Mi sei mancato, piccolo," sussurra, baciando le mie guance e la mascella.
"Mi sei mancato anche tu" dico io, la voce un rauco sospiro.Una volta che Michael è riuscito a staccarsi dalle mie labbra ci dirigiamo nella mia camera da letto, mano nella mano. "Allora," borbotto guardando giù ai miei polsi feriti, "immagino che dovrei più o meno spiegarti quello che ho detto nelle lettere."
Il mio ragazzo mi ti più vicino, sapendo quanto questo è difficile per me e io lascio uscire un respiro tremante appena lui dice "prenditi il tuo tempo, piccolo".
"Okay" dico, la voce bassa ed esitante. "E' iniziato il 29 settembre del 2011..."
I miei passi lasciano dei tonfi sordi mentre scendo le scale con i palmi scivolosi per il sudore. Posso sentire mio padre ridere ad una vecchia replica di Friends e non posso fare ameno di pensare: è un bene. Significa che è di buon umore. Quindi sarà più facile. "Um, papà?" sussurro una volta che sono sul tappeto, guardando i miei piedi.
"Si, Lucas?" risponde, girandosi verso di me solo per fissarmi, sorpreso dalla mia timidezza.
"io um-- Posso dirti una cosa?" chiedo a voce bassa, le parole a malapena in grado di vibrare dalle mie corde vocali irrigidite, strette dalla paura.
"Tutto quello che vuoi" mi dice con un sorriso.
Non ho mai saputo l'opinione di mio padre sui gay fino a che le successive parole volano dalle mie labbra e lui entra in azione. "Papà, sono gay."
I suoi occhi all'improvviso diventano freddi , ma con ardente rabbia che mi spaventa completamente. Lui perde la sua postura affabile quando inizia a venire verso di me di malumore, gli stivali da lavoro raschiano contro il pavimento lucido. "Cosa hai appena detto?" Domanda, sperando che non sia vero.
"Io-Io sono gay, papà," ripeto, questa volta le parole vengono fuori più forti, leggermente arrabbiate e scoraggiate. "Vuol dire che mi piace il cazzo. Vuol dire che mi piace quel dannato daddy kink* e che mi eccita una voce rauca piuttosto che un'irritante voce femminile. Vuol dire--" Sono interrotto a metà della frase da mio padre che mi afferra dal colletto della camicia e mi preme contro il muro, la mia testa sbatte violentemente contro di esso.
Guardo verso Michael, trovando il suo viso pallido e le lacrime mi fanno pizzicare gli occhi, le mani iniziano a tremare.
"Capisco cosa sei," ringhia. "Capisco che mio figlio è un malato reietto, un frocio. Non starò fermo a guardare," pochi secondi dopo mi ritrovo per terra, preso a calci in faccia e sulle costole. Lascio uscire un urlo di dolore, non aspettandomelo e, quando mi calcia di nuovo sulle costole, perdo tutte le fonti d'aria. Inizio a veder danzare dei puntini davanti ai miei occhi, e quando sputo sul parquet al mio fianco ci trovo delle tracce di sangue.
"Papà, per favore," lo supplico incerto, ma lui scuote la testa aggredendo ogni centimetro di me finchè inizio a respirare affannosamente ed a stringere le mie costole, le quali stavano bruciando di dolore. Lui poi sputa per terra vicino a me e se ne va, lasciandomi in una pozza del mio stesso sangue e delle mie lacrime.
"Q-quindi um," sussurro una volta che la storia è raccontata, non sono in grado di finire la frase prima di collassare nel suo abbraccio e singhiozzare nella sua maglia.
"Usciamo da qui, principessa," suggerisce e io annuisco con la testa appena ci alziamo dal mio letto e lui stringe le sue forti braccia al mio torso. Ci dirigiamo verso la sua macchina e non appena usciamo dal vialetto lui chiede, "Così ti piace il daddy kink, huh?"
Sono immediatamente grato che lui non abbia tirato fuori l'amaro della storia che gli ho appena raccontato, ma piuttosto abbia fatto una battuta sulle parti più leggere. "Si," confermo. "Solo non aspettarti che io ti chiami papino... di già**" ammicco, facendolo diventare rosso.
***
"Ho invitato Calum. Porterà anche Ashton. Va bene?" Michael mi chiede appena ci sediamo sul suo divano, con delle sode in mano.
"Si, va bene. Non parlo con Ash fuori dalla scuola da un po'," ammetto con aria colpevole e non appena Michael lo nota, dice "non ti preoccupare. Neanch'io sento Calum da un po', e quando lo faccio non riesce a smettere di parlare di Ashton".
Non posso fare a meno di sorridere e di sedermi in braccio a lui, strusciandomi contro la sua crescente lunghezza e facendolo gemere. Ghigno all'improvviso cambio di avvenimenti e mormoro "eccitato?".
"Un po'," replica con un altro rauco gemito prima di tempestare le mie labbra ed il mio collo di baci. Circondo il suo viso con le mie mani e premo le mie labbra bisognose sulle sue affamate, rosso ciliegia. "Dannazione, posso pomiciare con il mio ragazzo in pace?" Michael piagnucola quando un bussare riecheggia dalla sua porta.
Lascio uscire una bassa risatina alzandomi dal suo divano e, quando Michael sta per imitarmi, scuoto leggermente la testa e lo spingo di nuovo sul divano. "Ah ah," dico silenziosamente, come se qualcuno potesse sentirmi. "Tu hai bisogno di risolvere il tuo problema," dico e i miei occhi si abbassano sui suoi jeans, i quali mostrano un gonfiore abbastanza evidente. Vedo una sfumatura rossa tingere le sue guance, e le bacio. "Penso io alla porta. Solo... solo fai in fretta," ridacchio e lui annuisce, portando il suo fantastico sedere verso il bagno.
Soffoco una risata mentre vado verso il portone e lo spalanco, un po' nervoso. E se Calum fosse finito con l'odiarmi? Nonostante ciò appena vedo Ashton al suo fianco un sorriso prende forma sul mio viso. "Lukey!" urla sorridendo. "Mi sei mancato, amico. E' da un po' che non passiamo un po' di tempo insieme," osserva.
Annuisco "Siamo stati entrambi... occupati con il progetto, ah?" dico esitante, cercando di non arrossire.
"Sembra che tu lo sia stato. Hai i capelli da sesso e le labbra gonfie. Mi devi dire qualcosa?"
Mi lascio scappare uno strillo acuto e nascondo la faccia tra le mani. "Michael ed io non abbiamo fatto sesso! Non sono pronto per quello," squittisco ed Ashton mi da un giocoso pugno sul braccio con un ghigno.
"Ti sto solo prendendo in giro," giura prima di entrare in casa. Calum guida l'ignaro ragazzo verso il divano ed io li seguo. I due si siedono sulle poltrone reclinabili ed io mi sdraio sul sofà, aspettando che Michael ritorni.
"Cosa sono queste cose sul sesso di cui vi ho sentito parlare?" Il mio ragazzo chiede, entrando nella stanza proprio quando sono riuscito a non arrossire. Comunque non appena quelle parole lasciano le sue labbra, un rosso acceso tinge la mia faccia dal collo fino alla punta delle orecchie.
"Niente," dico velocemente e Michael alza gli occhi al cielo, venendo verso di me e sollevando le mie gambe prima di sedersi sotto di esse. Poggio la testa sotto le mie braccia, con i palmo che sostengono il ciuffo e noi quattro parliamo facendo battute senza senso per ore.
"Quindi quante lettere voi ragazzi vi siete scritti a vicenda?" Ashton chiede, guardando me.
Alzo le spalle. "Più di 30, più o meno," dico e quando guardo di nuovo verso il mio amico, il suo sguardo è puntato verso il miei polsi. Ciò mi fa sbiancare e smettere di respirare.
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A Loser's Letters *Muke* [Italian Translation]
Fanfiction"Kiss me, you Loser" "No problem, my red headed punk rocker" Una serie di lettere tra Luke Hemmings e Michael Clifford; due idioti australiani uniti attraverso un progetto di inglese. QUESTA È SOLO UNA TRADUZIONE, TUTTI I DIRITTI RISERVATI A @Lovel...