11. Brothers

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Alex Marquez era piuttosto soddisfatto di quel weekend di gara: certo, la quinta posizione non era ciò a cui aspirava, perché il podio e soprattutto il primo posto erano sempre ciò a cui puntava, ma in ottica Campionato quegli undici punti erano decisamente preziosi.

Inoltre essere riuscito a passare ogni secondo libero in compagnia di Anna lo aveva messo incredibilmente di ottimo umore, tanto che anche quella posizione, che solitamente lo avrebbe fatto imbronciare con una frustrazione e una delusione tutte sue, gli risultava ora piuttosto gradevole.

Joder... era proprio partito per lei.

Nascose un sorriso gongolante dietro la bottiglia d'acqua che stava bevendo, gli occhi fissi sulla TV a schermo piatto nella zona giorno del motorhome che condivideva con suo fratello: stavano trasmettendo uno stupido cartone animato che lui non si stava nemmeno sforzando particolarmente di seguire, la sua mente lontana su pensieri decisamente più piacevoli.

Quando una chiave appesa a un simpatico moschettone rappresentante un piccolo timone gli piovve in grembo, riscuotendolo dai suoi sogni a occhi aperti, Alex si girò a osservare suo fratello con un cipiglio confuso.

«Ho affittato uno yatch.» disse a mo' di spiegazione, scrollando le spalle e girandosi verso la cucina.

Alex corrugò la fronte e prese la chiave, alzandosi dal divano e raggiungendolo. «E quindi?».

«Volevo andarci per festeggiare un'altra vittoria, sai?» fece Marc vagamente, versandosi un bicchiere d'acqua. «Ma, a quanto pare, ho cantato vittoria prima del tempo.» Storse il naso in una smorfia delusa e infastidita: quel diciottesimo posto in classifica, che significava un bello zero a livello di punti, bruciava maledettamente, soprattutto perché, come al solito, aveva dovuto strafare ed era finito per terra. Inoltre adesso si ritrovava a essere quinto in classifica e questo faceva decisamente schifo.

Alex sospirò e gli poggiò una mano sulla spalla: conosceva suo fratello abbastanza bene da sapere quanto si stesse rimproverando per quel fallimento. A volte riteneva che Marc fosse un po' troppo duro con se stesso, ma sapeva anche quanto grande fosse il peso delle aspettative che il mondo aveva su di lui... un Campione così giovane, che aveva conquistato già sei titoli mondiali a soli venticinque anni. No, non era facile per niente.

A volte Alex riteneva che essere il fratellino di un Fenomeno come Marc fosse pesante... ma anche essere il maggiore dei Marquez non doveva affatto essere uno scherzo.

Sapeva benissimo, meglio di chiunque altro al mondo, quanto impegno e dedizione Marc mettesse nel loro lavoro, nella loro passione... in quella che era vera e propria vita. Non conosceva nessun'altro che ci mettesse così tanta energia, che dedicasse ogni aspetto della sua giornata a migliorare come pilota e a fare sempre meglio. E lo sapeva anche perché Marc, come lui e più di lui, aveva sacrificato tanto per arrivare dov'era: non aveva molti amici e non aveva una ragazza, il che per lui era quasi assurdo, perché suo fratello era una persona fantastica e Alex lo ammirava così tanto che non riusciva a capacitarsi di come potesse, a volte, essere così solo. Era una vita che si era scelto, certo... eppure questo non la rendeva più semplice da gestire.

«E' solo la seconda gara, Marc...» cercò di tirarlo su.

«Non è mai solo una gara, Alex, e lo sai.» rispose lui, poggiando le mani sul ripiano in marmo della cucina, le spalle curve. Sospirò e scosse il capo in un gesto frustrato. «Comunque,» aggiunse poi, tirandosi nuovamente su e passandosi una mano tra i capelli, «non credo dovremmo sprecare i soldi che ho speso per quel gioiellino ormeggiato in riva al mare, quindi...» Si girò verso di lui, poggiando i reni contro il mobile, un sorrisetto malizioso sulle labbra. «Perché non inviti la tua bella a fare un giro a largo?».

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