03 - do not touch me

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Raccontasti tutto alla signora. Di come hai visto morire i tuoi genitori sotto ai tuoi occhi, di come hai spinto il killer giù dalla tua casa, di quello sguardo che ti ha perseguitata per cinque anni e tutto quello che è successo dopo.

«[y/n]... io ti capisco... e sono qui per te. Mi dispiace così tanto, non meriti tutta questa sofferenza» sussurrò lei dolcemente, accarezzandoti. Tu avevi lo sguardo rivolto verso il basso e non avevi il coraggio di guardarla negli occhi, tanto ti vergognavi a piangere così miseramente. Ma era l'unica cosa che riuscivi a fare: piangere. Odiavi mostrarti debole — anche se lo eri davvero — ma non riuscivi a trattenere le lacrime.

«C'è dell'altro...» tirasti su col naso mentre ti asciugavi le lacrime e, finalmente, la guardasti negli occhi. «Lui... lui è tornato, è qui...» dicesti preoccupata mentre lei spalancava gli occhi. «E... e ti ha fatto qualcosa? Stai bene?» domandò l'anziana ancora più preoccupata di te, esaminando il tuo volto con le sue mani dalle quali, ormai, potevano intravedersi le vene.

Le prendesti dolcemente e le parlasti: «mi ha aggredita... ha circondato il mio collo col suo braccio e mi mancava il fiato. Ho tentato di liberarmi e ci sono riuscita, quindi sono scappata e sono arrivata qui.
Non ho la più pallida idea se mi abbia inseguito o no».
«Sei al sicuro qui» ti disse lei accarezzandoti i capelli.

«Mia... mia figlia è... è stata uccisa allo stesso modo» disse lei con voce tremante.
«Signora Reynolds...» sussurrasti tu, ma ti bloccò con la mano per continuare a parlare senza essere più interrotta.
«Lei, suo marito e le sue due splendide bambine... tutti massacrati allo stesso modo, nessuno sopravvisse» la vecchia cominciò a piangere disperatamente ma tu eri immobile, incapace di compiere un gesto di fronte alla sconvolgente situazione, poi continuò: «Tutti... avevano un sorriso intagliato che percorreva entrambe le guance... le bambine non avevano nemmeno gli arti».

Si mise le mani alla bocca per poi atterrare sulle sue ginocchia e piangere disperatamente.
«Io... io non volevo...» non terminasti la frase perché l'anziana sofferente ti aveva zittito in anticipo: «Taci!».

«La più grande... Mary Ann, era così bella... i capelli biondi come il grano e gli occhi di miele... E la più piccola... Oh, mia amata Winter... lei era uguale al padre, i capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo... ballava... PERCHÈ?» singhiozzava e urlava disperata. Non voleva farti parlare, no, doveva sfogarsi. Gettò all'aria tutto ciò che c'era sul banco accanto a lei urlando come se fosse indemoniata. La sua famiglia sterminata da un assassino senza cuore.

«Maledetto bastardo, figlio di puttana!» urlò a squarciagola, eri sicura che dopo poco non avrebbe avuto più voce. «E questa stupida... stupida biblioteca! Non serve a niente se non a ricordarmi dell'unica cosa che mi rendeva felice!» urlava e urlava sempre di più. Eri immobile ad assistere a quella scena pietosa. Non riuscivi a muovere un muscolo, talmente eri spaventata: quella donna era fuori di sè e non potevi fare niente.

«Nessuno... non ha risparmiato nessuno» sbraitò strappando le pagine di un libro, accovacciata sul pavimento e piangendo, chiamando invano il nome delle due bambine. «E Cara... la mia bambina!» sbottò alzandosi in piedi e buttando giù tutti i libri per bambini dallo scaffale.

«Signora Reynolds, si calmi!» urlasti dopo essersi liberata da quella sensazione di chiusura. Avevi il fiatone, non sapevi spiegartelo. I tuoi occhi [e/c] erano spalancati e fissavano la signora. Nel suo volto si formò un ghigno e, per un momento, ti ricordò lo sguardo spietato con cui quell'assassino uccise i tuoi genitori davanti a te.

«No. Non mi calmo. Lui ti ha risparmiata... quando dovevi morire anche tu!» sbraitò per poi cercare di buttarsi contro il tuo collo, ma tu afferrasti le sue mani e la guardasti dritta negli occhi, cercando di farla tornare in sé mentre urlava di lasciarla stare.
E, quando si calmò, si diresse verso il banco, dal quale si allontanò con un coltello affilato in mano.

In preda ad un attacco d'ansia, indietreggiasti cercando di spiegarle: «Signora Reynolds, no! Io mi sono solo salvata e... lei non è in sé, ha perso il controllo».

Ormai eri appoggiata al fondo dell'edificio, tra due scaffali contenenti i libri. L'anziana si avvicinava pericolosamente a te, col coltello puntato sul tuo esile corpo. «Come sono morti tutti, morirai anche tu» disse malvagiamente, una volta abbastanza vicina da colpirti. Anche lì, non riuscivi a muoverti, a compiere nessun tipo di movimento. Era una cosa che ti capitava spesso quando avevi paura: ti paralizzavi.

Alzò il coltello e fece per colpirti, stringesti gli occhi per non assistere al tutto e cercasti di premerti di più al muro, come se ti proteggesse, come se potesse fungerti da via d'uscita.
«Salutami tutti, [y/n]» disse spuntando sul tuo nome e fece per accoltellarti.

Apristi gli occhi: eri morta? No. L'anziana sputava sangue mentre veniva ripetutamente trafitta da una lama. «Nessuno la tocca fin quando ci sono io» sussurrò la voce che avresti riconosciuto anche tra una folla, solo per la matta rabbia che provavi nei suoi confronti.
«Adesso, va' a dormire, nonnina» sputò colpendola un'ultima volta, prima che questa si appesantì. L'assassino la prese e te la fece osservare: eri sconvolta, era successo una seconda volta.

Gettó la donna a terra come se fosse un rifiuto ed ti guardò come se avesse trovato una cosa quasi più preziosa della sua vita.
«Oh... [y/n], ti ha fatto del male?» disse accarezzandoti il volto. Tu non facevi altro che respirare faticosamente, rimanere immobile e passare lo sguardo dal cadavere al killer. La signora Reynolds, che era la tua unica amica, ha tentato di ucciderti in preda alla follia ma è stata assassinata davanti i tuoi occhi.
«Un attimo... non vorrei che sospettassero di te, mia cara!» sorrise spalancando gli occhi più di quanto già lo fossero. Si chinò e tracciò un sorriso sul volto della donna stesa al suolo.

«Fottuti sbirri» sussurrò sentendo le sirene sempre più vicine all'edificio.
Ancora non avevi parlato e non avevi intenzione di farlo.
«Vieni con me» ebbe sussurrato prima di strattonarti il braccio, tenendolo con forza. Ti liberasti facilmente: «Preferisco farmi arrestare piuttosto che seguirti».

Con estrema facilità ti riappiccicò al muro, la distanza era minima. Sussurrò tornando alla voce sadica: «E io preferirei ucciderti proprio qui, piuttosto che tenerti come peso e trascinarti dietro», puntandoti il coltello alla gola.

Senza sapere dove aver trovato il coraggio, lo incitasti a farlo.
«Mh... [y/n], così è troppo facile!» disse sorridendo spietato, per poi afferrarti dolcemente e portarti fuori da quel posto. E tu, seppur contro la tua volontà, eri costretta a seguire lo stesso mostro che cinque anni prima uccise i tuoi genitori.
Non potevi nemmeno descrivere la rabbia che rimontava dentro di te.

Ma non potevi nemmeno immaginare cosa ti stesse per succedere.


————
Buongiorno o buonasera.

Ahh, povera signora Reynolds. Ha fatto una brutta fine :'(

Vostra, crxows

Burn your soul [Jeff The Killer x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora