Ti alzasti più tardi del solito. La sera prima ti eri addormentata quasi subito; è stata una delle poche notti in cui finalmente sei riuscita a dormire. Tutto merito dei sonniferi.
Scendesti a fare colazione e, dopo aver fatto tutto, decidesti di andare in biblioteca. Era l'unico posto in cui riuscivi a stare tranquilla, leggevi il tuo libro preferito e ti immergevi nella sua storia, niente e nessuno ti avrebbe disturbato.
E, mentre ti ritrovavi davanti all'imponente edificio, un ricordo doloroso mischiato ad un altro ancora più dolore raffiorò nella tua testa.
Flashback
«[y/n], andiamo a dormire, dai!» disse tuo padre dolcemente per poi prenderti in braccio e metterti sulle sue spalle, come se lui fosse il tuo cavalluccio. Tua madre diede un bacio soffice alla tua fronte e ti accarezzò la guancia, augurandoti i migliori sogni.Il tuo papà ti porto nella tua cameretta, ti posò sul piccolo lettino e, una volta coperta, tocco il tuo piccolo nasino facendoti sghignazzare lievemente. «Papà, papà! La storia che mi piace tanto tanto!» dicesti agitando le braccia tozze e piccole all'aria, mentre lui si recava nella tua libreria a tirare fuori la storia che ti piaceva tanto tanto.
«C'era una volta, in un regno molto lontano...»
12 anni dopo...
«[y/n], scappa! Ti prego, salvati, combatti!» urlo a squarciagola il tuo paparino mentre un killer dalla faccia orribile gli puntava un coltello sporco del sangue di tua madre alla gola.
Eri immobile e piangevi disperatamente, non potevi parlare. Paralizzata.
«[y/n], per favore, figlia mia... va' via di qui! Lasciami stare e vattene!» urlava e tu spalancasti gli occhi mentre quell'assassino tracciava una profonda linea sul collo di tuo padre. Poi lo giró e lo appese al muro; impugno il coltello a mo' di penna e marchio il suo lindo volto con un sorriso, urlando un «ora sei bello quasi quanto me, vecchio bifolco!».«E... adesso è il tuo turno, troietta dei miei stivali!» ti guardò con uno sguardo sadico e cominciasti a scappare.
Fine FlashbackTrattenesti le lacrime e entrasti nella biblioteca. Prendesti il tuo libro preferito dalla borsa e ti dirigesti verso l'entrata. La gente che abitualmente andava lì ti avrebbe presa per pazza, a furia di vederti leggere sempre lo stesso libro.
Ma tu cosa ci potevi fare?
L'unica cosa che ti distraeva era proprio quella.«Buongiorno» salutasti in un sussurro la bibliotecaria, ormai affezionatasi a te.
In risposta ricambiò solo il saluto e fece la sua solita domanda: «come stai?». Era ovvio che tu le rispondessi che stessi bene, non volevi far preoccupare gli altri più di quanto già lo fossi tu.Prendesti posto alla tua solita panca affacciata all'enorme finestra e, prima di tirare fuori il libro dalla tua piccola borsa, ti affacciasti. Ti piaceva.
E ti immergesti nella lettura della tua storia, perdendoti nella sua trama e immaginando te all'interno di tutto. Chiudesti rammaricata il libro, dopo che lo avessi finito, come sempre piena di domande.
In poco tempo il buio prese il possesso del cielo e ad illuminare c'erano i lampioni, le insegne, i fari delle automobili che correvano avanti e indietro, tutte su due corsie diverse.
Stavi tornando a casa dal parco. Era questa la tua giornata: non facevi quasi niente.Passo lento, testa bassa e cappuccio al capo: tre cose che ti caratterizzavano e, quasi, ti rendevano unica.
In troppo poco tempo arrivasti sotto il palazzo in cui era situato il tuo piccolo appartamento. Facesti per aprire il portone ma, ad un tratto, ti sentisti osservata. Osservata come già ricordavi.Eri nuovamente paralizzata in preda ad un attacco d'ansia. Ansimavi e piangevi e non riuscivi a girarti. Col corpo invaso dal panico cercasti di spingere il portone ma, con una mossa furtiva, la persona che sembrava osservarti era addosso a te, col braccio legato attorno al tuo collo.
«Ma tu guarda chi si rivede, [y/n]!» sussurrò sadico al tuo orecchio mentre tu cercavi di ribellarti alla sua possente presa. Quella volta non aveva intenzione di lasciarti scappare.
Ti aggrappasti al suo braccio, quindi cercavi di liberarti con tutta la forza che poteva rimanerti.«Shh, hey, calmati! Sono solo venuto a ritrovarti!» sussurrò ancora più vicino al tuo orecchio. Ti provocò i brividi e per poco non gelasti sul posto, ma la voglia di togliertelo di dosso era alle stelle e non ci vedevi più dalle lacrime.
«D'altronde, mia cara [y/n]... devo portare a termine ciò che avevo lasciato incompleto, no?» questa volta parlò, appoggiando il mento sul tuo capo e stringendo sempre di più la presa al collo.Ti mancava il fiato ma non volevi morire. Non saresti morta per mano sua.
«NO!» urlasti e gli sferrasti un calcio allo stinco. Non sapevi da cosa provenisse quella forza ma, in quel momento, nulla importava se non togliertelo di mezzo, mentre la testa di si riempiva di domande, dolore e ricordi.«Però! Sei migliorata!» disse dopo essersi allontanato da te per il dolore. Il suo sguardo diceva una cosa: vendetta. E per cosa? Per averlo buttato giù dal tetto? Per non avergli permesso di ucciderti?
«Stai zitto!» sbottasti su di lui con tutta la rabbia che ribolliva dentro di te, pronta ad uscire fuori come un'eruzione vulcanica.«Calma, principessa! Calma» intimò lui divertito, Già, non gliene poteva fregar di meno di come tu stessi. Eri solo un giocattolino per lui; un giocattolo che non era ancora riuscito a rubare dall'asilo.
Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, scattasti come una saetta fuori dal condominio. Correvi più veloce che potessi cerando di seminarlo, senza una meta da raggiungere.
Flashback
«... troietta dei miei stivali!»
Fine FlashbackQuelle parole tornarono nella tua memoria ammalata di ricordi dolorosi e ció ti spinse a correre sempre più veloce, fino a che non decidesti di ritornare alla biblioteca che ormai chiudeva.
«Signora Reynolds, aspetti!» urlasti mentre sbattevi le porta della biblioteca alle tue spalle e ansimavi dal fiatone.
«[y/n], ma che succede?» domandò preoccupata l'anziana.«Credo... credo sia il momento che io le parli di una cosa molto, molto importante e la prego di capirmi. Mi offra alloggio questa sera... solo questa sera! Posso pagarla!» dicesti in fretta e furia, ma la vecchia ti fermò quasi subito: «con calma. Prima bevi un bicchiere d'acqua e, tranquilla, ti capirò, qualunque cosa vuoi raccontarmi. Vieni, siediti». Quella signora era l'unica persona tua amica. E le avresti raccontato tutto.
Tu, [y/n], dovevi sapere ancora un sacco di cose.
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Buongiorno o buonasera.Domanda: qual è il vostro libro preferito? Il mio è "l'occhio del lupo" di Daniel Pennac.
Vostra, darkvstories
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Burn your soul [Jeff The Killer x Reader]
Horror«Bruceró la tua anima come quel fuoco fece con la mia pelle» Dove Jeff the Killer, uno spietato serial killer, dopo cinque anni ritrova una delle persone che più ha odiato: y/n. -•- istruzioni: [y/n]: your name, il tuo nome; [y/s]: your surname, il...