The end - paranoia, my old friend

1.5K 71 25
                                    

Una sera qualunque, come tutte le altre matte sere - perché se matta eri tu, allora lo era tutto quello che ti circondava - tu ti rigiravi nel tuo letto in cerca del sonno, che da tempo non arrivava senza l'aiuto di qualche medicinale. Ormai ti ci potevi strozzare con quelle pillole, che erano più amiche della paranoia.
Poi ti giravi ancora: faceva caldo, eri scomoda, faceva freddo, sudavi, tremavi, spalancavi gli occhi nel buio e li richiudevi; le coperte fino a sopra la testa, poco fiato e ti riscoprivi... e poi i suoi occhi.

Una sera, i suoi occhi terrificanti non erano più un sogno.

Era venuto a farti visita dopo due settimane che eri stata dimessa. Infondo, si era ripromesso che sarebbe venuto a vedere come stessi, se per lui eri ancora gestibile e poteva farti ammattire ancora di più.

Era là, attaccato alla finestra, come un piccolo ragnetto. Di quei ragnetti che tu facevano paura, che se ti entravano dentro, morivi dopo qualche secondo. Era come se un peso ti si fosse appena levato di dosso, però: pensavi: «Stai calma, [y/n]. Fra poco sarà tutti finito».

Pensasti al suicidio parecchie volte, ma non sapevi come farlo. Non volevi morire dolorosamente, ma non avevi idea di come ucciderti senza provare alcun dolore. Quindi aspettasti lui e basta. Forse lui avrebbe esaudito il tuo ultimo desiderio.

Gli apristi la finestra, con la fronte grondante di sudore e ciocche di capelli [h/c] appiccicati alle tempie e alla nuca. Una certa arietta ti fece chiudere gli occhi ed era come se la stessi respirando per l'ultima volta. Poi apristi gli occhi e lo guardasti negli occhi.

Lui ti guardò diversamente. Era uno sguardo profondo, come se stesse metabolizzando ciò che ti aveva fatto e chi ti aveva resa. Come se si fosse reso conto per la prima volta di tutto il potere che aveva.

Ti aveva tolto tutto in due soli colpi, con una furbizia estrema. I tuoi occhi [y/n] luccicavano, e lo imploravano di metterti a terra. Trovasti la misteriosa forza di parlare, con quella voce che ormai ti mancava: «Ora, veloce e indolore. Se non lo fai tu, lo faccio io».

Ma lui si limitò prima ad accarezzarti la guancia. Ti bruciò, anche l'acqua ti bruciava. Anche una piuma, anche il solletico.
Ti faceva paura il tatto. E se non ti avesse fatto paura, ti avrebbe dato fastidio, ti avrebbe fatto male.

«No. Non voglio.» rispose, serio, sebbene ti fu difficile capirlo a causa del suo perenne sorriso. Eri serena. Lui aveva dato inizio a tutto, e lui avrebbe dato fine a tutto. Sorridesti, pensando a  quanto fosse stupido il fatto che si fosse intagliato un sorrisone insanguinato.

Si permise di entrare, tu indietreggiasti continuandolo a guardare negli occhi. Aveva la sua solita lama impugnata, ma ormai non ti faceva più paura.

Eri succube di quella lama. Non vedevi l'ora che ti trafiggesse e ti strappasse alla vita velocemente, come avevi desiderato da tempo.

Così la sfilasti dalle sue mani e te la puntasti al petto, mentre continuavi a fissarlo tranquillamente. Spingesti, ma lui trasse indietro l'arma e ti afferrò per il colletto.
«Ho detto che non voglio» disse, ma tu continuavi a guardarlo dritto in faccia, cercando di fargli capire che la tua volontà prevaleva sulla sua in quel momento.
Morire: la soluzione migliore, semplice ed efficace. Porre fine alle proprie sofferenze proprio quando non si ha più nessuno e niente.
Chi si sarebbe dispiaciuto? Cosa ti saresti persa? Cinque anni erano bastati per rovinare completamente la tua vita. Era come se avessi vissuto cent'anni al buio.

«Cent'anni al buio...» sussurrasti. Poi riprendesti il coltello dalla sua mano e con tutta la forza che il mondo poteva darti, dicesti le tue ultime parole: «Io, oggi, voglio».

Un grido di libertà. Il veleno che si libera dalla tua bocca come nei film. Il sangue rosso  che sgorga come un fiume in piena. Pietre sulla testa e buio agli occhi; quindi sei pesante, e ti accasci. Oggi hai voluto.
La strada sempre più luminosa, e la tua amante, la paranoia, cammina al tuo fianco.
Facci l'amore per sempre, ché quella è l'unica amica che hai avuto.
Un treno che passa sfrecciando, e la luce ti investe; non sei più pesante, sei leggera. Oggi voli, libera da ogni paura, libera dai fantasmi. Un acido che cammina sul pavimento, e tu che accogli il freddo nelle tue membra. Un solo colpo al cuore.

Un solo colpo al cuore.
E lui, per una volta pentito di essere ciò che è, con gli occhi lucidi puntati sul tuo corpo.
Ora sa di cosa è capace.
Il momento scompare, e lui, con la mente, ha ammazzato un'altro ragazzo, torturandolo come ha fatto con te.

Poi lo riguarda mentre si ammazza davanti a lui e si ripente, ma è un ciclo continuo.
Un assassino immortale e la sua eterna strage.

Fine.

Buongiorno o buonasera.

Dopo sette mesi questa storia doveva finire, no?
Parte tutto a settembre 2018, c'era mia nonna a casa mia per una settimana che tornava dall'albania, e in me si riaccende una piccola fiamma. In poche parole, mi prende la passione per le creepypasta dopo quasi due anni.
Sono soddisfatta di questa storia, nel senso di com'è venuta. Meno soddisfatta dei tempi😅, ma sono un po' particolare: se non pubblico, trovo la scusa della scuola; se non c'è scuola, mi annoio; se sono ispirata, scrivo poco perché preferisco continuare ad immaginare.
Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno tenuto questa storia in biblioteca, quindi hanno riposto fiducia nei miei aggiornamenti; tutti quelli che mi hanno supportata. Siamo a quasi 2k letture😱!

Vi voglio bene.

Prima di salutarvi, ho da dire un paio di cose:
- se volete, seguitemi sul profilo wheatvfields
- se volete, seguitemi su anyssacolucci su instagram, c'è della bella roba e ultimamente mi è presa la passione per le poesie;
- ho revisionato la storia dopo aver notato parecchi errori di battitura e ortografia. perdonatemi! 

Vostra,
darkvstories.

Burn your soul [Jeff The Killer x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora