07 - new skin, new nightmare

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Nel buio del tuo sonno, avesti sogni terrificanti. I tuoi genitori, indignati dal tuo comportamento, schifati dalla tua pelle: tu, che non hai saputo combattere, avevi l'ira dei tuoi cari che ti avvolgeva come fiamme.

Ira, perché tu avevi avuto un'altra possibilità.
Il tuo destino era un altro, già segnato, la morte incombeva su di te e tu l'avesti sfidata. Questa, forse, ti avrebbe perseguitata fino al momento giusto, quello di pura insanità, e la tua sarebbe stata la peggiore delle morti.
Perché no, non bastava che tu avessi sofferto: e allora il triplo del danno ti sarebbe stato inflitto, perché eri stata risparmiata e tante altre persone, più meritevoli di vita, erano morte al posto tuo.

Nel sogno o, meglio, incubo, i tuoi genitori avevano sputato la cruda verità sul tuo, ormai, fragile corpo e ti avevano distrutta, dicendo quanto si vergognassero di quanto fossi debole. Dal coma ti risvegliasti, notando il tuo corpo interamente fasciato. Fu la settimana peggiore della tua vita, fra sedativi che servivano a calmarti, tra la pelle sottile che ti bruciava, tra i ricordi di quella notte infernale che non osavano abbandonare la tua mente.

Quando ti ebbero dimessa non eri nemmeno più come prima che tutto quello che succedesse. Se prima, a quindici anni, avevi perso solo un po' della tua sanità, ora eri completamente matta. Non riuscivi a stare cinque minuti senza girarti attorno, perché qualsiasi rumore ti spaventava a morte e lasciarti sola non era affidabile. Non avevi nemmeno la biblioteca, perché tornarci era impossibile e il solo ricordo ti faceva crollare. Ormai eri bianca [1] come un fantasma e guai se uscivi dal tuo rifugio! Avresti spaventato tutti i bambini del parco in cui eri solita andare, avresti allarmato chiunque. Forse avrebbero anche potuto scambiarti per lui! Rinchiuderti perché quelli simili a lui fisicamente, poi erano solo suoi seguaci; vivere nel buio, nella solitudine più totali perché... perché sì. Era il tuo crudele destino.

Lui ti aveva aspettata per tutto il tempo, bramandoti, ammirando il capolavoro che aveva appena creato. "Ora sei perfetta..." una volta entrò nella tua stanza, prima facendo strage, e sussurrò al tuo orecchio quelle parole. Poi scappò, trovando rifugio in case di sventurati che uccise senza pietà, senza nemmeno pensarci. 

Cercavi di dormire, una sera, ma non riuscivi a chiudere occhio per via di quella sensazione orribile che ti invadeva da cinque anni: ti sentivi non osservata, non scrutata, no: qualcuno ti stava fissando e stava attendendo il momento giusto per attaccarti, per infilare i suoi artigli affilati nella tua fragile pelle e fare di te la sua schiava psicopatica, che obbediva ai suoi ordini, che uccideva sotto il suo comando. 

Non sapevi più su che lato del tuo letto girarti. A destra c'era la finestra e, paranoica, pensavi che non appena avessi aperto gli occhi, avresti incontrato i suoi che tanto di terrorizzavano. A sinistra c'era il muro e lì, invece, anche ad occhi chiusi avresti sentito il suo sguardo bruciarti sulla schiena, e magari attaccarti, finalmente ucciderti. Ma cosa poteva più spaventarti di una lama, se troppe volte la avevi già percepita trafiggerti la carne, sfinendoti completamente?

Le tue ferite erano rimarginate, avrebbe detto chiunque. Solo cicatrici, che un po' stonavano esteticamente. 
Solo cicatrici che alla minima visione ti facevano vomitare per quello che si nascondeva dietro di esse; da cosa erano state procurate, da chi.

Ti immaginavi, in un futuro che per te mai sarebbe esistito, di poter conversare col figlio, o con la figlia, che tanto avevi desiderato sin da bambina. Lui avrebbe scorto quei marchi indelebili e te ne avrebbe chiesto la storia. Tu cosa avresti risposto? "Sai, tesoro. Un figlio di puttana ustionato, ancora a piede libero, usava tormentarmi e ficcarmi quei coltelli, con cui taglio le tue magnifiche torte di compleanno, dove voleva lui!" era quello che pensavi. Se avessi avuto la giusta forza, il giusto coraggio, le giuste palle, allora gliele avresti sputate in faccia quelle parole, sì! a quel figlio di puttana ustionato.

Ora, che non tanto t'importava di quello che potevi pagare - sinceramente, nemmeno lo sfratto ti spaventava come faceva lui -, non riuscivi a non barricarti in casa con qualsiasi luce accesa. 

Quella sera, si diceva, provavi a dormire, ma nulla potevi. Ti giravi e ti rigiravi, nella speranza che quel presagio si dissolvesse. Ma, tanto, anche se fosse successo, che avresti preso sonno, ci sarebbero stati i tuoi amici incubi. Esatto! Che se non c'era la paranoia, che ti faceva passare notti insonni, c'erano quelle orrende visioni notturne. Ti bastava balzare una sola volta dal letto, appoggiare i piedi al freddo pavimento e temere che lui fosse lì.

Eri completamente pazza, ammattita. Nulli erano i tentativi di andare avanti, di cercare di superare, di pensare che prima o poi tutto sarebbe passato. Ma, ora, non potevi fare altro che attendere che avvenisse ciò che il destino aveva deciso per te, nella paura più oscura. 


[1]: Mi attengo alla descrizione fisica di Jeff The Killer, che la sua "trasformazione" sia possibile o meno.


Buongiorno o buonasera.

Con più o meno due mesi di ritardo e una promessa non mantenuta, rieccomi tornata con un capitolo di passaggio, niente di pronto e con una matta voglia che la scuola finisca.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

Vostra,
darkvstories.


Burn your soul [Jeff The Killer x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora