[four]

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era veramente una giornata da piscina, ma lo sapevano in tanti che la piscina non è il mio luogo preferito.
la piscina era privata, apparteneva a un'amica di mia madre che era in vacanza e che aveva lasciato le chiavi ad un'altra sua amica.
quando io e mia madre entrammo nel giardino dov'era situata la piscina, vidi che eva, con suo figlio anton e i suoi due cugini erano già là.
c'era un'altra amica di mia madre stesa su un lettino con degli enormi occhiali da sole posati sul naso,era diana; e su un altro lettino, un po più all'ombra, stava steso un ragazzo intento a smanettare con il suo telefono.
aveva i capelli nerissimi e una soffice frangia gli copriva gli occhi.
notai che era molto pallido.
il naso era un angolo di tipo sessanta gradi e le labbra erano serrate in una linea dritta.
ed era altissimo.
salutai gli adulti e rivolsi un sorriso ai bambini che si schizzavano nell'acqua fredda.
appoggiai il mio zaino vicino a un lettino, mi tolsi scarpe, gonna e
t-shirt e mi sdraiai con il mio libro tra le mani, pronta a passare tre ore così, forse avrei anche ascoltato un po di musica.

passarono alcuni minuti, e senza accorgermene, le parole che stavo leggendo smisero di formare immagini nella mia mente e non avevano alcun senso. mi resi conto che mi ero distratta e che non ricordavo cosa avessi letto nelle ultime dieci righe.
stavo ascoltando mia madre che parlava con le altre.

"-allora cosa ci fa questo bel ragazzo qui?-"

"-ah, è il figlio di una mia amica molto cara che vive in corea, ha scelto di studiare qui visto che gli piaceva il posto, ed è anche un'occasione per migliorare il suo italiano-"

alzai lo sguardo verso quel ragazzo, che era rimasto identico a prima.
poi sentii la presenza di qualcuno vicino a me.
automaticamente abbassai gli occhi.

-vai in acqua e nuota un po-

-non posso continuare a leggere?-

-forza vai un po in acqua-

ovviamente è impossibile contraddire mia madre.
chiusi il libro e mi alzai, sentendo già la mancanza del lettino.
camminai velocemente verso la piscina e scendendo gli scalini cercai di non far vedere che avevo freddo. feci un po di avanti e indietro nell'acqua, sentendomi un'idiota solitaria. uscii subito dopo.
scacciai le parole di mia madre con un "sono andata in acqua, basta e avanza così" e mi stesi al sole, aspettando che i raggi solari mi asciugassero la pelle.

presi il mio telefono e le cuffie e cliccai su "riproduzione casuale". partì kyoto di skrillex, e pensai che stranamente il mio telefono aveva fatto la scelta giusta per una volta. spostai l'ombrellone in modo che mi facesse ombra, sperando di non essermi già bruciata.
fissai anton che giocava con la palla nell'acqua con i suoi cugini. avranno tra gli undici e tredici anni.
almeno loro si divertivano, e non stavano sprecando le loro ultime giornate di vacanza annoiandosi.
poi, quando i miei occhi, non so neanch'io perché, andarono verso il moro, incontrai il suo sguardo.
il mio cuore perse un battito.

"per favore, non fare brutte figure" pensai.

aveva degli occhi semplicemente bellissimi.
scuri, grandi e a mandorla.
ho sempre avuto una fissa per le persone orientali, non lo so perché.
distolsi lo sguardo e osservai una notifica immaginaria sul telefono.
cercai di pensare alla canzone che stavo ascoltando, "hit the light" dei metallica.
mi ricordai di quando, in camera con le mie compagne di pallavolo, avevo deciso di mettere la sveglia alle 6:30 (le altre volevano alzarsi alle 6:45). doveva essere una sveglia discreta, dovevo sentirla solo io.
pensai che mettere "hit the light" mi avrebbe svegliata, ma quando aprii gli occhi alle 6:40 erano tutte incazzate con me.
capii in quel istante che uno, non avevo sentito la sveglia, e due, le altre invece l'avevano sentita eccome.
si chiedevano perennemente chi in questo cavolo di mondo usasse del metal come suoneria della sveglia.

gone. [yugyeom]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora