[seven]

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mi avvicinai allo scaffale e lo aprii. rimasi ferma a fissarlo per alcuni minuti, non sapevo bene quello che stavo facendo.
la mia attenzione fu catturata da una bottiglia di jack daniel's tra le tante altre bottiglie che stavano su quel ripiano e la presi in mano.
mi alzai e andai a prendere un bicchiere che in seguito riempii con l'alcolico.
mi sedetti su una sedia, ero sola a casa e avevo quel bicchiere, forse troppo pieno, in mano e lo stavo fissando. non pensavo, nella mia testa c'era solo il vuoto.

forse avrei dovuto pensare a quello che stavo combinando.

lo stavo facendo per soffrire di meno quando avrei fatto quella cazzata, o per non fermarmi quando sarei stata sul punto di farla?

avvicinai il bicchiere alla bocca e inghiottii il whisky, era difficile da mandare giù e mi bruciava il petto.
sentivo le lacrime scendere e bagnarmi le guance man mano che finivo il contenuto del bicchiere, ma non ci facevo caso.
cristo, mi sentivo così debole e stupida, e lo ero, eccome se lo ero.
non sapevo se la causa della mia pazzia era che non ne potevo più del mondo che mi circondava o che non sopportavo la vita che mi ero costruita.
forse per tutti e due i motivi, ma di una cosa ero sicura: avrei distrutto ciò che ho da sempre costruito come se fosse un fragilissimo castello di carte.
andai in camera mia e spalancai la finestra, osservando la buia strada illuminata solo da qualche lampione. salii sulla tavola, il cuore mi stava impazzendo e mi sentii formicolare le mani.
un brivido percorse la mia schiena mentre guardavo in basso, vedevo tutto sfocato per via dell'alcol.
chiusi gli occhi e con fatica cercai di convincere il mio corpo a muoversi, a fare un passo in avanti.
niente da fare, rimanevo lì, sul bordo della finestra, tra la mia camera e il vuoto, completamente immobile. avevo paura.
avevo veramente molta paura.
quando sentii il vuoto sotto i miei piedi il cuore quasi mi esplose nel petto.

mi svegliai con gli occhi che mi bruciavano e le guance rigate dalle lacrime.
la sveglia non era ancora suonata, mancavano ancora ventidue minuti alle 6:30.
avevo avuto così tanta paura, quel sogno era decisamente troppo realistico e io ero ancora sotto shock. veramente il mio cervello era capace di inventarsi cose del genere?
restai nel letto a pensare a come sarebbe andata la giornata, non ero troppo in ansia, ma sapevo che sarebbe iniziato il periodo peggiore dell'anno: quando ci si alza presto per andare a scuola e che il cielo è ancora scuro, quando bisogna mettere cinque strati di felpe per non morire assiderati, quando i capelli prendono forme assurde a causa dell'umidità o quando piove e bisogna tornare a casa a piedi.
presi il telefono e disattivai la sveglia, non avevo niente da fare quindi feci colazione, bevvi tanto caffè e mi preparai.
misi la maglia degli AC/DC, dei jeans larghi a vita alta e le vans.
presi la cartella, chiavi e cuffie e svogliatamente aprii la porta di casa.

quell'anno aveva fatto freddo subito, infatti quando settembre aveva rimpiazzato il caldo agosto, l'aria si era subito fatta più fredda e
pungente; mi gelava le mani e la punta del naso ed era come se mille aghi mi stessero trafiggendo la faccia.

arrivai davanti al cancello della mia scuola, era completamente deserta.
erano solo le 7: 11 e normalmente i corsi cominciavano alle 7:55.
mi sedetti su una panchina con la musica sparata nelle orecchie e gli occhi puntati sulla strada desolata.
pian piano arrivarono delle persone, ma era tutta gente che non conoscevo o con cui non valeva la pena parlare.

gone. [yugyeom]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora