Mi giro, sdraiandomi con la schiena sul fango.
Non m'interessa se i capelli si sporcano, sono corti, da ragazzo: come il mio nuovo nome e la mia nuova identità.
Apro la bocca più che posso, cercando di bere più acqua piovana possibile.
Stavo morendo. Ne ero consapevole, ne ero certa.
Della mia carnagione di porcellana non è rimasta traccia, la mia pelle adesso è di un colore malaticcio, sporca, come gli stracci che indosso.
Le bende che mi coprono il petto sono forse l'unica cosa intatta su di me, ma sotto di esse di vedono bene alcune costole e la pancia ormai totalmente assente.
Non sono riuscita a rubare niente, adesso che non ho forze sono finita. Riesco a malapena ad aprire la bocca... Tutta colpa della maledetta ferita che brucia e scava dentro di me anche adesso.
Avvicino la mia mano alla clavicola, proprio sul punto in cui c'è la ferita, la tocco delicatamente e allontano subito le dita, colta da un forte dolore.
Poi vengo avvolta dal sonno, perdo le poche energie che ho e perdo i sensi.Apro gli occhi, sopra la mia figura vedo un uomo, mi guarda, i suoi occhi pieni di tristezza sembrano illuminarsi per un momento.
<Sei ancora viva.> Sussurra, poggiando poi una mano sulla mia guancia, pulendola leggermente dal fango.
Mi solleva, mi stringe a sé mentre perdo di nuovo i sensi.
Quel dondolare però sembra davvero rilassante...Apro gli occhi, stavolta però rimango sorpresa: c'è un tetto sulla mia testa.
Il dolore alla mia ferita è diminuito, mi sento meglio, mi sento pulita, sento di indossare dei buoni vestiti.
Cerco di mettermi seduta, ma delle mani me lo impediscono:
<Sta ferma, sei troppo debole.>
Dice l'uomo dietro di me, lo sento alzarsi e sedersi poi accanto a me: i capelli bianchi gli arrivano poco sopra le spalle, un ciuffo si fa spazio sul suo volto, quasi in contrasto con gli occhi grigi e scuri, al di sotto delle labbra, proprio sul mento, una leggera barba, sembra trattata con cura.
<Dimmi come ti chiami se ci riesci.> Dice l'albino, gli occhi fissi sui miei, vuoti.
<Ayato...> Sussurro, l'albino sembra colto un attimo di sorpresa.
<Non hai un cognome?> Chiede.
<Sono solo un t-trovatello...> Mi guarda un istante negli occhi prima di rispondermi: <Va bene, trovatello. Bevi.> Dice, avvicinandomi una scodella piena d'acqua fresca al volto, che solleva leggermente e inclina abbastanza da farmi bere.
<Io mi chiamo Renji Yomo, sono a capo della Shinsegumi. Quella in cui ti trovi è la mia camera, starai qui fino a quando le tue condizioni non miglioreranno. Il resto lo decideremo più avanti, Ayato.> Mi volto leggermente verso di lui: <Perché mi ha salvato, Yomo-sama?> Chiesi, con occhi spenti.
<Non potevo permettere che qualcuno morisse in questo modo, non quando potevo fare qualcosa per evitarlo.> Chiude gli occhi, quasi come se si concentrasse maggiormente.
<Grazie.> Dico, crollando nel sonno.Passò almeno una settimana prima di potermi rimettere seduta, la compagnia dell'albino era silenziosa, ma cercava di essere amichevole nonostante il suo carattere taciturno, gli ero grata per questo.
Un dottore veniva ogni giorno per visitarmi, aggiornandolo sulle mie condizioni, su cosa fare per aiutarmi a riprendere peso.Quel periodo, durò circa un mese.
<Trovatello, dovresti entrare a far parte della Shinsegumi.> Disse, all'improvviso. Alzai lo sguardo e sgranai gli occhi:
<Posso d-davvero?> Chiesi, incredula.
<Hai altre possibilità? Qui avrai una casa, compagnia e del cibo. Ti farò assegnare una stanza e un maestro dell'arte della spada. Se non ti reputi in grado di uccidere qualcuno, dimmelo adesso.> Disse severo, immagino che fosse la cosa migliore che potesse fare per me.
<Io mi sento in grado, la ringrazio.> Dissi abbassando il capo.
Il giorno dopo, venni trasferita in una delle camere e conobbi Kotarou-san.
Per un po' ho pensato che la compagnia di Yomo mi mancasse, ma mi sono resa conto di essere in errore.
Io non lo avevo conosciuto veramente in quel breve periodo, come lui non aveva conosciuto me anche se era riuscito a scavare più a fondo.Lui si era già innamorato di me.
L'uomo che mi ha salvata quando non avevo neanche la forza di piangere, l'uomo a cui devo dare una risposta proprio domani.
È passato un anno ormai da quando mi ha chiesto di sposarlo, io mi ritrovo a pensare ad eventi di due anni fa.
Non tutti i ragazzi della Shinsegumi mi hanno perdonata per non aver detto loro la verità, ma sono stati tutti d'accordo con Renji.
Neanche Kotarou mi ha perdonata, soprattutto quando ha scoperto che ero più grande di lui.
Io e Renji invece... Abbiamo iniziato a conoscerci meglio.
Ci siamo visti quasi tutti i giorni durante quest'anno, giorni in cui abbiamo semplicemente parlato. Il gesto più azzardato che faceva era prendermi la mano o accarezzarmi la testa, è sempre stato delicato con me, rispettandomi e non facendomi fare niente contro la mia volontà.<Tutto bene, Aya? Sembri persa.> Mi chiede adesso, stiamo passeggiando nei giardini che circondano il mio nuovo alloggio, accanto quello di Touka-chan, una ragazza adorabile che ho imparato a conoscere.
È innamorata di un ragazzo della Shinsegumi di nome Kaneki, sembrano avere intenzioni serie, sono davvero felice per loro.
<Scusami, stavo riflettendo. Non mi hai detto qualcosa, vero?> Chiesi, leggermente in imbarazzo, riesco a distrarmi più facilmente di quanto immaginassi.
<Ti ho solo chiesto se ti va' un tè.> Dice l'albino, ridacchiando.
È così carino quando ride, nei pochi momenti in cui lo fa, rimango a fissarlo per conservarne il ricordo. Lo farò ridere più che posso.
<Va bene. Però lo preparo io. Vieni Renji.> Dico, prendendogli la mano e trascinandolo verso il mio alloggio, dove lo faccio accomodare. Dopo poco tempo gli servo un bicchiere di tè verde e inizio a sorseggiarne un po' anch'io dal mio.
<Renji, perché durante quest'anno...> Iniziai, attirando la sua attenzione.
<Non ti sei mai... Fatto avanti?> Alla mia domanda sembrò andargli di traverso il tè che stava sorseggiando.
Tossì leggermente, mentre arrossiva.
<S-sono cose che si fanno dopo il matrimonio.> Disse, con le guance vistosamente rosse.
Ridacchiai guardando la sua espressione, feci ridere anche lui poco dopo.
<Mi tocchi a malapena, per prendermi per mano sembri chiedermi il permesso! Fingevo di essere un ragazzo, entravo e uscivo dagli spogliatoi... Puoi prendermi la mano quando vuoi.> Dissi sorridendo, mi guardava con gli occhi spalancati incorniciati dal rosso delle sue guance.
<Dov'è finita l'audacia di quando hai chiesto la mia mano, Renji?> Mi avvicinai, sedendomi proprio davanti a lui.
<Io voglio trattarti com'è giusto. In più non so ancora se vuoi sposarmi o meno, quindi io non-> lo interrompo, poggiando le mie mani sul suo viso e avvicinandolo al mio.
<Io voglio sposarti, Renji Yomo.> Dissi, col sorriso in volto, per poi lasciargli un leggero bacio sulla punta del naso.
Sorrise, il sorriso più bello che gli abbia mai visto sul volto, adesso rosso.
Si avvicinò baciandomi la fronte: <Benvenuta, Aya Yomo.> Disse, abbracciandomi, facendomi accoccolare sul suo petto.~
Ed eccola qui signore e signori! La seconda parte dello speciale!
Grazie per il supporto e scusate per il ritardo.
Se vi interessa, ho anche revisionato il primo capitolo.
Buona lettura, stay safe~Ladonnainvisibile
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I'll protect you. • Renji Yomo • Tokyo Ghoul
Fiksi Penggemar[IN REVISIONE, di nuovo] Perché dovresti leggere questo libro anche se non ti interessa Renji Yomo? Facile. È come se stessi aggiungendo un pezzo di storia a Tokyo Ghoul, non deve per forza piacerti Yomo per apprezzare. Detto questo, buon divertimen...