CAPITOLO 15

4 0 0
                                    

"So cosa vuoi dirmi, zio. Devo cercare di scoprire se Gloria sapeva che avrebbe ereditato quel mucchio di soldi."

"Non te lo dirà mai, Tim. Tanto meno se l'assassina fosse lei."

"Hm. Vuoi dire che il mio fascino non funziona più?"

"Voglio dire che se quella donna è stata capace di uccidere per denaro, non è così ingenua da dire qualcosa che potrebbe comprometterla."

"Lo so, zio. Scherzavo. Comunque cercherò di saperne di più. A volte le cose si dicono pur tacendole." Fece una smorfia di stupore per la frase appena detta e aggiunse: "Però! Come sono profondo." Il tono era ironico. A Tim piaceva prendersi in giro.

"Sono di umore nero, Tim. Mi sento bloccato come una mosca in una ragnatela; posso vedere tutto, ma non riesco a muovermi. Non puoi immaginare che orribile sensazione sia." Disse Ferri sospirando.

"Non ti scoraggiare, zio. Sono certo che quando meno te lo aspetti, avrai gli elementi per sbrogliare la matassa."

Ferri sospirò ancora. Appariva demoralizzato e, pur essendo un combattente per natura, a Tim parve piuttosto scoraggiato.

"Sono a un punto morto." Disse scuotendo la testa. "E anche se a volte ho come dei piccoli bagliori, mi ritrovo all'improvviso nel buio più completo."

Tim lo guardò con profonda tenerezza. Amava quell'uomo come avrebbe amato un padre e vederlo così turbato lo faceva soffrire. Gli si avvicinò e senza dire niente gli accarezzò i canditi capelli. Ferri si voltò a guardarlo e un sorriso gli illuminò il volto.

"Sei unico, Timoteo. Nessuno sa risollevarmi il morale come sai fare tu."

"Non giurarci, zio. Soprattutto se continui a chiamarmi con quel nome orribile!"

"Guarda." Riprese Ferri. "Gloria sta uscendo. Vai. Approfittane per parlarle.

Tim guardò attraverso la finestra e vide la figura di Gloria avviarsi verso il garage. Si voltò verso suo zio, gli fece un cenno d'assenso e uscì in fretta. Percorse rapidamente il vialetto di ghiaia costeggiato dalle aiuole fiorite. Raggiunse Gloria mentre apriva la serratura del garage.

"Stai uscendo?" Le chiese.

"Sì."

Tim si sentì a disagio. Doveva chiederle se poteva accompagnarla? O sarebbe stato troppo invadente?

"Starai via molto?" Si limitò a dire.

"Non lo so. Ho delle commissioni da sbrigare. Dipenderà dal traffico."

"Capisco." Soggiunse Tim con malcelato imbarazzo.

Pensò che forse Gloria aveva qualcosa da nascondere e che volesse liberarsi di lui.

"C'è qualcosa che devi dirmi, Tim?" Il suo tono era quasi spazientito e lui si sentì ancora più a disagio.

"No. Scusami. Non ti faccio perdere altro tempo." Borbottò. Si voltò e fece per allontanarsi. Allora Gloria lo afferrò per un braccio. Lo trascinò all'interno del garage e chiuse la saracinesca.

"Dove pensavi di andare?" Gli disse con uno strano bagliore negli occhi.

Per un momento Tim ebbe un brivido di paura. Il viso di Gloria era in penombra e aveva un'espressione singolare. Gli occhi color ambra sembravano quelli di un gatto in agguato pronto a colpire. Si sentì cogliere da una strana inquietudine e quando lei lo spinse con violenza contro il muro, si sentì pietrificare. Si aspettava quasi che da un momento all'altro soffiasse come un gatto selvatico e mostrasse i canini.

L'altro uomo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora