CAPITOLO 22

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   Gloria era appoggiata al vetro della portafinestra e guardava il prato verde smeraldo che emanava riflessi argentei. I fili d'erba erano ancora schiacciati sul terreno dopo il violento temporale della notte precedente. Non pioveva, non in quel momento, ma un brontolio sommesso arrivò da lontano. Riuscì ad intravedere un fulmine in lontananza. Si strinse di più nel suo golf di cotone e si sentì scuotere da un brivido che le percorse tutta la spina dorsale.

   Tim sopraggiunse alle sue spalle e l'abbracciò. Gloria non si voltò. Tirò indietro la testa e l'appoggiò alla sua spalla mentre lui la stringeva a sé. Era combattuto fra la tenerezza che provava per lei e i suoi dubbi.

    A momenti sentiva di doverla proteggere e allo stesso tempo si chiedeva se non dovesse proteggere se stesso. Quella creatura così bella, così dolce, lo confondeva non poco.

    "Buongiorno." Esordì Mauro in tono allegro.

   I due si voltarono. Gloria lo salutò con un cenno della mano e Tim gli sorrise con uno strano lampo negli occhi.

    "Buongiorno, Mauro. Sembri allegro stamattina. C'è un motivo speciale?"

    "Ogni nuovo giorno è speciale." Rispose Mauro con un ampio sorriso.

    La sua dentatura perfetta sembrò brillare. A Tim venne in mente la pubblicità di un dentifricio e trovò il suo pensiero grottesco.

    "Avete già fatto colazione?" Domandò il padrone di casa mentre si sedeva a tavola.

    "Io sono sceso solo adesso. E tu, Gloria, hai mangiato qualcosa?"

    "No, Tim. Credo che prenderò solo un caffè."

    La sua preoccupazione era evidente e a Mauro non sfuggì la sua espressione aggrottata.

    "Cosa c'è, Gloria? Non ti senti bene?"

    "No, è che..." Stava per dire a Mauro del biglietto che aveva trovato sotto la porta quando fu interrotta dall'ingresso trafelato di Enrico Ferri. "Prendo un caffè e esco subito. Vado un po' di fretta."

    Tim guardò suo zio e inarcò le sopracciglia. "Vuoi che ti accompagni?" Gli chiese.

    "No, non è necessario. Prenderò un taxi."

    Versarsi il caffè e berlo fu tutt'uno. Uscì di corsa e si imbatté in Pietro che entrava.

    "Scusami." Balbettò. E corse via.

    "Ehi, Pietro, buongiorno." Il tono di Mauro era stato tagliente.

    Pietro lo guardò accigliato e non ricambiò il saluto.

    "Allora, Gloria, che mi stavi dicendo?" Riprese il padrone di casa dimenticandosi di Pietro.

    "È successa una cosa che mi ha scosso molto."

    Pietro che stava imburrandosi una fetta di pane, si bloccò a mezz'aria. "Che vuoi dire?" Le domandò. "Che ti è successo?" Il suo tono sembrava allarmato.

    "Ho trovato un biglietto sotto la porta della mia camera. Qualcuno minaccia di uccidermi." Disse tutto d'un fiato.

    "Be', non esattamente." Si intromise Tim. "Il biglietto diceva che la tua vita è in pericolo e che faresti meglio ad andartene finché sei in tempo. A me sembra più un consiglio che una minaccia. Voi che ne dite?" Concluse, rivolto ai presenti.

    Pietro lasciò cadere la fetta di pane sul piatto. Guardò Gloria con gli occhi sgranati e sembrò che stesse per dire qualcosa.

    "Non sarà mica..." Iniziò Mauro. "Non sarà mica quella pazza di Patrizia?

    "Patrizia?!" Esclamò Gloria. "Che c'entra Patrizia?"

    "Be', lo sapete che è innamorata di me e ora che non può controllare la situazione... Insomma, per togliermela dai piedi, le ho detto che avevo una relazione con un'altra persona e... non vorrei che avesse pensato che sei tu." Concluse all'indirizzo di Gloria.

    "E come sarebbe entrata in casa?" Obiettò Tim.

    "Non è escluso che Clarissa le abbia dato un mazzo di chiavi. Del resto capitava spesso che Patrizia si fermasse a dormire qui." L'ipotesi di Mauro non sembrò così infondata. Tra l'altro, le telecamere di videosorveglianza erano ancora fuori uso. Dato tutto quello che era successo, nessuno se ne era più occupato. E non era possibile verificare chi fosse entrato e uscito dalla casa.

    "Non mi sembra un'idea del tutto strampalata." Osservò Gloria. "E se si tratta veramente di Patrizia, la cosa non è così grave come pensavo." Concluse, sorseggiando il suo caffè.

    "Questo è da vedere. Non si può mai prevedere la reazione di una donna gelosa e ti assicuro che Patrizia è davvero terribile. Neanche immaginate quello che mi ha fatto passare."

    "Mi stai dicendo che è pericolosa, Mauro?"

    Lui scosse la testa. "Non lo so. Io ritengo che sia capace di qualunque cosa. A volte ho il forte sospetto che sia stata lei ad uccidere Clarissa... Ma subito dopo mi dico che lavoro troppo di fantasia. In conclusione, non so dirti se è pericolosa e fino a che punto, ma io non rischierei."

    Il tuono esplose proprio sopra di loro. Gloria schizzò in piedi lanciando un urlo.

    "Calmati, tesoro. Sei una corda di violino." Tim si alzò e, cingendole le spalle, la fece rimettere a sedere.

    "Sei troppo tesa. Vuoi che ti faccia portare un tranquillante?"

    "No, Tim, grazie. Mi passerà, non preoccuparti."

    "Questa storia non mi piace." Esordì Pietro che fino a quel momento aveva solo ascoltato. "Non mi piace per niente." Guardò Mauro con gli occhi socchiusi. "La colpa è tua." Disse. "Sei tu il responsabile."

    "Adesso non farmi la morale, Pietro. Da te non lo sopporto proprio!" Mauro aveva alzato la voce e Pietro, quasi intimorito, tacque.

    Intanto, la pioggia aveva ripreso a scrosciare e picchiava con forza sui vetri. Il vento soffiava impetuoso causando un sibilo intermittente, e gli alberi ondeggiavano sotto la violenza delle raffiche. Sembrava un uragano.

L'altro uomo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora