CAPITOLO 33

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"Sei pronto, zio? I bagagli sono già in macchina."

"Arrivo subito, Tim. Aspettatemi fuori."

"Non vedo l'ora di lasciare questa casa, credimi." Disse Tim a Gloria. "Tanto le stanze in albergo sono già prenotate."

"Lo stai dicendo a me? Se l'ho prenotate io!"

"Giusto. Sei tu la segretaria qui. Chi altri avrebbe dovuto farlo?"

Gloria si limitò a fare una smorfia e salì in macchina.

"Eccomi, ragazzi. Possiamo andare." Era Enrico Ferri che arrivava trafelato.

L'auto percorse parte dell'Appia Antica per giungere in viale Aventino. Tim decise di fare un giro panoramico e percorse i luoghi in cui il transito era permesso al traffico.

"Che città meravigliosa." Disse divorando il panorama con gli occhi.

"Culla del diritto e della civiltà." Aggiunse Gloria ammirando le bellezze storiche che si susseguivano.

"Che ne diresti, zio, se mi trasferissi a Roma?"

"Tu ti trasferisci in continuazione, Tim. Un giorno sei in Giappone e un altro in Argentina. Quale sarebbe la novità?" Ferri non poteva evitare di fare dell'ironia con suo nipote.

"Io intendevo in pianta stabile, zio."

"Tu? In pianta stabile?" Il vecchio notaio rise di gusto.

"Perché, le sembra tanto strano?" Domandò Gloria fra il deluso e l'irritato.

Ferri si schiarì la voce. Sapeva che l'idea di Tim di trasferirsi a Roma era soprattutto dettata dalla presenza di Gloria, ma per un momento se ne era dimenticato.

"Be', ad essere sincero, sì. Mi sembra strano. Ma nella vita si cambia, giusto? Anche uno spirito libero come mio nipote può arrivare a mettere giudizio."

Tim guardò Gloria attraverso lo specchietto retrovisore e lei ricambiò il suo sguardo.

Quando giunsero in via Vittorio Veneto, il sole era tramontato. Scesero nel loro albergo e si sistemarono nelle proprie stanze.

Tim aveva parlato con suo zio chiedendogli di fermarsi a Roma ancora qualche giorno prima di tornare a Spoleto. Doveva definire la situazione con Gloria e, dato che gli eventi erano precipitati culminando con l'arresto dei colpevoli, lui aveva bisogno di riordinare le idee e parlare con la sua compagna.

Dopo aver cenato nel ristorante dell'hotel, Ferri si ritirò nella sua camera. Tim e Gloria restarono finalmente soli nella loro.

"Devo parlarti." Esordì Tim.

"Lo so. L'avevo capito. C'è qualcosa che ti disturba, vero?"

"Sì. E sono io stesso la causa del mio disturbo."

Si tolse le scarpe e si sedette sul letto. "Io ho dubitato di te, Gloria." Riprese sospirando. "Dubitavo della tua sincerità. Ho pensato che tu mi stessi usando per coprire chissà quale tresca con Mauro e adesso mi sento meschino. Ma non è solo questo. Vedi, prima d'ora io non ho mai amato nessuna donna in vita mia. Non sapevo quello che si prova... Non sapevo come ci si potesse accorgere di amare qualcuno."

"Hai scoperto di essere geloso?" Lo interruppe lei.

"No, non è questo il punto. Io non sono una persona gelosa e al contrario di molti, sono dell'idea che se si ama davvero, non si può essere gelosi. La gelosia soffoca chi ti sta vicino e lo rende infelice. Mentre chi ti ama, dovrebbe renderti felice.

"No, il problema non è la gelosia, ma i miei dubbi. Se sono arrivato a pensare che tu fossi complice di un assassino, come posso affermare di amarti? Non sono stato capace di avere fiducia in te, però dichiaro di amarti come un pazzo. Non trovi che sia una contraddizione?"

La guardò come se si aspettasse una conferma. Ma Gloria gli rispose con un'altra domanda.

"Mi stai dicendo di non essere sicuro dei tuoi sentimenti per me?"

"No, è proprio questo il punto. Emotivamente ne sono sicuro, ma razionalmente no."

"Santo cielo, Tim! Cosa c'è di razionale nei sentimenti? Secondo me tu fai lavorare troppo il cervello. A meno che tu non stia cercando delle scuse con te stesso per chiudere il nostro rapporto."

Gli occhi di Tim, accesi da un blu intenso, lanciarono uno strano bagliore. Sembrò riflettere per qualche istante. "No. Sono certo che non è così."

"E allora sono solo i tuoi sensi di colpa a farti parlare in questo modo."

Tim capì che era vero. Erano sensi di colpa che non riusciva a scrollarsi di dosso.

"Il fatto che tu me ne abbia parlato non ti ha sollevato neanche un po'?" C'era una sottile apprensione nella voce di Gloria. Sentiva che stava rischiando di perderlo.

"Non lo so." Sospirò lui. "Forse mi passerà. Ho solo bisogno di tempo."

"E... questo tempo... vuoi trascorrerlo da solo? Lontano da me?"

Lo sguardo di Tim era fisso. Avrebbe voluto dirle di no, invece tacque.

"Tim, ti prego, prima di prendere qualunque decisione, riflettici. Stiamo ancora insieme per qualche altro giorno. Diamoci il tempo di vivere la nostra storia lontani da quell'incubo in cui è nata. Sono certa che vedrai le cose da un altro punto di vista."

Era bellissima con quell'espressione di angoscia sul volto. Anche più sensuale del solito, se questo fosse stato possibile. La tentazione di stringerla a sé fu troppo forte e, al primo contatto, il corto circuito fu inevitabile.

La sospinse contro il muro premendole il suo corpo contro. Prese a baciarla con il solito trasporto e Gloria si sciolse alle sue carezze. Si lasciò andare e lui la prese con tutta la passione e l'amore di cui era capace.

L'altro uomo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora