CAPITOLO 26

3 0 0
                                    

   "Un altro biglietto minatorio?" Pietro sembrava sinceramente stupito.

    "Sì, l'ho trovato sul mio comodino."

    "Questa storia è inspiegabile. Chi può avercela con te fino a questo punto?" Replicò l'uomo.

    "Io un'idea ve l'ho data..." Si intromise Mauro. "Ma, a quanto pare, l'avete scartata."

    "Ti riferisci ancora a Patrizia? Ma ti pare possibile che possa entrare e uscire da questa casa a suo piacimento?"

    "Questa casa è enorme, Pietro. Per qualcuno che ha le chiavi, non è poi così difficile. Patrizia conosce le nostre abitudini e quelle del personale di servizio. Saprebbe come muoversi. È anche al corrente del guasto alla videosorveglianza."

    "Poniamo che sia come dici tu..." Iniziò Tim. "Patrizia è gelosa perché pensa che fra te e Gloria ci sia una storia."

    Mauro annuì e attese che Tim continuasse.

    "Entra nella stanza di Gloria e, toh! Chi c'è con lei in quel momento? Ci sono io, non tu. Così Patrizia capisce di essersi sbagliata e lasciare quel biglietto non avrebbe avuto più alcun senso."

    "Pensi che ti abbia visto? La persona che ha lasciato il biglietto, intendo. Ha potuto vedere che Gloria era in tua compagnia?"

    Tim si fermò a riflettere. Chiunque fosse entrato in quella stanza, avrebbe potuto intravedere delle ombre all'interno della doccia, ma non avrebbe potuto capire esattamente a chi appartenessero.

    "No." Rispose gelido. "In effetti, non avrebbe potuto."

    Ovviamente, omise il fatto che fossero sotto la doccia e che quello fosse il motivo per cui era difficile che chiunque si fosse introdotto in camera, avesse potuto riconoscerlo.

    "Visto?" Osservò Mauro allargando entrambe le braccia. "Magari ha pensato che fossi io."

    Tim strinse gli occhi per un istante. L'idea di Mauro e Gloria insieme sotto la doccia gli provocò un tonfo allo stomaco. Gelosia? Era quella la gelosia? Fece un gesto come per allontanare il pensiero.

    "E perché non potrebbe essere stata Cora, allora? Magari anche lei pensa che io..." Pietro continuò a parlare, ma Tim non lo ascoltava più. Immaginò quell'essere immondo che toccava il corpo di Gloria e rabbrividì dal disgusto. Fece una smorfia nauseata ed evitò di guardarlo.

    "...non sarebbe possibile?" Queste sono le uniche parole di Pietro che gli giunsero alle orecchie quando riemerse dai suoi pensieri.

    "Cora non mi sembra il tipo da arrivare a tanto. Al contrario, Patrizia sarebbe capace anche di peggio."

    Come evocata dalle parole di Mauro, Patrizia apparve sull'uscio. Ma non sentì le ultime parole che l'uomo aveva appena pronunciato.

    "Buonasera."

    Tutti la guardarono come se si fosse materializzata all'improvviso.

    "Cosa ci fai qui?" La voce di Mauro fu poco più che un sussurro, ancora incredulo di vederla lì.

    "Volevo vedere come stai,... come state. Sapere se ci sono stati sviluppi nelle indagini." Patrizia sembrava a disagio e aveva parlato quasi balbettando.

    «È vedere Mauro che la turba tanto.» Pensò Tim. E si rese conto che forse Mauro non aveva tutti i torti a sospettare di lei. La prima cosa che fece istintivamente, fu quella di prendere la mano di Gloria fra le sue e fare in modo che Patrizia li vedesse. Se l'artefice dei biglietti minatori era davvero lei, forse quel gesto le avrebbe fatto comprendere che stava sbagliando tutto. Ma la donna non aveva occhi che per Mauro e neanche li notò.

    "Visto che avete finito di cenare, potrei prendere un caffè con voi. Così possiamo parlare un po'."

    "Fermati pure, Patrizia, ma io sto uscendo."

    "Davvero? Con questo tempo?"

    "Be', tu sei venuta fin qui con questo tempo. Non ti ferma niente, a quanto vedo." Il tono dell'uomo era tagliente e Patrizia provò una stretta al cuore.

    "Esci da solo?"

    "Non credo che siano affari tuoi. Gloria, puoi venire un momento, per favore?"

    Gloria si meravigliò di quella richiesta da parte di Mauro, tuttavia si alzò e lo raggiunse nel vestibolo dove lui l'aveva preceduta.

    Dopo qualche minuto Gloria rientrò da sola nella stanza e Tim la guardò interrogativamente.

    "Mauro ha detto se puoi raggiungerlo nel salottino." Disse rivolta a Patrizia.

    Gli occhi della donna emanarono un bagliore di gioia. Subito si alzò e, senza neanche scusarsi, lasciò la stanza.

    "Cosa voleva Mauro da te?" Chiese Tim incuriosito.

    "Veramente, non ci ho capito molto. Mi ha chiesto dove fossero le chiavi della Volvo, poi se conoscevo un certo locale di cui ho già dimenticato il nome e dopo mi ha chiesto se potevo dire a Patrizia di raggiungerlo di là. Mi è sembrato un po' svagato in realtà. Ma credo che Patrizia gli faccia perdere il lume della ragione."

    Quella spiegazione non convinse molto Tim che sentì riaffiorare i suoi sospetti.

   Quella notte non riuscì a dormire. Cosa insolita per lui. Mille dubbi affollavano la sua mente. E se fosse stata proprio Gloria ad assassinare Clarissa? Non bisognava mai dimenticare che aveva ereditato ben cinque milioni di euro. Quanti sarebbero disposti a uccidere per una cifra del genere? Specie quando si conduce una vita mediocre con uno stipendio altrettanto mediocre?

    Gloria e Mauro potevano aver organizzato tutto, usando Patrizia come capro espiatorio. L'assassino si era dimostrato molto scaltro, non aveva lasciato niente al caso e forse Gloria stava seguendo un piano prestabilito.

    Si disse che, se le cose stavano così, lei lo avrebbe lasciato non appena tutta quella storia fosse finita, quando lui non fosse più servito a sviare i sospetti di una relazione fra Gloria e Mauro.

    La fortuna aveva voluto che Pietro creasse un alibi a Mauro Blasi e alla fine, in un modo o nell'altro, anche lei se la sarebbe cavata. Seppure suo zio fosse arrivato alla verità, mancavano comunque le prove materiali per incriminare qualcuno. Se la polizia ne avesse avute, avrebbe certamente proceduto a un arresto, ma questo non era avvenuto, il che significava che non aveva nulla di concreto in mano.

    Si voltò a guardare il viso in penombra di Gloria. Provò una fitta allo stomaco. L'avrebbe perduta? O meglio, l'aveva mai avuta? Pensò a Mauro. Ancora giovane, attraente, affascinante. Lui e Gloria formavano una coppia perfetta. Almeno dal punto di vista estetico. E se quello che sospettava corrispondeva alla realtà, anche dal punto di vista caratteriale, perché in tal caso erano fatti della stessa pasta.

    Si chiese come fosse possibile, vivendo sotto lo stesso tetto, che fra i due non fosse nato niente. Infatti non era possibile, pensò. Si convinse sempre di più di essere la pedina di un gioco che altri stavano giocando.

    Si chiese anche come potesse quell'uomo sopportare l'idea che la sua complice e amante fosse nel letto di un altro. Se la gelosia che aveva letto negli occhi di Mauro era così forte, doveva essere una tortura per lui sopportare quella situazione. D'altro canto, proteggersi da un'accusa di omicidio era la cosa prioritaria. Valeva la pena di sostenere quel cruccio.

    Forse stava galoppando troppo con la fantasia. Tentò di vedere le cose da un altro punto di vista, cercando di convincersi che Gloria lo amava, che non aveva nulla a che fare con Mauro e con i delitti, e si disse che forse lui avrebbe potuto indirizzare le sue energie a progettare un futuro con lei, invece di fare inutili voli pindarici.

    Il sonno lo vinse quando erano ormai le sei del mattino. Avrebbe dormito poco più di due ore.

L'altro uomo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora