CAPITOLO 23

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   "Bene, ispettore, mi faccia sapere se troverete qualche traccia sul biglietto."

   "Senz'altro, dottor Ferri. E se lei dovesse scoprire qualcosa di interessante, mi tenga informato."

    Enrico Ferri lo guardò con occhi penetranti. "Credo di conoscere già l'identità dell'assassino, ispettore. Ma prima di dirglielo vorrei raccogliere altri elementi. Non vorrei mettere nei guai un innocente e uso sempre molto prudenza prima di esporre i miei sospetti.

    "Ma l'avverto che, in ogni caso, lei dovrà trovare qualche prova materiale per incastrarlo. Perché temo che le mie teorie non saranno necessarie, a meno che non confessi la sua colpevolezza, cosa di cui io dubito fortemente."

    Cipriani lo guardò con un misto di incredulità e ammirazione. "Davvero crede di sapere chi sia il colpevole?" La domanda era retorica e non si aspettava una risposta. "Se è così, ha lavorato meglio di noi."

    "Io ho solo avuto l'opportunità di stare a stretto contatto con le persone coinvolte. Tutto qui." Senza aggiungere altro, gli tese la mano che Cipriani strinse con vigore.

    "A presto, dottor Ferri. E sia prudente."

    Enrico gli sorrise e si allontanò.

    Quando rientrò, fu costretto a spogliarsi e a fare un bagno caldo. L'ombrello non era stato sufficiente a ripararlo e la pioggia lo aveva inzuppato da capo a piedi.

    Non appena fu uscito dalla vasca, Tim bussò alla sua porta.

    "Devo raccontarti un po' di cose, zio." E con dovizia di particolari, persino del salto che Gloria aveva fatto allo scoppio del tuono, gli raccontò la conversazione avvenuta a colazione.

    "E così, è saltato fuori il nome di Patrizia..." Osservò Enrico Ferri pensoso.

    "Già. Mauro ha insinuato il dubbio che il biglietto potrebbe essere opera sua. Ma secondo me sta solo cercando di coprire la sua tresca con Gloria e il suo coinvolgimento in questa storia."

    "O forse no." La voce di Enrico fu flebile. Sembrava più un pensiero a voce alta.

    "Come sarebbe?" Domandò Tim aggrottando la fronte.

    "Come sarebbe cosa?"

    "Zio, ma mi stai ascoltando?"

    "Sì... No. Be', sì e no. Sto riflettendo."

    "Oh, tu mi farai diventare matto. Prima mi dici che devo riferirti tutto quello che accade in tua assenza, e quando lo faccio, non mi ascolti nemmeno!"

    "Ti sbagli, Tim. Ho ascoltato attentamente tutto quello che mi hai raccontato. Ma perdonami se a volte sorvolo sulle tue elucubrazioni mentali, peraltro spesso molto intelligenti. Solo che spesso non vuol dire sempre."

    "Grazie, zio. Quello che dici mi gratifica molto." Fece un cenno stizzito con la mano e una smorfia gli deformò la bocca.

    "Scusami, Tim, non volevo offenderti. Lo sai che quando sono preso da un problema da risolvere divento intrattabile. Non badarci."

    Tim adorava suo zio e non riusciva proprio ad essere arrabbiato con lui. Del resto, era consapevole della stima che Enrico nutriva nei suoi confronti. E non essere un buon investigatore, non era un delitto. Lui era un ingegnere.

    "Okay, non ci baderò." Fu la sua risposta. Gli arruffò i capelli candidi e sorrise. "Ci vediamo più tardi."

***

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