2 - The House

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Era la terza volta che il sassolino rotolava sull'asfalto, stremato, colpito ripetutamente dallo stivale di Yuri.

Aveva lasciato i suoi morbidi capelli neri sciolti, in un caschetto disordinato, che più volte fu costretta a spostare dietro l'orecchio, per via del vento.

Si era coperta dal freddo della notte con un'enorme giacca di pelle, originaria del padre, mancato parecchi anni prima.

Il fumo dei camini accesi e la nebbia si fondevano l'uno nell'altro, creando una tetra atmosfera e inghiottendo nelle tenebre la ragazza.

Camminava a passo svelto, sicuro, marciando come aveva imparato a fare nel tempo, per essere riconosciuta come una "dura" e non la classica ragazzina con cui scherzare.

Si guardava intorno, un po' spaesata dall'ambiente circostante.

Era nella zona ricca di Seoul; le strade erano lustrate e pulite a pennello, le case di un bianco sgargiante e piccoli giardini ben tenuti.

Tutto lì sembrava finto, irreale... Come se un velo fosse stato posato su ogni cosa per coprirne la vera natura e le imperfezioni.

"Sicuramente questi ricconi avranno il giardiniere privato" sbuffava lei, alzando gli occhi al cielo.

Nel suo quartiere tutto era diverso, sapeva di sudicio, trasandato. Di certo non si aspettava che uno spacciatore o comunque un drogato vivesse da queste parti.

Dopo pochi minuti le si presentó un'enorme cancello e una casa almeno il doppio della sua. Una musica fortissima e luci stratosferiche filtravano dalle enormi vetrate della casa.

Yuri si fermò sulla soglia, con il piede alzato bloccato in aria.

Quello da compiere non era un semplice passo bensì l'inizio del tunnel che per anni si era promessa di abbandonare e di cui aveva cercato a tentoni la via d'uscita.

Una parte di sé voleva fermarsi, non cedere alla dipendenza che la torturava e riprendere la sua vita come nulla fosse successo.

Nella sua mente risuonano le frasi dell' ,un tempo, adorato padre, dette sul punto di morte.

Aveva lottato contro la sua malattia come un guerriero, senza mai abbattersi.

Ma Yuri non sopportava quella situazione; vedere il padre in quello stato, soprattutto alla sua giovane età, l'aveva portata ad una profonda depressione.

Per quello aveva iniziato ad assumere droga, non sapendo di non star affatto migliorando la situazione.

Iniziò con droghe leggere fino ad arrivare all'uso delle peggiori.

La depressione non passava, semplicemente era contrastata da momenti di rabbia, portati dal demone della dipendenza, sempre più grande e difficile da sfamare.

Il padre odiava vederla così; cercava di farla cambiare, sapendo che la causa del nuovo problema della figlia fosse proprio lui.

Il loro rapporto si era frantumato e tra di loro regnavano solo più litigi in cui Yuri spesso si lasciava scappare frasi vergognose, che le lasciavano l'amaro in bocca, subito dopo averle pronunciate.

Non pensava le cose che diceva ma la droga la stava cambiando e non solo fisicamente.

Yuri chiuse gli occhi, sospirando. Pensare a quelle brutte cose le faceva girare la testa e dovette appoggiarsi alla ringhiera del cancello per reggersi in piedi.  

"Suppongo sia tu la ragazza del telefono." urlò una figura misteriosa, nascosta nell'ombra, attirando l'attenzione della giovane su di sé, "avanti, seguimi.".

Senza proferire altro, l'uomo si allontanó.

Ormai era fatta.

Con finta indifferenza si sistemó il colletto della giacca e seguì lo sconosciuto, verso il retro della casa.

Richiuse il cancello dietro di sé.

Troppo tardi. Non poteva più tornare indietro.

Pov x:
Erano passati dieci minuti dalla telefonata misteriosa.

Continuavo a camminare avanti ed indietro, un po' traballante, per la sala.

Ero stato un'idiota.

Se avessi controllato bene il numero prima di avviare la chiamata non sarei finito in questa situazione parecchio sfavorevole.  

Non era della ragazza che avevo paura, bensì della sua minaccia.

La polizia non doveva scoprire il nostro "piccolo" divertimento o la nostra immagine si sarebbe rovinata per sempre.

Mi immaginai già su tutti i giornali: "I figli dei più ricchi imprenditori di Seoul beccati a spacciare e a fare uso di sostanze.".

Chissà come l'avrebbe presa mio padre!

Un brivido mi percorse la spina dorsale.

No, no, no. Nessuno doveva venire a sapere di questa storia.

Dovevo far tacere la ragazza.

Un rumore di vetro rotto risuonó per la casa. Alzai gli occhi al cielo e uscii dalla mia stanza.

Un orrendo ma abituale scenario mi si presentò davanti: il vaso cinese di papà ora era in mille pezzi.

"Sang! Era il preferito della mia famiglia." lo ammonii, scherzosamente.

Ne avremmo ricomprato un altro senza problemi.

Sbiascicó delle scuse, mischiate ad imprecazioni e quant'altro, prima di coricarsi, o meglio, lanciarsi a pancia in giù sul divano.

Sbuffai, guardandomi intorno.

Gli invitati erano davvero fuori di sé, in ogni angolo della casa; fortunatamente mi ero tenuto una dose da parte, solo per me, se no a quest'ora non me ne sarebbe rimasta più niente.

Ripensai alla ragazza del telefono. Dovevo parlare di questo casino con i miei amici e pianificare qualcosa, in caso la situazione non si fosse svolta come voluto.

Parlai con tutti, creando una piccola riunione di 'famiglia' nella mia stanza.

Inizialmente non la presero molto bene, qualcuno mi tiró pure uno schiaffetto sul retro del collo, ma poi iniziammo a ragionare razionalmente sul da farsi, nonostante le nostre condizioni non molto lucide.

Il più grande del gruppo si avvicinò di colpo alla finestra, guardando verso il cancello.

"Vedo qualcuno davanti all'entrata. Probabilmente è lei." proferí freddo, osservandomi fisso negli occhi.

"Comportati come ti abbiamo detto, ora vai." e venni spinto verso la porta.

Calma e sangue freddo, mi ripetevo.

La posta in gioco è molto alta.
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Heyyy! Eccomi tornata con il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto. Chi sarà il personaggio x? Commentate con le vostre idee. Alla prossima, byeee ❤

Addicted - Jeon Jungkook (BTS)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora