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Quello non fu per niente un anno tranquillo.

Il 15 aprile Harry mi raccontò tutto eccitato che all'università avevano deciso di sospendere la frequenza alle lezioni e di intraprendere uno sciopero della fame.

"Ma che cavolo vi viene in mente? Avete voglia di cercare rogne?" chiesi sprezzante.

"Sei stato studente anche tu, dovresti avere coscienza dei problemi che ci affliggono."

Scoppiai a ridere davanti a tanta ingenuità.

"Se davvero vi stesse a cuore il vostro paese, dovreste impegnarvi nello studio, mentre noi ci impegniamo negli affari" volevo sdrammatizzare.

"Voi non siete altro che tarme e vi state rosicchiando questo paese!"

"Per fortuna non è la Rivoluzione Culturale, altrimenti mi trascineresti in giro per la città rinfacciandomi pubblicamente i miei crimini" esclamai ridendo.

Rise anche lui, poi mi domandò preoccupato "Se l'agitazione dovesse continuare, ne risentirai anche tu?"

"Certo, se andando avanti non potrò più dedicarmi agli affari, non sapendo fare nient'altro, mi toccherà chiedere l'elemosina."
"Mi occuperò io di te" rise compiaciuto.

"Eh no, preferirei fare il mendicante"

Poi continuai, in tono più serio "Non farti coinvolgere troppo, sono tempi pericolosi, ricordati della Rivoluzione Culturale e di quanti hanno fatto una brutta fine"
"Starò attento, non ho neanche aderito allo sciopero della fame. Sono solo un sostenitore esterno, uno dei più distanti."

A quel tempo la maggior parte degli studenti universitari faceva la 'rivoluzione' altri coglievano l'occasione per trarne un profitto personale.

Harry mi spiegò che i più avvantaggiati erano quelli che si preparavano per il TOEFL, quelli che facevano parte di una squadra sportiva e quelli che avevano una storia d'amore.

Io gli dissi che lui doveva fare parte del terzo gruppo, ma lui non era d'accordo, perché quelli intendevano una autentica storia d'amore. Evidentemente per lui la nostra non era una vera relazione.

Comunque non era importante dare un nome al nostro stare insieme.

L'importante era riuscire a vedersi quasi ogni giorno.

Le lezioni erano sospese ed Harry non aveva niente da fare.

Oltre a divertirmi con lui a letto, lo portavo a svagarsi in giro per gli alberghi, stando però attento a cambiare posto molto spesso.

Conoscevo alcuni locali frequentanti da gay, ma non ce lo portai mai: per me lui era come un pezzo di giada purissima, di cui temevo che qualcuno potesse impadronirsi.

Una volta andammo in un cabaret che forniva il 'triplo servizio' (musica, alcol e possibilità di andare a letto con un'accompagnatrice) e io scelsi per lui una ragazza giovane e dall'aspetto pulito.

Se ne restò in silenzio tutta quanta la serata.

Andando via gli chiesi: "Che ti è successo? Ti sei spaventato?"
"No, non era divertente"

"Devi imparare a stare con le ragazze, altrimenti come farai a trovarti moglie?"

Tacque.

Ormai lo conoscevo molto bene e sapevo che il suo silenzio poteva essere espressione di tristezza.

"Sei ancora così giovane, in futuro avrai modo di riflettere su queste cose"
"Chi l'ha detto che bisogna sposarsi? Non stiamo bene così?"
Sorrisi.

London Story || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora