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La fine delle vacanze mi riservò un mucchio di cose positive: prima di tutto conclusi un affare che mi fece guadagnare parecchi soldi, poi feci amicizia con un pezzo grosso, gettando così le basi per una collaborazione che mi apriva possibilità illimitate per il futuro. Infine fui presentato a un percussionista che suonava in un gruppo.

Erano ricominciati i corsi all'università e Harry era di nuovo impegnato.

Normalmente veniva da me solo una volta ogni quindici giorni.

Verso la fine delle vacanze gli avevo messo in mano un libretto di risparmio con ventimila sterline. Aprendolo e dandogli una rapida occhiata, lui aveva detto "Di quelle mille sterline che mi avevi dato me ne rimangono ancora seicento."
"Tu risparmi troppo, perché non spendi un po' di soldi quando hai bisogno di qualcosa?" Aggiunsi: "Questo denaro lo consideriamo un prestito. Quando ti sarai laureato e avrai cominciato a lavorare me lo restituirai, ma a tasso d'usura."
Vedendo che rimaneva comunque riluttante ad accettare i soldi, mi dissi con una certa dose di risentimento che doveva proprio essere uno scemo.

Il percussionista si chiamava Adam.

Non era una bellezza, ma a letto era un vero portento.

Gli piaceva stare con me. Soddisfaceva volentieri anche le mie richieste più assurde: come per esempio quella di sottoporsi a un controllo medico completo, prima di avere rapporti.

Gli piaceva truccarsi leggermente e in particolare mettersi un po' di ombretto viola attorno agli occhi.

Non che a me piacesse molto: se mi piacciono gli uomini è perché sono uomini, cos' come le donne mi attraggono perché sono donne.

Comunque Adam lo faceva in modo irresistibile.

Amava gli ambienti quasi del tutto bui.

Aveva un atteggiamento mutevole: certe volte, sul più bello, mi guardava con aria languida e provocante e poi cominciava a leccarmi come un cagnolino.

La sua tenerezza era avvolgente, femminile. Mi solleticava indovinando ogni mio desiderio. Per me era un vero godimento.

Leccava ogni centimetro della mia pelle, poi me lo prendeva in bocca facendo in modo di non sfiorarlo nemmeno con i denti: lo lavorava per bene con la lingua e infine, agitandosi tutt'intorno al mio uccello, d'un colpo lo inghiottiva per intero, giù per quella sua gola larga.

Altre volte sembrava un forsennato e mi costringeva a cambiare continuamente posizione. Di rado mi lasciavo convincere a fargli un pompino.

Rifiutai sempre di essere penetrato ma, mentre questo mio comportamento egoistico aveva ferito non pochi partner, fortunatamente non disturbava più di tanto Adam.

Tutto sommato preferiva il ruolo da passivo.

Fatto sta che finiva sempre con lui inginocchio per terra, il culo in alto verso di me, ad accogliere me.

Provavo un piacevolissimo senso di dominio: se con una donna bisognava sforzarsi di sembrare corretti, con un uomo era tutto più facile. Mi piaceva vedere l'epurazione di Adam che raggiungeva l'orgasmo: non si vergognava di gemere, urlare di piacere, delirare, contorcersi come un matto.

"Fammi morire...Oh sì, fammi morire." ripeteva.

Finché non veniva, poteva anche farmi sanguinare a furia di graffi.

Un mattino presto, nella nebbia del risveglio, intravidi il viso di Adam che contemplava sorridendo il mio corpo. Ero tutto pieno delle impronte di rossetto che mi aveva lasciato la sera prima.

London Story || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora