"Ho appena visto Styles", fece Zayn con aria noncurante, dopo aver parlato di lavoro.
Un tuffo al cuore.
"Dove?"
"Sai quella ditta che Kevin ha aperto? Il ragazzo lavora là."
"Strano, non torna a casa per le vacanza? Ti ha visto?"
"No, a quanto pare stava assemblando un macchinario."
"Si è fatto sentire in questo periodo?"
"Almeno una ventina di volte."
"Che diceva?" domandai, ridendo a tal punto che gli occhi mi diventarono una fessura."Niente, voleva parlare con te."
Vedendomi ridere, anche Zayn assunse un'espressione ilare: "Ci hai giocato finché ne hai avuto voglia, eh? Poi però mi pareva che ti avesse stancato.""Proprio per questo adesso vado a cercarlo, per giocarci ancora un po'" Scoppiai a ridere ancora più fragorosamente. Non dissi a Zayn la ragione per cui volevo 'giocarci ancora un poco', visto che nemmeno io avrei saputo spiegarla con precisione.
Kevin aveva il suo daffare: era occupato a spostare casse e ad assemblare componenti di computer, che si era procurato chissà dove. Non mi diedi neppure disturbo di salutarlo, entrai direttamente e mi misi a guardare attorno.
"Signore, vuole comprare un computer?" domandò un ragazzo.
"No no, voglio solo guardare un po' in giro. Poi devo discutere di una faccenda con il vostro capo."
Rendendosi conto della mia posizione, il giovane non osò più disturbarmi."Ma stai un po' attento, cazzo! Dove la stai portando? Sei capace o no di lavorare?" sentii qualcuno gridare, con il tipico accento dei bassi fondi londinesi.
"L'ha detto il capo di metterla qui."
Era Harry.
Parlava in tono pacato, ma deciso. Non l'avevo mai sentito discutere con qualcuno.
"Lasciala lì, e sposta anche quell'altra cassa." ordinò Kevin.
"Che coglione" sentii il malvivente brontolare sottovoce.
Harry gli lanciò un'occhiata in silenzio e, girandosi per andare a prendere l'altra cassa, a un tratto mi vide.
Rimase di sasso per qualche istante, poi sorrise.
"Voi due sbrigatevi ad aprire queste casse, non c'è spazio per muoversi con tutta la roba impilata qui!" ordinò Kevin ad Harry e a un altro ragazzo con gli occhiali. Nel voltarsi mi scorse lì in piedi.
"Ehi, amico. Come mai da queste parti? Non ti si vede spesso qui..." esclamò, mentre sul volto si disegnava un sorriso.
"Sono venuto a darti qualcosa da fare."
Mi misi a discutere con Kevin in tono professionale, sbirciando Harry con la coda dell'occhio. Stava lavorando, ma ogni tanto lanciava un'occhiata verso di me, il viso in fiamme per l'eccitazione.
Rimasi un po' a chiacchierare con Kevin, dopodiché salutai e me ne andai, lasciandolo in dubbio riguardo al motivo della mia visita. Nell'uscire feci ad Harry un cenno e gli indicai la mia BMW blu scuro, parcheggiata dall'altro lato della strada.
Una decida di minuti più tardi Harry arrivò di corsa e salì veloce in macchina.
"Temevo che te ne fossi già andato" esclamò con il fiatone.
"Oggi passavo per caso di qui, avevo qualche faccenda da sbrigare. Adesso sono libero." Le mie parole suonavano false perfino alle mie orecchie. Poi chiesi: "Lavori qui? Non torni a casa per le vacanze?"
"Quest'anno io e un mio compagno non torniamo a casa, lui è di Mullingar, troppo lontano rispetto ai pochi giorni di vacanza, perciò non va."
Rimanemmo in silenzio, poi fui di nuovo io a parlare: "Hai chiesto al capo il permesso di uscire?"
"Gliel'ho chiesto, ma lui me l'ha negato. Gli ho detto che era urgente ma lui si è messo a gridare, allora mi sono licenziato e sono uscito." rispose.
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London Story || Larry Stylinson AU
FanfictionNella Londra ricca e spietata, un giovane capitano d'industria abituato a comprare tutto - anche l'amore di chi non lo ama - incontra un ragazzo quasi adolescente, che si prostituisce per necessità economica o forse per autopunizione, e con lui bru...