Punti di vista - Marco e Rebecca

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Marco e Rebecca camminavano lungo le sponde del grande fiume, sito nella città eterna. Tenendosi per mano, parlavo di un possibile futuro insieme, di una vita bohemienne che avrebbero dovuto vivere in un monolocale pieno zeppo solo di libri, con l'unico bene di una poltrona in pelle rossa consunta, dove fare l'amore, guardare vecchi film, e parlare dell'infinito.

Marco si riteneva un potenziale scrittore. Aveva la coscienza pregna di una baldanza che solo la giovane età fornisce ai giovani cuori. Ma nella sua profonda convinzione di avere un dono, era consapevole di essere mancante di spirito critico e d'osservazione. Rebecca era quella metà che gli permetteva di connettere il suo mondo volutamente introspettivo, alle piccole meraviglie "terrestri" che era incapacitato a notare. Lei osservava, i suoi occhi grandi e sicuri, fin troppo dentro le cose.

E quel giorno, mentre lui disputava sui massimi sistemi e sulla filosofia orientale, Rebecca si mise ad osservare gli alberi, con le loro radici intrappolate nel cemento del marciapiede, e le fronde e i rami tutti spostati verso sinistra. Proprio dove passava il fiume.

<< Cosa vedi? >> chiese lei a lui.

Marco si stizzì, poiché interrotto nelle sue elucubrazioni. Guardò dove anche Rebecca aveva volto lo sguardo, e rispose << Alberi >> , gettandosi in un'attenta descrizione sulle peculiarità della corteccia e gettandosi in paragoni cromatici apparentemente senza connessione, lodandosi.

Rebecca dal canto suo, a bocca chiusa, ascoltava minuziosamente.

<< Vedo degli alberi anche io, ma protesi a cercare l'acqua

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<< Vedo degli alberi anche io, ma protesi a cercare l'acqua. Hanno le radici nel cemento, e sono disperati nel loro cercare di arrivare a quella sorgente. Hanno sete da una vita..>> disse poi.

Marco si tappò la bocca con la mano, e dopo una manciata di secondi esordì << Bellissima questa frase! Devo assolutamente costruirci sopra una poesia..>>

Era la fine di un amore.

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