Lui si chiamava SenzaNome

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Senzanome aveva quattro braccia.

Era stato abbandonato sulla soglia della chiesetta del paese, nessuno aveva idea di chi potesse esser figlio, dato che il parroco non ricordava nessuna ragazza in dolce attesa. Era il bambino di nessuno, abbandonato di fronte alla chiesa, come farebbe una ragazza con un'istruzione cattolica.

Quando Frate Ludovico trovò SenzaNome, non fece subito caso alla sua anomalia. Prese il fagottino tra le braccia e, vanaglorioso nel suo essere "salvatore", lo introdusse nel chiostro inneggiando al miracolo.

"L'ho trovato io...se non l'avessi portato subito dentro, forse sarebbe morto di freddo..."
Gli altri frati si congratularono con lui, e nel contempo si rodevano i gomiti poiché Ludovico si era assegnato un gradino più alto del loro in paradiso. Dannazione lui, e la sua fissa di spiare le belle signore al di là della porticina...

"Mettiamogli addosso qualcosa di caldo, allora" apostrofò Frate Gerolamo, tentando di insabbiare la sua invidia. "Tieni, prendi il mio saio di scorta...il priore sarà felice di sapere che l'ho donato ad una povera creatura" fu la sua azione diversiva.

Fra' Ludovico posò il pargolo sulla brandina, e gli tolse dal corpicino minuto la coperta che lo avvolgeva.

"In nome di Dio!" fu la prima reazione di Ludovico.

"Bestia maligna!" mugugnò Gerolamo.

"E' una maledizione! Ci vuole un esorcista!" intimò Cristoforo, fino ad allora il frate più silenzioso di tutti.

Il neonato si agitava sulla brandina, muovendo le sue quattro manine verso le lunghe barbe dei frati che lo sovrastavano, mostrando fiero la sua deformità. Aveva due gambine piccole e grassocce, tipiche di  qualcuno davvero affezionato al latte materno, ma quelle braccia...erano davvero troppe! 

Una in meno sarebbe passata per carità cristiana, ma quattro?

"E' orribile, è una creatura immonda" continuò Cristoforo, che sembrava essersi dimenticato cosa fosse il voto del silenzio

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"E' orribile, è una creatura immonda" continuò Cristoforo, che sembrava essersi dimenticato cosa fosse il voto del silenzio.

" Fratelli...di certo non è ciò che ci aspettavamo. Non possiamo rendere pubblico il fatto come avremmo voluto, poiché non si tratta di una creaturina innocente come credevamo, ma di un qualcosa di storto e Senza Nome. E' pur vero che quattro braccia significano doppio lavoro...non so se afferrate" sogghignò Ludovico, quasi pentendosi di quel mezzo sorriso.

Dal canto suo, il piccolo SenzaNome cominciò a piangere in modo accorato.

"E se fosse una tentazione del maligno?" insistette Cristoforo.

"Se così fosse, mio caro Cristoforo, gli renderemo pan per focaccia. Questa cosa senza nome non può esser trattata come se fosse un pupo amorevole. Ma le sue quattro malefiche braccine possono esser utili per servire il signore, sfruttandole al meglio. Pensa...metà del lavoro per noi buoni cristiani, e doppio lavoro per colui che ha osato nascere con una marcia in più rispetto agli altri esseri umani".

Il discorso di Ludovico non faceva una piega nell'ottica pastorale del piccolo convento, e così il piccolo orfano divenne SenzaNome, il servetto della chiesa.

SenzaNome crebbe senza cognizione di cosa fosse l'amore. Per lui era normale sentirsi deriso, schivato, umiliato. Ogni notte si martoriava quelle due braccia eccessive, sperando gli si staccassero dal corpo. I Frati lo maledicevano al suo passaggio, lo osservavano con distacco, gli urlavano contro parole irripetibili per un uomo di chiesa.

Solo Frate Geppo, considerato "lo scemo del villaggio", era diventato per SenzaNome un buon amico. Geppo gli aveva insegnato ciò che sapeva dell'istruzione, come leggere (anche se Geppo conosceva solo metà dell'alfabeto) e fare le addizioni. Gli aveva insegnato anche cosa fossero i colori e come distinguerli, e gli aveva insegnato il significato di "amaro, salato, acido e sciapo", poiché "dolce" non era contemplato nella dieta di un povero frate. 

Di tanto in tanto, Geppo soleva insegnare di nascosto a SenzaNome delle preghiere. Ciò era assolutamente sconsiderato da parte sua, poiché era categoricamente vietato insegnare parole di salvezza ad una creatura "sbagliata" come SenzaNome. Ma Geppo aveva un cuore grande, e un cervello piccolo piccolo.

Quel giorno in particolare, SenzaNome e Geppo se ne stavano nella cella di quest'ultimo a ripassare L'Ave Maria sottovoce, quando Geppo se ne uscì con nuove nozioni.

"Al mondo esistono gli uomini e le donne, SenzaNome"

"Che vuol dire Geppo?"

"Vuol dire che noi siamo gli uomini, noi con la barba e i nasi grossi, e le pance piene, e... e i peli dappertutto. Poi ci sono le donne, che sono diverse da noi"

"Come la vergine Maria?" provò ad azzeccare SenzaNome.

"Si si, bravissimo figliolo! Come nostra signora! E un uomo e una donna, messi insieme, creano un altro uomo..o un'altra donna" concluse Geppo.

"E come fanno? È un miracolo?" disse SenzaNome

Geppo ci pensò su un attimo, incollando gli occhi grandi e le guance paffute al soffitto.

"Beh figliolo, io non so esattamente come facciano...è il miracolo della vita, so solo questo, e ciò che ne esce è a immagine e somiglianza di nostro signore Iddio, creature perfette con due gambe, due bracc..." a quel punto smise di parlare e si mise una mano sulla bocca.

"Oh.." sospirò SenzaNome "immagino che Il buon Dio non sia contento di quel che ne è uscito dalla donna e dall'uomo che hanno fatto me" si disse mestamente.

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