<< Smettila di farla giocare così, è da irresponsabili >> incitò Dafne a suo marito, intento ad intrattenere la loro piccola con un gioco, che consisteva nel farle fare un piccolo salto in aria per poi riprenderla in braccio.
<< ma non succede niente, la prendo io!>> rispose distrattamente Mario, che nel frattempo rideva ed elargiva boccacce grazie alle quali la piccola Marta gli mostrava il suo sorriso sdentato.
Dafne, rabbiosa nel suo lavare le stoviglie, sbuffò sonoramente. Ovviamente, sperava che la piccola non si facesse male. Ma in egual misura sperava, in modo accanito, che Mario la facesse cadere. Certo, una caduta piccola, magari un graffietto piccolo piccolo, niente di più, ma abbastanza affinché lui si rendesse conto che lei aveva ragione, e lui torto. E mettesse da parte quella sua aria saccente.
Mettendosi i guanti di lattice e afferrando lo sgrassante, pensò che gli sarebbe servito proprio di lezione. Marta avrebbe pianto moltissimo (esageratamente, come fa sempre), lei gli avrebbe rinfacciato di averla fatta soffrire, e così si sarebbe finalmente sfogata. Meglio ancora se l'avesse fatta cadere vicino al tavolino di cristallo del salotto, così avrebbe potuto dirgli anche che rischiava di ucciderla con i vetri frantumati (per non parlare del valore economico del tavolino, sul quale avrebbe potuto far massima leva una volta che Marta avesse smesso di piangere). Intenta a togliere i resti del purè bruciato dalla pentola, si fissò a pensare a quanto Mario si sarebbe sentito un verme se Marta si fosse tagliata. Se si fosse dovuta mettere dei punti! No no certo, niente di grave, magari solo due o tre, e niente di visibile sul viso. Però, pensava Dafne, pensa che smacco! L'avrebbe potuto ricattare per tutta la vita. L'idiota che aveva rischiato di lasciare sfigurata la figlia. Marta avrebbe pianto un po' in ospedale, e anche se consapevoli che non era nulla, Dafne avrebbe potuto fare la parte della madre addolorata e nel contempo ricordare a Mario la sua enorme idiozia. Allora si che avrebbe abbassato la cresta.
Posò il bicchiere, e in quel momento sentì un rumore sordo. Un silenzio di tre secondi, e poi il pianto di Marta.
Sgocciolando con i guanti in lattice bagnati, corse lungo il corridoio dalla cucina al salone, dimenticandosi di respirare.
Mario aveva in braccio Marta, che era aggrappata al padre con entrambe le manine, e piangeva senza fiato. Come fanno tutti i bambini piccoli.
Dafne rimase immobile ad osservare la scena.
<< Mi è scivolata dalle braccia quando già era in terra però >> si affrettò a giustificare Mario, gli occhi pieni di ansia e terrore << Mi dispiace , mi dispiace tanto.. però non si è fatta niente, vedi ? è solo spaventata..>>
A quel punto Dafne riprese a respirare, si avvicinò a suo marito e a sua figlia, e li abbracciò entrambi fortemente. Baciò la piccola sulla "bua", e baciò suo marito sulle labbra, come non faceva da tempo.
<< Vi amo, vi amo proprio >> esclamò felice, mentre con i guanti stava bagnando la camicia di Mario.
STAI LEGGENDO
I Racconti Del Sale
RomanceUna raccolta di racconti brevi, brevissimi, ed estremamente diretti e pieni di sapore: come un pizzico di sale.