La chiave del mio cuore

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Capitolo riguardante il primo appuntamento di Albus Potter e Camille Finnigan dopo gli eventi del Ballo del Ceppo.

Camille Finnigan si guardò allo specchio, senza troppa convinzione.
Quel sabato indossava un vestito nero, a maniche lunghe, che finiva con una morbida gonna proprio sopra il ginocchio e stivaletti con il tacco.
I capelli le ricadevano sciolti sulle spalle, leggermente ondulati.
-C'è qualcosa che non va?- le chiese Rose Weasley alzando gli occhi dal libro che stava leggendo, Jane Eyre.
Camille pensò che molto probabilmente i suoi pensieri stessero facendo un tale rumore non solo nella sua testa, se questo aveva fatto in modo che Rose smettesse per qualche istante di leggere.
La sua migliore amica non avrebbe mai smesso di leggere per nulla al mondo, e quindi il fatto che si fosse preoccupata per lei le fece scaldare il cuore.
Si voltò verso la rossa.
-Non so- disse -i capelli non mi convincono-
L'altra chiuse il libro e si alzò dal letto a baldacchino dove precedentemente era seduta.
-Stai benissimo Cami- le sussurrò posandole entrambe le mani sulle spalle -sei solamente nervosa-
-E come faccio a non esserlo?- sbottò la ragazza con un tono che rasentava l'isteria.
Rose la guardò nello specchio e le fece segno di fare un respiro profondo.
Camille obedì.
-Scusa- disse -è che sono innamorata di Albus da così tanti anni che ho paura di fare un disastro-
-Non accadrà, fidati di me- la consolò la rossa
-e anche se non andrà tutto di bene in meglio, ad Albus non importerà perché lui è innamorato di te-
-Ma ne sei sicura?-
Rose scoppiò a ridere.
-Al cento per cento- rispose -altrimenti perché credi che al Ballo del Ceppo ti abbia baciata?-
Camille sospirò e poi fece un sorriso tirato.
-È solo un appuntamento- disse infine
-ce la posso fare-

*****

Albus Potter aveva caldo.
Ma non perché fosse avvolto nel suo lungo cappotto nero, pronto ad incontrare il terribile clima invernale delle Higlands scozzesi.
Più che altro perché era nervoso.
Molto nervoso.
Di appuntamenti con le ragazze non ne aveva avuti molti, per lo meno non a cui lui partecipasse perché fosse realmente innamorato della ragazza invece che volesse solo portarsela a letto.
Certo, c'era stata Jessamine Lovelace, ma era stato al quarto anno.
Sembrava fossero passati secoli.
Invece quel sabato, era importante che tutto andasse alla perfezione.
Non poteva rovinare tutto.
Camille Finnigan era la ragazza di cui era innamorato dal quinto anno e voleva diventasse la sua fidanzata.
Lo desiderava davvero.
-Quindi hai capito?- gli chiese per l'ennesima volta sua sorella, Lily Potter.
Albus si voltò a guardarla.
-Si certo- le sorrise, anche se in realtà non aveva la più pallida idea di quello che avesse detto.
Lily inarcò un sopracciglio color rame.
-Ah si?- fece -E cosa ti stavo dicendo?-
-Ehm...- iniziò lui -Di parlare delle mie ex fidanzate dicendo che quello accaduto con loro non si ripeterà con Camille-
La ragazza si diede una pacca in fronte.
-Sei un caso perso, fratellone- gli disse dispiaciuta.
-Oh Salazar, d'accordo, scusa- fece Albus -non ti stavo ascoltando. Potresti ripetere?-
La guardò con i suoi grandi occhi verdi e Lily alzò al cielo i suoi nocciola.
-Al- disse -non devi mai e dico mai, sottolineando il mai, parlare delle tue vecchie conquiste. Non citarle nemmeno. Fai finta non ci siano mai state. Chiaro?-
-Va bene- asserì lui -ma perché?-
-Dio, sei un vero idiota. Seconde te perché? Perché alle ragazze non piace sapere quante ci sono state prima di loro!-
-Okay, hai ragione. Altri consigli?-
-Falle una sorpresa. Per esempio, dove avreste dovuto incontrarvi?-
-Davanti alla Sala Grande-
-Perfetto, quindi tu andrai a prenderla davanti al ritratto della Signora Grassa da perfetto galantuomo-
Albus corrugò la fronte, mentre Lily cominciava a spingerlo verso la torre di Grifondoro.
-Ehi Lils! Aspetta un attimo- esclamò puntando i piedi a terra.
-Che c'è?- sbottò lei -Dai che siamo in ritardo!-
E tentò di spingerlo ancora avanti.
-Ma come faccio a sapere che Camille non è già uscita dalla sua sala comune? Se mi presento ad aspettarla e lei non c'è, poi penserà le abbia dato buca!-
-Proprio per questo io e Rose abbiamo già organizzato tutto-
Lily sorrise furbamente.
-Quindi avete pianificato tutto il mio appuntamento?- chiese Albus leggermente irritato.
Lo credevano così incapace?
-Certo che no- ribattè la sorella -solo l'incontro, per il resto devi cavartela da solo. Oh, mi stavo quasi dimenticando. Le hai portato un regalo?-
Albus sorrise un po' imbarazzato.
-Si, ho qualcosa che potrebbe piacerle- disse senza aggiungere altro.
Erano arrivati davanti alla sala comune di Grifondoro.
Lily lo abbracciò.
-Buona fortuna fratellone- sussurrò -e non portarla da Madama Piediburro! Papà mi ha detto che lui aveva tentato un appuntamento lì che era fallito miseramente!-
-Grazie dei consigli Lils- sussurrò lui in risposta.
La ragazza sparì dietro ad un corridoio mentre Albus si voltava verso il ritratto della Signora Grassa.
Quando questo si aprì, trattenne il fiato.
-Sei...- cominciò -non ho parole. Perfetta-
Camille gli sorrise imbarazzata, lisciandosi le pieghe del vestito.
-Anche a te hanno teso un'imboscata?- le chiese porgendole una mano.
Lei la prese e intrecciò le sue dita con le sue.
Cominciarono a camminare diretti verso Hogsmeade.
-Rose continuava ad insistere dicendo che dovevo aspettare ad andare al nostro punto d'incontro perché dovevo farmi desiderare- spiegò Camille, scuotendo la testa e nascondendo un sorriso.
-Se Lily è riuscita a convincere Rose ad aiutarla con questo piano significa che mia cugina davvero ci tiene che l'appuntamento vada bene-
-E non solo lei ci tiene- mormorò piano la ragazza, sperando di non essere udita.
Ma Albus la sentì, e fece un piccolo sorriso fiero.
Si fermarono davanti ai Tre Manici di Scopa.
-Entriamo?- le chiese.
Camille sorrise.
-Speravo lo dicessi! Non sono ancora venuta ad Hogsmeade da settembre e non vedevo l'ora di bere una calda Burrobirra-
Albus si mise a ridere, aprendo la porta del locale per farla passare.
Si sedettero ad un tavolino appartato e ordinarono da bere.
-Sai mio zio Ron era innamorato di Madama Rosmerta, ai tempi della scuola- commentò Albus dopo che la donna ebbe portato loro l'ordinazione.
Camille bevve un sorso della sua Burrobirra e lanciò un'occhiata alla barista, ritornata dietro il bancone.
-Immagino che vent'anni fa fosse davvero una bella donna- osservò.
Poi guardò Albus e scoppiò a ridere.
Il ragazzo la osservò ridere e decise che era arrivato il momento giusto.
Mise una mano nella tasca interna del cappotto e ne estrasse un pacchetto.
-Ho qualcosa per te- disse.
Gli occhi castani di Camille si illuminarono e gli sorrise, prendendo fra le mani il regalo.
Aprì il pacchetto ed estrasse un ciondolo.
Era a forma di chiave, con un brillantino nella parte dove bisognava impugnarla.
-Prova a girarla- le consigliò Albus.
Lei lo guardò incuriosita con un mezzo sorriso sulle labbra e fece come le era stato detto.
C'era una scritta, che però non era sicura di saper leggere.
-Cosa significa?- sussurrò schiarendosi la gola.
Albus le sorrise, prendendole il ciondolo dalle mani e mettendoglielo al collo.
-Mo nighean donn- sussurrò -la mia bella bruna-
-Quindi tu conosci il gaelico scozzese?- domandò.
Albus rise.
-In verità no, ho fatto delle ricerche- spiegò.
-Oppure una maratona intensiva della serie tv Outlander-
-Potrebbe darsi, Sassenach, potrebbe darsi-
Camille rise, però ripensando al significato della frase, chinò lo sguardo imbarazzata.
-Sai perché proprio una chiave?- le mormorò, mettendole due dita sotto il mento e alzandoglielo.
-Non ne ho idea- sussurrò lei.
-Sono stato con tante ragazze. Però di nessuna sono mai stato innamorato. Nessuna aveva la chiave del mio cuore. Almeno, prima che arrivassi tu. E questa chiave è quella che apre il mio cuore-
-Per me è lo stesso. Ma io non ho nessuna chiave da darti, perché non hai bisogno di un Alohomora per aprire il mio cuore. Tu lo hai già aperto, senza nemmeno rendertene conto-
Camille e Albus erano molto vicini.
Se uno dei due si fosse sporto di qualche centimetro, si sarebbero baciati.
-Guarda, si stanno per baciare!- esclamò una voce qualche tavolo dietro di loro.
-Lily, maledizione! Abbassa la voce!- la rimbeccò un'altra.
I due ragazzi si separarono di colpo.
Camille sospirò frustrata ma anche lievemente divertita, mentre Albus mormorò una scusa e si alzò dalla sua sedia.
Raggiunse con ampie falcate il tavolo dal quale provenivano le voci, con gli occhi verdi che mandavano lampi.
Arrivato a destinazione, vide due persone i cui volti erano nascosti dalla Gazzetta del Profeta da una parte e dal Settimanale delle Streghe dall'altra.
Prese entrambi i giornali e li tirò su, rivelando il volto delle due figure.
Rose Weasley divenne rossa fino alla punta delle orecchie per essere stata scoperta, mentre Lily Potter guardò accigliata il fratello.
-Albus mi spieghi perché sei qui a smascherare noi invece che baciare Camille?!- esclamò.
Lui la guardò con uno sguardo di fuoco.
-E tu mi spieghi perché insieme alla mia migliore amica partecipi al mio appuntamento?!- sbottò.
-In mia difesa è stata Lily a strascinarmi qui!- si difese Rose.
Albus non la guardò nemmeno, troppo concentrato a guardare con astio la sorella che ora sorrideva angelicamente.
-Volevo vedere se stavi seguendo i miei consigli!- replicò la rossa -Oh e comunque buona idea quella del ciondolo!-
-Ne discutiamo dopo Lily. Solo io e te, chiaro?-
Detto questo ritornò da Camille e la prese per mano.
Lasciò sul tavolo un paio di galeoni e la portò fuori dal locale.
Nel farlo, la ragazza si voltò verso le amiche e vidi Rose alzarle entrambi i pollici incoraggiante.
-Scusa se ti ho portata via così- disse dopo un po' Albus mentre passeggiavano per le vie innevate di Hogsmeade.
La neve aveva cominciato a posarsi leggera in candidi fiocchi sopra i tetti dei negozi.
-Tranquillo- disse lei -è bello anche solo passeggiare con te-
Gli posò la testa sulla spalla, sentendolo irrigidirsi e poi rilassarsi.
Lui le passò un braccio intorno alle spalle.
Erano arrivati davanti ad uno spiazzo, e davanti a loro si ergeva una staccionata, che li separava dalla Stamberga Strillante.
All'improvviso Camille si allontanò da Albus, con gli occhi che le brillavano.
Si mise davanti a lui, con qualche metro di distanza.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, vagamente divertito.
La ragazza gli sorrise, con già i capelli castani leggermente umidi per la neve che si era increspata tra essi.
-Prendimi se ci riesci!- esclamò cominciando a correre.
Albus scosse la testa divertito e si lanciò al suo inseguimento.
La raggiunse in pochi istanti e da dietro la prese per i fianchi, facendola voltare.
Il sorriso di lei scemò lentamente, sostituito dalle labbra leggermente dischiuse.
Poi sul suo volto comparve uno sguardo malandrino quando Camille gli diede un spintone per allontanarlo da sé e Albus cadde all'indietro, sulla soffice coltre di neve.
-Ehi questo non vale!- esclamò indispettito.
-Non credo proprio!- rispose lei scoppiando a ridere -Certo che vale!-
Il ragazzo si perse in quel suono, prodotto dalla ragazza di cui era innamorato da anni.
-Oh andiamo, almeno aiutami a rialzarmi- le disse con lo sguardo da cucciolo che utilizzava sempre per farsi prestare da James Potter la sua scopa.
In fondo, suo fratello era un tenerone.
Camille inarcò un sopracciglio non dicendo niente, ma offrendogli la mano guantata per proteggersi dal freddo.
Lui le fece un sorriso malizioso e, afferrandola, la tirò verso di sé.
Il fiato della ragazza era una nuvoletta di fumo bianco che si infrangeva, caldo, sul volto del ragazzo.
Le erano ricaduti alcuni ciuffi di capelli sugli occhi.
Camille trattenne il fiato.
E poi Albus, con una lentezza estenuante, le scostò le ciocche, e le carezzò lo zigomo.
Si perse in quei fieri occhi castani che lui amava.
-Sei bellissima Camille Finnigan- le mormorò.
Lei non ce la fece più.
Lo guardò in quegli occhi verde smeraldo che le facevano sempre ricordare le grandi distese d'erba dell'Irlanda, terra d'origine della sua famiglia e poi parlò, con il cuore che batteva a mille.
-Per quanto io adori sentire il mio nome pronunciato dalle tue labbra- sussurrò
-per favore, zittisciti e baciami Albus Potter-
Lui fece un ghigno e, senza farselo ripetere due volte, la spinse più verso di sé baciandola.
Lei gli afferrò il bavero della giacca, per sentirlo più vicino e chiuse gli occhi, godendosi quel momento che tanto aveva atteso.
Su di loro, i cristallini fiocchi di neve continuarono a posarsi leggeri sulla coltre innevata.

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