Erano passati giorni, giorni nel buio più profondo, sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto come fosse la cosa più interessante del mondo. Nella sua testa era rimasto impresso il biondo che aveva incontrato qualche settimana prima, e quanto si fosse divertito con lui. Aveva ricordato cosa fosse il vero divertimento. Non mangiava dalla mattina del giorno prima e pensava che forse sarebbe stato meglio andare a prendere qualcosa dal frigo con la speranza che il padre fosse uscito a comprare qualcosa, che magari non fosse vino. Con quelle poche forse che gli rimanevano aprì la porta della propria camera con estremo silenzio, cercando di sfuggire alla figura paterna. Riuscì stranamente a mangiare in completa pace. Però gli parve anomalo che il padre non si fosse fatto ancora vivo, per questo decise di andarlo a cercare nell'enorme casa. La famiglia abitava in quella casa così grande grazie alla madre che era stata una bravissima chirurga ed aveva vinto una grande quantità di premi che l'avevano portata ad essere un famossisimo medico nella loro città. Era per questo che, nonostante il padre fosse disoccupato, i due riuscivano comunque a vivere. La donna infatti aveva lasciato un grande patrimonio ai due. E quando serviva il padre non rifiutava qualche aiuto da qualche parente, avendo così tantissimi debiti. Dopo aver fatto il giro nella casa notò che il padre non era presente nella loro dimora. Tornò in salotto e cominciò a guardare attraverso la porta finestra il giardino della casa. Improvvisamente gli venne un assurda idea in mente: uscire di casa. Per un attimo credeva di essere diventato stupido, uscire senza il consenso del padre era come dichiarare l'ora del decesso. Nonostante la consapevolezza della gravità dell'azione, l'animo del ragazzo voleva comunque tornare a contatto della luce del sole, voleva rivederela in quella stanza, quella luce che solo Tsukishima riusciva a creare. Era strano che Tadashi volesse davvero qualcosa, e si trattava di uscire, il che era ancora più che preoccupante. Si preparò per uscire, ma si bloccò davanti al portone della casa con due paure ad ostacolarlo: quella del padre e quella di Tsukishima. Aveva paura di non riuscire ad incontrare quest ultimo, o peggio, che questo non volesse vederlo. Si ritrasse indietro, continuando ad osservare la maniglia. Doveva solo aprire ed uscire, al futuro ci avrebbe potuto pensare dopo. Avvicinò lentamente la mano ad essa quando sentì il rumore della chiave infilarsi da fuori, il padre stava tornando. Rimase paralizzato. La porta si aprì, entrò l'uomo con uno strano sguardo annebbiato, passò davanti al ragazzo, senza calcolarlo di striscio, e dopo neanche 3 metri crollò sul pavimento, cadendo in un sonno profondo. Tadashi non tolse lo sguardo dalla scena, e dopo essersi assicurato che il padre stesse dormendo, fece un sospiro di sollievo. Molto probabilmente l'uomo era ubriaco, o peggio, drogato. Sapendo che il padre si sarebbe svegliato tra qualche ora, si fece coraggio ed uscì. Il cielo era stranamente sereno e i raggi del sole avevano un calore tiepido. Si incamminò verso il luogo dove lo aveva incontrato la prima volta, con il cuore che andava all'impazzata e l'ansia che aumentava. Mentre si dirigeva verso il supermercato si sentiva osservato, e una volta girato si ritrovò davanti il ragazzo a lui conosciuto.
《Cosa facevi mi seguivi?》
《Volevo assicurarmi fossi tu, non ti fai vivo da giorni credevo fossi morto》
Fece un piccolo sorriso quasi forzato nel mentre che il ragazzo più alto lo guardava con il solito sguardo freddo.
《Dove andiamo?》 Disse improvvisamente Kei. Tadashi non capiva.
《Come scusa?》
《Andiamo a divertirci da qualche parte, seguimi.》 Il biondo si incamminò verso una meta sconosciuta e l'altro lo seguì rimanendogli dietro. Tsukishima indossava dei jeans strappati neri, delle scarpe da ginnastica, una t-shirt bianca con sopra un giacchetto di pelle nero. Tadashi pensò che quel colore gli donasse davvero bene, facendo risaltare la pelle candita e i capelli biondi, e affermò che, il ragazzo che stava analizzando, fosse davvero un figo. Ad un certo punto svoltarono in un strada parecchio buia con solo dei cassonetti, e un barbone seduto accanto ad uno di essi che dormiva. In un angolo più oscuro degli altri si trovavano due ragazzi: uno alto, con un cappello nero e degli occhiali da sole; l'altro molto più basso di lui, dai capelli arancioni sbarazzini, che si divertiva a masticare una big bubble alla fragola.
《Ciao idioti》 Salutò Tsukishima non con estremo entusiasmo.
《Hey Tsukishima》 Risalutarono i due contemporaneamente.
《Lui è Yamaguchi, diciamo che siamo quasi amici》
Al moro scappò un battito, nessuno lo chiamava amico da tempo.
《Però per essere amici di Tsukishima devi avere qualche rotella fuori posto》 esclamò il ragazzo dai capelli neri.
《Perdonalo, lui è Swageyama Tobyolo ed io sono Hinata, siamo vicini di "casa" di Tsukishima》
《HINATA BOKE!》 Urlò l'altro,prendendo il piccolo per la felpa.
《Scusa scusa, volevo dire,lui è Kageyama.》 Disse, quasi ridacchiando. Continuò rivolgendosi a Tsukishima 《Dove ci divertiamo oggi?》
《Al negozio delle cose a caso》
《Il negozio delle cose a caso?》 Chiese il moro.
《Quel negozio all'incrocio, che vende qualsiasi tipo di oggetto》Gli rispose Hinata. Dei due gli sembrava il più simpatico e rassicurante.
《E come ci dovremmo divertire?》
《Rubiamo》
《rUBIAMO?! MA-》
《Si, l'ultima volta ti è piaciuto credevo ti avrebbe fatto piacere farlo un'altra volta》
《Noi lo facciamo sempre, in questo quartiere puoi fare qualsiasi cosa, è talmente squallido che nessuno si stupirebbe se rubassimo qualcosa in qualche negozio》Spiegò infine Kageyama togliendosi gli occhiali rivelando il proprio colore degli occhi: un bellissimo blu scuro.
《Sei con noi?》 Hinata sembrava davvero entrusiasta di avere Tadashi nell'operazione.
Per un attimo tentennò, ma nonostante le insicurezze decise di unirsi a questo strano gruppo. Hinata iniziò a saltellare ed a parlare con Tadashi, mentre Tobio rimaneva accanto alla piccola carota senza dire una parola, tralasciando gli insulti rivolti all'amico. Nel mentre Kei approffittò del momento per nascondere un sorriso causato dalla decisione del moro. Quel ragazzo gli creava strani effetti e non gli dispiaceva. Poi interruppe quel momento di svago invitando gli altri ad incamminarsi. Yamaguchi sentì i mattoni cominciare a cedere attorno a lui, ma non impedì il loro cedimento. Voleva cambiare, voleva della compagnia. Non voleva più essere solo.
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𝐃𝐞𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞🌸||𝘛𝘴𝘶𝘬𝘬𝘪𝘺𝘢𝘮𝘢
Fanfiction"All'alba dei suoi 17 anni Yamaguchi Tadashi, aveva ancora l'usanza di fermarsi ad osservare tutto ciò che era stato e ciò che non sarà mai più. Ogni foto, video, ritratto qualsiasi cosa che avesse a che fare con la madre era scomparso. Come la sua...