Un uccellino in gabbia

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Quella mattina non persi tempo, volevo incontrare Monroe per chiedergli delle spiegazioni riguardo alla sua versione e alle presunte voci che giravano tra i castelli.

Uscii dalla mia stanza, lasciando dormire Marshall, e mi misi alla ricerca del grande lupo.

Camminai a lungo e quasi mi persi in quei lunghi corridoi (difficile da credere dato che abitavo in quel castello dalla nascita).

Ero d'avanti alle Grandi Porte che portavano al cortile, ma prima che potessi aprirle due forti braccia mi bloccarono da dietro «dove stai cercando di andare, nanetta?», mi divincolai e girandomi, incontrai gli occhi di Joseph «per prima cosa preferirei che non mi chiamassi "nanetta" e per seconda..vorrei fare una camminata tra gli alberi» risposi incrociando le braccia. «Mi spiace, ma tuo padre ha dato ordini precisi: non puoi uscire dal castello fino ad un prossimo ordine» disse, facendo una piccola smorfia.

Provava pena per me e questo non potevo permetterlo «smettila di guardarmi così!». Lui alzò un sopracciglio e chiese «così come» «come se fossi un uccellino in gabbia o un animale bastonato» dissi irritandomi. «scusami..» Joseph abbassò lo sguardo e io girai i tacchi e me ne andai; non m'importava la reazione di mio padre, io volevo andarmene.

Oltrepassai le Grandi Porte e mi addentrai nella fitta boscaglia che circondava il castello. Mi ricordai delle raccomandazioni che faceva mio padre sui lupi, ma in quel momento ci risi sopra; che venissero a prendermi, io li avrei aspettati.

Fatalità una voce parlò e io mi fermai «Devi stare attenta ai lupi, Lillian». Mi girai e vidi Monroe appoggiato ad un albero «lupi come te?» domandai e lui scosse il capo «lupi veri» disse, incrociando le braccia. «mi sottovaluti, hai forse dimenticato la mia razza?» dissi avvicinandomi a lui. «certo che no, ma sappiamo entrambi che i lupi non viaggiano mai da soli».
«senti..non iniziare anche tu, grazie» gli dissi alzando gli occhi al cielo, «hai discusso con tuo padre?» chiese lui e io scossi il capo «non ancora».

Camminammo tra gli alberi per una buona mezz'ora, quando lui si fermò e mi guardò «ti devo parlare di una cosa». Sembrava tentennare così lo spronai a parlare, lui si guardò intorno prima di proseguire «si tratta del vostro clan. Come ben sai, prima che i tuoi genitori si sposassero i vampiri erano divisi in due clan; l'unificazione servì come un trattato di pace tra i due, ma dopo la morte di tua madre il suo clan iniziò a ribellarsi alle regole di tuo padre. Da anni stanno organizzando un attacco al castello; tra una settimana ci sarà l'ultima luna piena dell'anno e per tutte le razze, compresa la tua, è abitudine festeggiare quel giorno. Loro attaccheranno quando la festa inizierà e stanno usando gli schiavi come coperture e spie».

Rimasi senza parole, sapevo che gli schiavi stessero architettando qualcosa, ma non immaginavo fossero solo delle pedine più piccole. «stai attenta Lillian. Vorrei aiutarti ed ho già avvertito mio padre di quel che so, ma lui non mi dà retta» disse Monroe. «aspetta..tu come fai a saperlo?» chiesi guardandolo, «io osservo, al contrario tuo» rispose, accennando un sorriso. «ora dovresti andare, o ti verranno a cercare» continuò lui, io annuii debolmente e me ne andai senza dire una parola; ero sconvolta.

Rientrai al castello e subito una guardia mi portò da mio padre; era naturalmente venuto a sapere della mia fuga e mi aspettava una ramanzina, ma anche io avevo qualcosa da dirgli.

«per quale motivo hai infranto le mie regole?» tuonò mio padre, «mi sembrava esagerato tenermi chiusa nel castello» risposi io. «non eri forse tu quella preoccupata per il doppio gioco degli schiavi?» disse squadrandomi, «è così e devo avvisarti di un' altra cosa, il clan della mamma si sta ribellando ed è intenzionato ad attaccare il-» non riuscii a finire di parlare perché lui mi interruppe «prima cosa: sono stanco di queste avvertenze infondate e come seconda cosa: come sai queste cose?» chiese assottigliando gli occhi. Non sapevo cosa dire così abbassai lo sguardo e rimasi in silenzio «ti sembra esagerato venire rinchiusa nel castello? Benissimo..rinchiudetela nella sua stanza» disse e se ne andò; spalancai gli occhi perché non potevo credere alle sue parole: mai prima d'ora mi aveva castigata in questo modo.

Le guardie mi portarono nella mia camera e chiusero la porta a chiave. Sapevo di poter uscire dalla finestra, ma sapevo anche che avrei complicato le cose, così mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi. La mia mente era in confusione e io non riuscivo a mettere in ordine niente.

Sentii lo scatto della serratura e la porta aprirsi; sapevo chi era, così non aprii gli occhi e feci finta di dormire. «sei davvero testarda Lili..» disse Marshall, sedendosi sul letto «devi solo capire che lo fa per il tuo bene» continuò e si sdraiò al mio fianco. Io socchiusi gli occhi e lo guardai; fortunatamente guardava il soffitto e non me, perché avrei preferito che non mi scoprisse sveglia. Richiusi gli occhi e lo ascoltai parlare per altri minuti, prima di crollare dal sonno e addormentarmi.

(Spazio autrice)

Sono riuscita a trovare tempo per finire il capitolo prima che finisse l'anno ed eccolo qui. Spero sia di vostro gradimento.

Innanzitutto volevo ringraziare le persone che seguono questa storia e poi volevo fare gli auguri di buon anno a tutti voi, miei cari lettori😊

Avete nuovi propositi? Io sì, ma sono quelli di ogni anno tranne per uno.

Detto questo vi lascio, buon anno a tutti😘🎉

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