Nero come il piumaggio dei corvi

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Aprii gli occhi al "dolce" suono della mia sveglia. Dopo l'estinzione della razza umana riuscimmo a conservare dei loro oggetti e sfortunatamente la sveglia era uno tra quelli.

Nonostante non avessi voglia di alzarmi posai lo stesso i piedi a terra, strofinandomi gli occhi. Sapevo sarebbe stata una lunga e bella giornata: non solo per l'incontro con il mio amico lupo, ma anche per la festa che si sarebbe celebrata alla sera; così mi feci forza e mi alzai, andando in bagno per cercare di rendere i miei capelli presentabili.

Dopo aver speso ben 10 minuti cercando di farmi una treccia uscii dalla mia stanza, scendendo le lunghe scale che dividevano i due piani. Il primo che vidi fu mio padre che con grazia mi salutò, facendomi piroettare su me stessa. Risi e lo abbracciai, «sei pronta per festeggiare il tuo diciassettesimo compleanno piccola mia?» chiese sorridendomi «oh, beh..per prepararmi all'evento di stasera mi servirà una bella boccata d'aria» risposi, accarezzandomi i capelli. «spero allora che questo non sia un evento traumatico per te..» disse incupendosi; io lo abbracciai e lo confortai «no, affatto. non vedo l'ora» sorrisi e mi liberai dalle sue braccia. Dalla morte di mia madre si era impegnato molto per vedermi felice e io, anche se a volte falliva, lo assecondavo, gioendo per quello che mi donava o mi mostrava.

«ora scusami padre, ma una fame infinita mi assale, costringendo i miei piedi a muoversi in direzione della cucina per assaggiare i favolosi dolci di Mary» dissi strofinandomi le mani; lui scosse il capo divertito e mi lasciò andare.

Passai l'intera mattinata a mangiare i cibi preparati dalla cuoca; così decisi di saltare il pranzo e di uscire. Arrivai all'entrata e Jessica mi mise il cappotto, la ringraziai ed uscii; immaginavo sospettasse qualcosa dato il suo sorriso poco promettente, ma non ci diedi molta importanza.

Mi misi le mani in tasca e mi incamminai verso il bosco. Mi sedetti sotto lo stesso albero che per anni, ci aveva coperto da occhi indiscreti e aspettai. Purtroppo non seppi con certezza quanto tempo passò, ma quando vidi il sole calare decisi di alzarmi, stanca di aspettare e delusa dalla mancanza del lupo; forse se n'era dimenticato o forse si era stancato di me. Non feci in tempo a trovare una risposta che qualcosa mi balzò addosso, facendomi cadere. Mi girai e quando lo vidi sorrisi, prendendo il suo muso tra le mani «avevo timore che non venissi» dissi e lui come risposta mi leccò il palmo di una mano.

Rimanemmo sdraiati fino a quando il sole calò completamente. Gli raccontai cosa fosse successo durante quell'anno ed espressi la mia gioia nel raccontargli i particolari della festa che si sarebbe celebrata qualche ora dopo; quando lo feci lui alzò le orecchie, ma non capendo cosa significasse lasciai perdere. Fu difficile salutarlo e vederlo andare via perché più gli anni passavano e più cresceva la voglia di rivederlo e la curiosità di conoscere la sua vera identità.

Tornai a castello e ad attendermi, come sempre, ci fu Jessica, che mi portò in camera: mi aiutò a cambiarmi e acconciò i miei capelli in uno chignon ornato con delle perle; mi truccò ed infine mi lasciò sola. Non adoravo le feste: erano troppo formali e piatte; ma quella era l'unica che mi concedeva un po' di svago, essendo io la festeggiata.

Scesi le scale, sentendo già le voci degli invitati. Mi guardai intorno e vidi Marshall venirmi incontro «wow..sono senza parole» disse meravigliato; sorrisi e arrossendo lievemente risposi «ti ringrazio, anche tu non sei male» «oh..ma io mi riferivo al vestito, non a te» disse lui ridendo. Gli diedi una gomitata e lo lasciai da solo, raggiungendo mio padre che mi accolse con un abbraccio «tesoro, vorrei conoscessi Lucian, il capo clan dei licantropi di Portland» disse indicandomi un uomo di mezza età al suo fianco. Gli strinsi la mano sorridendo e lui disse con garbatezza «Sono lieto di partecipare al vostro festeggiamento. Quando ricevetti l'invito non ero molto convinto, ma mio figlio insistette così a lungo da obbligarmi a non tirarmi indietro» sorrisi e piegando il capo di lato, incuriosita, chiesi «sono felice che abbiate accettato il nostro invito, una presenza in più non può far altro che rendere la cuoca felice di cucinare piatti in abbondanza, ma quello che mi preme sapere è: chi è il ragazzo che è riuscito a convincervi di tale scelta?». Lui sorridendo, mi indicò un ragazzo non molto distante da noi che non appena mi vide, si girò nella nostra direzione, sorridendo e avvicinandosi a suo padre.

Spalancai gli occhi dallo stupore e non mi sorpresi nel sentire che tutti i muscoli si erano irrigiditi. Non avevo idea di quanti ragazzi dagli occhi turchesi ci fossero al mondo, ma a Portland ne era nato solo uno e in quel momento stava davanti a me. 《ciao fiocco di neve》disse sorridendomi. Iniziai a boccheggiare, incapace di formulare una frase di senso compiuto, così, rinunciandoci, presi a guardarlo.

Guardandolo per la prima volta potevo associarlo ad un angelo, ma soffermandomi sui suoi allineamenti pensai fosse meglio raffigurarlo come un Profano. La sua pelle era estremamente chiara, forse troppo per la sua razza; i suoi capelli, al contrario, erano neri come il piumaggio dei corvi. Era alto ed elegante, ma la cosa che mi attirava più di tutte era l'azzurro intenso dei suoi occhi; mi era quasi impossibile distogliere lo sguardo da quelle perle azzurrine.

Fu mio padre a distrarmi dai miei monologhi interiori «Lillian, ti senti bene?» chiese, mettendomi una mano sulla spalla. Annuii e gli sorrisi, per poi tornare a guardare il ragazzo dal nome ancora sconosciuto; lui, forse capendo, si presentò «mi chiamo Monroe, mia cara》disse con voce profonda e baciandomi delicatamente la mano. Guardai altrove, arrossendo e rispondendo «sono Lillian, piacere di conoscerti» ma lui questo già lo sapeva.

Finii per ascoltare le conversazioni tra mio padre e Lucian, sottostando agli sguardi continui di Monroe. Stanca di sprecare tempo inutilmente me ne andai in cortile, sperando che il ragazzo mi seguisse ed infatti, fu così. «alla fine..ti sei mostrato» dissi girandomi verso di lui «quando venni a sapere dell'invito di tuo padre non potei lasciarmi sfuggire questa occasione». C'erano cose che non capivo ed esigevo risposte «per quale motivo non sei mai venuto nella tua forma umana?» lui si guardò intorno prima di avvicinarsi e dire «se le guardie di tuo padre o peggio, di mio padre ci avrebbero visti e riconosciuti saremmo finiti nei guai, ma non c'è niente di allarmante nel vedere una dolce ragazza in compagnia di un normale lupo..è per questo che ho scelto di non mostrarmi» «oh..» negli anni avevo fatto una lista precisa di cose da dirgli quando l'avrei incontrato in questa forma, ma in quel momento non riuscii a dire nulla.

«Nonostante sia felice di vederti, stasera, c'è qualcosa che devo dirti..qualcosa da cui metterti in guardia» lo guardai e confusa, lo spronai a continuare, ma lui non fece in tempo ad aprir bocca che una voce ci fece voltare.

(Spazio autrice)

A che cosa si starà riferendo Monroe?

Lillian ha finalmente visto il viso del lupo che tanto adorava. Questo, per lei, potrebbe essere il compleanno migliore della sua vita, ma qualcosa potrebbe rovinarlo.

Non è passato molto dall'ultima volta che ho aggiornato..praticamente ieri. Mi spiace dirvi che non riuscirò ad aggiornare ogni singolo giorno; mi è impossibile data la scuola, ma vi prometto..miei cari lettori..che aggiornerò non appena ne troverò il tempo. Questo capitolo mi è venuto più lungo di quanto immaginassi, ma ogni tanto fa bene uscire dagli schemi. Detto questo, spero di avervi messo un po' d'ansia per il prossimo capitolo 😁. Ditemi cosa ne pensate; ci risentiamo al prossimo capitolo 😘

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