Capitolo Undicesimo

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- Lupo svegliati, è ora.
- Non posso... Margot, non te ne andare...
- Eh...?! - Enrico smise di scuotere l'amico e lo guardò stranito - E Margot chi sarebbe?
Lupo spalancò gli occhi: - Tu non hai sentito niente! - decretò e prendendo l'asciugamano che aveva appoggiato ai piedi del letto, si chiuse a chiave in bagno.
Enrico decise che la questione poteva essere benissimo tralasciata per il momento, ora c'era solo il vincere la gara come obiettivo, poi forse sarebbe tornato alla carica. Scese le scale ed entrò in cucina, trovando già tutto apparecchiato e la sorella appoggiata alla credenza che digitava qualcosa sul cellulare.
- Mmh ciao... - la salutò impacciato. Quella alzò lo sguardo e gli rivolse un cenno di saluto. Il ragazzo strabuzzò gli occhi: - Probabilmente sto sognando...
- Lupo è già sveglio? - chiese lei, ignorandolo.
- Sarà qui a momenti...
Si sedette e si versò un po' di cereali in una tazza.
- Seriamente? Come puoi mangiare i cereali senza inzupparli nel latte o in qualsiasi altra bevanda?
Enrico, che ne stava addentando uno, rimase fermo con il cereale a mezz'aria: - Non ho voglia di niente di liquido, non ho nessuna intenzione di vomitare durante la gara. - la sorella fece spallucce e riportò la sua attenzione sullo schermo del cellulare - Sei ancora dell'idea di accompagnarci?
Giorgia sbuffò e gli puntò addosso due fanali ambrati: - Ti dà fastidio?
- Semplicemente non è da te venire a vedere una gara di nuoto maschile...
- Non ho nulla contro di voi finché non mi rivolgete la parola.
- Giorgia, fatti curare...
Lei gli rivolse un'occhiata risentita, ma non rispose, si limitò a schiarirsi la gola. Nel mentre, Lupo entrò in cucina con una felpa di Enrico e dei pantaloncini corti.
- Ottima scelta. - si complimentò l'amico.
Lupo gli sorrise, mentre Giorgia gli urtò una spalla appositamente ed uscì dalla cucina commentando: - Sicuramente sta meglio a te che a mio fratello.
Il ragazzo la guardò andarsene, poi si rivolse ad Enrico: - Mi sono perso qualcosa?

***

- Niente panico! - li ammonì Mattia, all'uscita degli spogliatoi. Indossava un costume bordeaux che metteva in risalto il suo fisico allenato. - Sappiamo che sono forti, conosciamo le loro tattiche... Marco, levati quell'espressione impaurita dalla faccia, se sai di esserti impegnato al massimo durante gli allenamenti non hai motivo di avere paura.
- Penso sia ansia da prestazione... - mormorò quello, pallido in volto.
- Beh, non sei da solo, siamo una squadra, dunque non hai motivo di temere nulla. Vi ricordo le regole generali: nessuno ha il diritto di...
Le aveva sentite così tante volte quelle regole che ormai gli uscivano dalle orecchie. Aveva la testa in subbuglio, i pensieri accatastati gli uni sugli altri e il cuore che batteva forte. Giorgia alla fine li aveva accompagnati davvero, tradendo tutte le aspettative del fratello, e ora li aspettava sugli spalti. Pazzesco, o almeno così aveva definito la situazione Enrico quando si erano dovuti separare per entrare negli spogliatoi. Se la sera prima Lupo era stato attento a non far risultare il genere maschile completamente idiota, in quel momento avrebbe dovuto triplicare il suo livello di attenzione. Se avessero perso probabilmente Giorgia non avrebbe più nutrito alcunché di simile alla stima nei suoi confronti. Non che gli importasse granché, ma voleva farle cambiare idea considerando che, a detta di Enrico, era uno dei pochi a cui prestava attenzione.
- È ora di affrontare la finale.
La voce di Mattia gli giunse come un pugno allo stomaco. Si affrettò a raggiungere la posizione dietro di lei e la seguì fino alla piscina con la squadra, venendo accolto da un pubblico entusiasta. Lui e Max erano assegnati ai cento metri a stile libero, Enrico e altri ai tuffi e poi...
- Vuoi che vada io per primo? - gli chiese Max, distogliendolo dai suoi pensieri.
- D'accordo. - disse annuendo.
- Sei sicuro? Non faresti bella figura in quanto capitano...
- Non se vinco. - rispose di getto.
- Come vuoi...
Max salì sulla pedana e si sistemò gli occhialini. Poi si mise in posizione e aspettò il fischio di inizio, che non tardò ad arrivare. Era veloce, molto veloce e Lupo si ritrovò ben presto ad incitarlo insieme a tutta la squadra. L'avversario non era da meno e ad ogni bracciata sembrava potesse raggiungere Max e toccarlo se non ci fosse stata la corsia divisoria. Max toccò il bordo una frazione di secondo prima, poi si volse verso il pubblico che era esploso in un boato e sollevò il braccio in aria in segno di vittoria. Uscì dall'acqua e batté una mano sulla spalla di Lupo: - Coraggio, siamo tutti con te, anche loro. - gli indicò i fans con un sorriso.
Il capitano seguì il dito e fece scorrere lo sguardo sul pubblico che incitava euforico la squadra. Salì sulla pedana e vide Giorgia che, alzatasi in piedi, gli urlava qualche incoraggiamento, coperto però dal frastuono della gente. Respirò profondamente e sistemò gli occhialini. Non negava di avere un certo batticuore per l'ansia e per l'eccitazione accumulatesi. Si mise in posizione, poi il suono distinto di un fischietto riempì l'atmosfera colma di attesa. Si tuffò e cominciò a muovere le braccia ad un ritmo impressionante, che gli fece guadagnare subito un certo vantaggio sull'avversario. Ogni volta che ruotava la testa per respirare, sentiva forti e chiare le acclamazioni del pubblico che ritornavano confuse e ovattate non appena riimmergeva il capo. Arrivò a fine vasca e si girò con una capriola, ricominciando a nuotare. E poi eccolo: il suo ostacolo l'aveva seguito fin lì. Gli mancava il respiro, doveva assolutamente fermarsi riempire i polmoni di ossigeno, ma non poteva, non in quel momento. Cominciò a perdere velocità. Sentiva le braccia stanche e doloranti, ma doveva continuare. Tossì. Un fiotto di bolle gli uscì dalla bocca, poi un altro e un altro ancora. Smise di nuotare e si rannicchiò su sé stesso, continuando a tossire. Aveva un disperato bisogno di respirare, ma non ci riusciva, più cercava di raggiungere la superficie, più andava a fondo. Si chiese dove fosse l'avversario. Forse era già arrivato al bordo, forse aveva già vinto. La squadra non lo avrebbe perdonato.
Enrico si sporse oltre il bordo, seguito dal mister: - Che gli succede, perché si è fermato!
Mattia scosse la testa: - Non ne ho idea...
- Capitano! - urlò Marco, in preda allo sconforto.
Intanto la platea era ammutuolita e fissava il ragazzo in acqua con sgomento.
- Idioti! - gridò Giorgia a due allenatori che non la lasciavano passare.
Enrico si voltò sentendo la voce della sorella: - Che ci fai qui?
- Tuffati Enrico! - strillò lei di rimando - Si sta sentendo male!
Il ragazzo si voltò verso la piscina e sgranò gli occhi. Attorno alla testa di Lupo si stava espandendo una macchia rossa e lui non si muoveva più. Senza pensarci due volte corse verso la pedana e si buttò, cominciando a nuotare il più velocemente possibile non appena avvertì l'impatto con l'acqua. "Al diavolo il bagnino!" pensò mentre si avvicinava all'amico. Appena lo raggiunse lo afferrò per le spalle e fece in modo di tenergli la testa fuori dall'acqua. Provò a chiamarlo, ma non ricevette risposta, il volto di Lupo rimaneva una maschera senza espressione. Lo trascinò verso il bordo e si fece aiutare dai compagni a tirarlo fuori dall'acqua, uscendo dalla piscina a sua volta. Gli uomini del pronto soccorso, obbligati dalla legge a sovraintendere ogni gara, portarono l'amico in un'ambulanza che, a sirene spiegate, si diresse verso l'ospedale. La gara fu interrotta, la squadra di Lupo si rifiutò di gareggiare e la vittoria venne assegnata agli avversari. Per quanto Enrico la trovasse una decisione ingiusta (non si gareggia senza il proprio capitano) aver perso la gara era l'ultima cosa che gli importava in quel momento. Appena entrò nello spogliatoio, la sorella gli venne incontro, pallida in volto.
- Che gli è successo...? - gli chiese piano.
- Non lo so. Nulla che abbia a vedere con i problemi di cui ti ha parlato ieri credo...
Gli occhi di Enrico erano lucidi ed il suo cuore colmo di preoccupazione. Frugò velocemente nel borsone che aveva prestato a Lupo e ne estrasse le chiavi della centoventisei.
Il mister lo raggiunse: - Enrico, hai una vaga idea se Lupo soffrisse di...
- No. - la interruppe - Non era affetto assolutamente da niente.
La oltrepassò e raggiunse la macchina quasi correndo. Quando si sedette al volante, Giorgia aprì la portiera e si lasciò cadere sul posto del passeggero, emettendo nuvolette di vapore.
Il fratello la squadrò: - Davvero ti interessa sapere?
- Fai correre questo catorcio. - rispose secca.

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