7. Disgusting - disgustoso

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Non ce la faceva più, sia vedere il suo corpo senza vita coperto da un telo poliziesco. Sentiva che volevano analizzare il suo corpo, ma prima dovevano capire di chi fosse figlia, se fosse adolescente o no essendo che non aveva documenti con sé.

Kreya non lo aveva fatto apposta, il giorno dell decisione era davvero stato come se fosse vissuta in una bolla, le sembrava quasi di non aver vissuto, non ricordava nulla, tranne la neve bianca che tanto adorava.

Continuava a sentire quelle voci, quei maledetti dialoghi che la continuavano a far cedere. Quindi alla fine era stata sempre davvero sola, era sempre stata considerata la pazza del villaggio e ora ne aveva la conferma.

Una cosa non la stava facendo cedere: vedere i suoi genitori. Non sapeva che ore fossero ma sapeva che era un orario in cui loro di solito tornavano a casa, ma essendo che erano partiti ad un aggiornamento non era tanto scontato.

Continuava ad ascoltare quelle voci, stava cedendo e dentro la sua testa si stava continuando a ripetere mamma e papà, voleva vederli, almeno un'ultima volta.

Dopo poche ore sentì delle voci molto famigliari, troppo, erano i suoi genitori, erano lì... ma era strano, erano troppo composti. Si avvicinò a loro per ascoltarli parlare con la polizia.

-Siete i suoi genitori?- chiese il poliziotto molto menefreghista.

-Si, adottivi- risposte il padre.

Kreya si sentì cadere il mondo addosso. Come adottivi? Cosa intendevano? No, sicuramente aveva sentito male, era impossibile, i suoi genitori con cui aveva passato tutta la sua vita fidandosi di loro e rivelando tutti i suoi più oscuri segreti.

Si sentiva disgustata, non solo per tutti quei anni di silenzi riguardo a questo, ma per la loro impassibilità, come se questo avvenimento non gli sfiorasse più di tanto, come se lei non fosse stata altro che un peso per tutto quel tempo. 

Quindi tutte le parole che stavano sputando le persone introno al suo cadavere erano vere, era un mostro, era stata adottata, doveva morire, era tutto nei piani di qualcuno e sicuramente non suoi.

Si sentiva disgustata per se stessa, alla fine tutto quello che non voleva mai essere lo era. 

Dopo quelle parole del padre non riuscì più a concentrarsi sul dialogo, che ormai quelle due figure che considerava parenti stavano continuando insieme al poliziotto, sembrava quasi un dialogo di amicizia, erano troppo freddi, distaccati. Si aspettava qualche scenata, qualche lacrima, almeno dalla donna. Nulla, nulla di nulla. 

Si sentiva risucchiare verso il basso, come se stesse affondando nel pantano, per poi improvvisamente sentirsi sollevare e stringere a un corpo caldo. Non sapeva chi fosse, non le importava, il suo mondo interiore era crollato completamente.

-Sono qui piccola, tieni duro ti prego- disse Marel stringendola ancora di più a sé.

L'angelo guardò in alto e aprendo le ali spiccò il volo tenendo Kreya stretta a sé che sembrava quasi una bambola senza vita.  

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