3-Delle mani da polipo, delle corde vocali rotte e la verditudine

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Delle mani da polipo, delle corde vocali rotte e la verditudine

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Credevo che Joseph se ne fosse già andato, e invece era appoggiato al muro con un sorriso così familiare stampato in faccia, un sorriso tranquillizzante.

-Di nuovo latte caldo? O preferisci il caffè? Ti dico subito che lo scotch te lo scordi!- chiesi mentre caricavo la lavastoviglie. Ovviamente non mi preoccupavo della sua salute, chissà per quanto tempo si sarebbe trattenuto, non potevo certo permettere che si ubriacasse e che la mia povera schiena ne soffrisse. Mi stavo preoccupando per la mia salute!

-Io direi che un panino con una bella birra ci sta, poi decidi tu, padrona!-. Gli preparai il panino e al posto della birra gli diedi un bicchierone di coca-cola. Lui sorrise e si arrese, senza neppure protestare tanto alla mia decisione.

La maggior parte dei clienti ci stava spiando neanche troppo di nascosto, ma non mi importava. Non stavamo facendo niente di male, potevano sussurrarsi tutto quello che volevano! Loro e quell'impiccione esagitato di John (dopotutto non mi sentivo così tanto in colpa).

Lavoravo con velocità, cercando di evitare domande e sguardi interrogativi, ma sorridevo sempre, era parte del mio lavoro; e forse questo era più che sufficiente per alimentare il gossip, inoltre Joseph non mi schiodava gli occhi di dosso, tranne che per andare in bagno o per fulminare quelli che avevano ricominciato con le battutine.

John, dopo essersene andato per qualche ora, tornò un po' più sereno. Non disse una parola, in ogni caso sapevo che non era venuto ancora il momento di chiarire tutto. Continuavo così a lavorare tranquillamente. Però verso le 2 di notte un gruppo di ragazzi esagerò con l'alcol e non solo. Gli stavo portando l'ennesimo vassoio pieno di cocktail quando cominciarono a tirarmi la gonna, a farmi battute davvero pesanti e a ridere così forte da essere sguaiati. Gli dissi subito che era il caso di smetterla, non ero loro serva né loro amica.

Il più grosso del gruppo mi afferrò in vita e mi strinse a sé, guardai prima la sua mano posata sul mio fianco, dove non avrebbe dovuto stare, e poi il suo faccione paonazzo e allusivo. Sghignazzava. Non potevo sopportare un simile comportamento, così, dopo avergli chiesto una volta con tutta la cortesia che mi era rimasta, di lasciarmi andare e ricevendo come risposta una squallidissima toccatina, gli sbattei il vassoio vuoto in testa con tutta la forza che avevo. Il braccio cadde e io fui libera. O almeno così credevo, ma un altro ragazzo del gruppo si alzò, mi si avvicinò e mi sollevò di slancio. Alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere Joseph sollevarsi e raggiungermi alla velocità della luce. Mi acciuffò e mi riportò a terra, poi mi chiese se andava tutto bene; fin lì niente di preoccupante, il problema fu che non si limitò a "salvarmi", aveva un'espressione talmente tesa che potevo contargli le rughe e vedergli pulsare una vena sul collo. Mi spostò con fare deciso dietro di lui e affrontò una dozzina di ragazzi:-Se uno solo di voi si azzarda a guardarla per più di dieci secondi o se le fa una battuta che non la fa ridere, vi prometto che non uscite di qua sulle vostre gambe.-.

Li guardò uno a uno con uno sguardo così gelido che metteva i brividi, ero pronta a scommettere che li avrebbe fracassati tutti se ne avesse avuta la possibilità. Lo trascinai per la mano, ci stavamo avviando verso il bancone quando lo stesso gigante di poco prima si alzò e mi voltò prepotentemente, stritolandomi un braccio. Speravo con tutta me stessa che Joseph non si mettesse nei guai per colpa mia, e le mie preghiere vennero ascoltate. John, dal fondo della stanza, lanciò un ordine:-Ragazzi, si è fatto tardi, adesso prendete le vostre cose e andatevene! Avete bevuto un po' troppo e qui non si tollerano molestie nei confronti del personale.-. Qualcuno provò a contraddirlo, ma con un semplice gesto della mano John zittì ogni protesta. Con il suo fisico da giocatore di football e lo sguardo severo da ex-soldato non lasciava certo spazio a fraintendimenti, se ce ne fosse stato bisogno li avrebbe buttati fuori a calci. Vidi tutti raccogliere le proprie cose ed andarsene, uno ad uno uscirono a testa bassa, senza neppure il coraggio di guardarmi. Tirai un sospiro di sollievo. Bè, anche la mazza da baseball faceva la sua figura.

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