Alex's POV
Raggi di un'alba entrano dalla finestra segnando l'inizio di un nuovo giorno.
Braccia sottili stringono il mio petto, le sposto cercando di sgattaiolare via senza far rumore e mi vesto avvicinandomi alla finestra di camera sua.
Guardo in basso nel giardino della villetta, dove di solito sono parcheggiate le auto della famiglia Smith, ma nessuno in vista suppongo siano già tutti a lavoro e che Christian stia ancora dormendo, l'ho sentito rientrare questa notte dopo essersi sicuramente divertito a qualche festa delle nostre.
Non voglio calarmi dalla finestra per tornare a casa prima che gli altri si accorgano della mia assenza, perciò poggio delicatamente un biglietto sul cuscino e lascio la camera di Bella per addentrarmi nel resto della casa.
Ricordo che ieri mentre eravamo nello studio del signor Smith, una pila di fogli erano sparsi a terra, Bella non ha fatto molta attenzione a nulla di tutto cio' ma ho avuto la sensazione che non fossero dei normali documenti da imprenditore.
Prima di uscire di casa, rientro nello studio.
Qualcosa non mi quadra, non puo' essere stato il vento la causa di quel casino.
Ha tutta l'aria di una rapina o qualcosa di simile, i fili del contatore hanno dei segni come se fossero stati manomessi manualmente e volontariamente e che io sappia il vento non possiede due mani.
Qualcuno deve essere entrato di proposito.
Ma chi? E soprattutto per quale motivo?
E' tutto cosi' strano, ma voglio andare fino in fondo a questa storia.
Mi dirigo verso la scrivania e comincio a dare un'occhiata veloce a tutti i fogli, di molti non capisco quasi nulla tranne di un documento, una carta d'identità più precisamente.
Porta il nome di una certa Yvonne Smilers, non so chi sia perchè la foto è di una neonata nata il 14 novembre 2001.
Non posso portare il documento con me se ne accorgerebbero subito, quindi faccio una foto con il cellulare e corro via il più veloce possibile e cercando di non fare rumore.
Quando sono fuori da casa Smith tiro un sospiro di sollievo, ma l'ansia comincia a divorarmi.
Non riesco a smettere di pensare a questa benedetta carta di identità e alla bambina...Yvonne Smilers, chi è? E cosa centra con Bella?
Perchè sono certo che centri qualcosa, non so cosa e lo scoprirò.
Torno a casa più in fretta che posso, cerco di crearmi uno schema mentale di quello che dovrò fare nel mentre e di capire come fare a scoprire la verità entro la fine della prossima settimana o salterà tutto.
Mi faccio strada nel giardino, giro intorno alla casa per ritrovarmi sul retro da dove la finestra di camera mia si affaccia.
Di fronte, c'è un robusto albero su cui da bambino mi arrampicavo per non farmi trovare e che da adolescente è stato senz'altro un appoggio per uscire di casa senza che i miei si accorgessero delle mie fughe.
Mi aggrappo alla dura e vecchia corteccia e salgo su uno dei rami che sporge verso la finestra.
Allungo una gamba verso il davanzale, con una mano tiro su la finestra e sono dentro.
Esco subito da camera mia e scendo al piano di sotto nell'ufficio di mio padre, collego il mio cellulare alla stampante e faccio due copie della carta d'identità, velocemente salgo in camera mia, tra un po mia madre e mia sorella dovrebbero svegliarsi.
Da una delle due copie ritaglio la foto della bambina, l'altra la conservo nel portafogli per evitare che qualcuno la trovi.
Dovrei fare delle ricerche sulla famiglia di Bella magari trovo qualcosa di utile, ma non ho tempo per farlo da casa, lo farò a scuola.
La mia auto è rimasta lì, quindi sono costretto a farmi tutto il tragitto a piedi, se mia sorella sapesse che la macchina è rimasta a scuola da ieri si insospettirebbe, comincerebbe a fare domande, scoprirebbe di Bella e di conseguenza di Yvonne Smilers.
****
<<Scusi professoressa potrei andare in bagno?>> l'insegnante come tutta la classe è stupita della gentilezza che ho utilizzato e forse hanno anche ragione.
<<Si Jhonson, va pure>> mancano circa dieci minuti alla fine dell'ora quindi posso rimanere fuori dalla classe senza preoccuparmi perchè la campanella suonerà a breve.
Entro in biblioteca, l'unico posto in cui posso concentrarmi senza che nessuno mi interrompa perchè nessuno si aspetta che Alexander Jhonson entri in una biblioteca se non per soddisfare le proprie esigenze quindi non alle prime ore in cui la biblioteca è sempre occupata da qualche studente di troppo.
Siedo a uno dei primi computer liberi e comincio a cercare qualsiasi cosa possa rivelarsi utile, ma niente.
Nulla su Yvonne Smilers, nulla sulla famiglia Smith il che è alquanto strano per un imprenditore trasferitosi dall'Italia dove, che io sappia, le notizie non si dimenticano in fretta.
Solo una foto che mi ha spiazzato, il signor Smith affiancato da mio padre.
Mio padre centra qualcosa in tutto questo?
Ovviamente documento anche questa foto, elimino la cronologia di ricerca dal computer e vado verso la mensa, non me ne ero reso conto ma sono rimasto lì dentro per più di tre ore, senza neanche molti risultati.
<<Alex, amico dove eri finito eh?>> Pacey mi dà una pacca sulla spalla, invitandomi a sedermi al tavolo con il resto del gruppo.
<<Ero...emh sono stato poco bene, ho fatto un salto in infermeria ed ora eccomi qui>> ho cercato di essere il più credibile possibile ma dal suo volto si capisce perfettamente che non ha creduto a una sola parola di quello che ho detto.
Ma Pacey è cosi', dopo poco tempo che ci conoscevamo passavamo delle ore insieme in assoluto silenzio.
Pacey non ama chiedere, pensa che se si vuole si può parlare senza che nessuno ti dia il permesso di farlo.
E' per questo che gli voglio molto bene, ha capito che sto spudoratamente mentendo ma comunque si fida e mi lascia fare anche se vorrebbe sapere.
Lei l'ho vista seduta a un altro tavolo più in fondo, è ancora da sola stranamente.
<<Torno subito>> dico mentre mi alzo dal tavolo e mi faccio strada verso il suo tavolo <<ciao bellissima>> esclamo sottovoce.
<<Alex, che ci fai qui? Ci stanno guardando tutti...>> è imbarazzata lo vedo perchè le sue morbide guance cominciano a tingersi di rosso ma è anche felice ed entusiasta lo vedo dai suoi occhi che adesso brillano.
<<Lo so, ma non mi sembra di star facendo nulla di male o sbaglio?>>
<<No, infatti>> mi scappa una risata per l'espressione facciale che ha assunto.
So già in partenza di star per sbagliare, non dovrei coinvolgerla soprattutto non così direttamente ma devo pur iniziare da qualcosa che possa spianarmi la strada per la verità.
<<Senti Bella, tu ti fidi di me giusto?>>
<<Giusto>>
<<Ecco mi serve che tu risponda a una domanda senza chiedere nulla a riguardo, prometti?>>
<<E se io non volessi rispondere?>>
<<E se io ti dicessi che lo faccio per te e per farti scoprire la verità che meriti di sapere?>>
<<Ah okay, avanti con questa domanda allora>> tiro fuori dalla tasca interna della felpa la foto e la striscio sul tavolo affinchè arrivi nelle sue mani <<sei tu quella bambina?>>
<<Si sono io perchè?>>
Cazzo!
<<Niente domande ricordi?>> mi sforzo di sorridere mentre mi alzo dal tavolo, le lascio un bacio in fronte e ritorno dagli altri.
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A un millimetro di cuore #wattys2018
Romance"gli opposti si attraggono ma amano i propri simili" Alexander e Isabella. Sono tutto e niente. Tutto tranne che due ragazzi capaci di ammettere di essere legati l'uno all'altro da un filo indelebile, invisibile e indistruttibile. Due calamite che l...