l'inizio di tutto (2)

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Come al solito, io rimasi tra gli ultimi.

Mentre finivo di cambiarmi entrasti di soppiatto nello spogliatoio, mi afferrasti la schiena dal retro, e mi premesti le dita sulle spalle così violentemente da farmi inginocchiare.

Poi, con un ghigno di scherno mi guardasti dall'alto al basso, ti piegasti verso di me avvicinando la tua testa alla mia.

La tua voce roca e aggressiva mi sussurrò nell'orecchio...

:-hei nerd di merda, come ha fatto un senza unicità come te, a superare l'esame di ammissione !?-:

Queste parole mi fecero riflettere...

Noi eravamo cresciuti insieme, quindi tra tutti i membri della classe, tu eri l'unico ad essere a conoscenza del fatto che fossi nato senza un quirk.

Eri un ragazzo fin troppo intelligente, quindi, restai in silenzio e subii l'ennesimo atto di bullismo da parte tua, temendo che se avessi parlato, avresti potuto scoprire qualcosa.

Ad ogni modo, anche tu non sapevi della mia unicità, o almeno...non lo sapevi ancora per poco.

Il professor aizawa ci aveva detto che chi avrebbe fallito la prova fisica sarebbe stato espulso, e io non potevo permettermi di farmi espellere dopo tutti i sacrifici compiuti per arrivare fino a questo momento.

Mi diressi in cortile, consapevole che avrei dovuto usare il mio quirk anche solo per un secondo, se volevo superare la prova fisica dovevo farlo, anche con la consapevolezza che il mio corpo non era ancora in grado di reggere la forza del "one for all "

Le prove fisiche ebbero inizio, e tu, come al solito, eccellesti in tutto...

La prima prova toccò proprio a te, dovevi lanciare una pallina il più lontano possibile, con un espolsione la lanciasti a 700m dal punto in cui eravamo, tutti si congratularono con te e questo ti rese molto soddisfatto.

Poi uno dietro l'altro tocco a tutti, fino ad arrivare al mio turno.

Concentrai la  forza nel indice della mia mano destra, la pallina raggiunse i 900m di distanza.

Tornando in fila con gli altri ti vidi, digrignasti i denti e mi guardasti con aria di sfida, tu eri il primo della fila ed io ero l'ultimo, ma anche dal fondo potevo sentirti borbottare parole di dissenso.

Alla fine delle prove fisiche tutti gli altri tornarono dentro alla scuola per cambiarsi, e anche io stavo per tornare dentro.

Ma non feci in temo ad entrare in classe....

La tua mano mi strinse il collo da dietro, per poi salire verso la nuca, mi afferrasti i capelli e tirandoli mi facesti alzare la testa, la mia voce tremante chiamava il tuo nome...

:-kaccha lascami!!...-:

:-mi stai facendo male-:

Ma a te non importava e mi dicesti di raggiungerti sul tetto della scuola.

Aprendo la porta che dalle scale dell'istituto dava sul tetto, ti vidi, sembravi diverso, stavi pensando a qualcosa, probabilmente non ti eri reso conto della mia presenza, così ti fissai per un paio di secondi,

Con una mano ti strofinavi il mento ed il tuo sguardo era perso nel tramonto rosso fuoco della città,  un tramonto più rosso delle tue esplosioni, un tramonto senza una nuvola, un tramonto semplice, con il sole che illuminava i tetti dei grandi palazzoni di Tokyo, andando a riposare dietro ad essi.

Mi avvicinai in silenzio a te e con un dito ti picchiettai su una spalla, ti girasti verso di me, mi afferrasti le spalle e mi sbattesti conto la rete che contornava il perimetro del tetto per evitare che qualcuno cadesse di sotto.

Mi guardasti fisso per qualche secondo, provai ad abbassare lo sguardo ma quel tramonto rosso si rifletteva nei tuoi occhi rossi a loro volta, ti illuminava il viso facendo sembrare quel tuo sguardo cattivo quasi docile.

Avevo le mani dietro la schiena e le dita intrecciate nella rete, lo sguardo basso che puntava sui tuoi anfibi e le gambe leggermente divaricate mentre le tue mani erano ai lati bella mia faccia, anche tu stringevi la rete con violenza, non avevo vie di fuga, il tuo corpo era posizionato davanti al mio e le tue braccia non  mi permettevano di andare ne a destra ne a sinistra.

Staccasti le mani dalla rete, ed io ricominciai a guardarti negli occhi, poi la mia attenzione calò sulle tue mani che iniziarono a scoppiettare avvicinandosi sempre più al mio corpo.

Chiusi gli occhi ed abbassai la testa, una goccia di sudore scese dalla mia fronte, passò circa un minuto prima che li riaprissi, e quando lo feci...tu non c'eri più.

Tornai in classe giusto in tempo per la fine delle lezioni, eri seduto davanti a me, ma non dicesti una parola, sembravi ancora più pensieroso...

Tornando a casa quella sera ebbi la sensazione che qualcosa non andasse, non eri mai stato così clemente nei miei confronti, di solito, ogni occasione era buona per farmi del male o per deridermi, ci pensai per tutta la notte.

Il giorno dopo entrai in calasse, timoroso che durante la notte avresti potuto pensare ad un modo per vendicarti, ma il tuo banco era vuoto...

Aspettai fino al suono della campanella, ma di te non c'era traccia, poi, il professor aizawa entrò in classe impugnando un foglio e dando un inaspettata notizia...

Avevi deciso di trasferirti.

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